Oggi, che è lunedì, si capisce già meglio la differenza. Cioè, se sabato sera avessimo passato il turno (un’impresa che, abbiamo visto, si poteva fare con una gamba sola), oggi staremmo aspettando una finale con la Juve. Lo spreco, col passare delle ore, sta diventando una roba insopportabile. Una finale con la Juve, buttata nel cesso un po’ così, un po’ credendoci e un po’ no, un po’ provandoci e ogni tanto distraendosi. Oggi, dopo una domenica di dolce riposo, saremmo all’antivigilia di una finale di Coppa Italia con la Juve, staremmo aspettando partita con la Juve con una coppa in palio, una roba fighissima dopo tre mesi di merda a non-pensare al calcio e a dimenticarsi come avevamo fatto a sprofondare così in classifica dopo aver rispirato aria purissima.
No, guarda, quasi non ci credo. Ce la potevamo fare e non ce l’abbiamo fatta. Sabato sera, a partita finita, ero normalmente deluso: “E vabbe’, niente, amen”. Oggi mi girano i coglioni. Domani sembreranno pale di ventilatore, mercoledì decollerò in verticale come un elicottero mentre scenderà in campo il Napoli al posto nostro. Che ce la saremmo potuti vedere con la Juve, e invece no, niente.
Per il resto, il ritorno al calcio è fotografato bene da audience mostruose e partite poco mostruose. Ne avevamo voglia, noi. Ma loro ne hanno voglia? Sono pronti? Delle prime due, più delle prodezze (Ospina, purtroppo, e poco altro) mi ricordo le cagate: CR7 che sbaglia un rigore (non ho letto speciali sulla Gazza sui rigori non entrati per un pelo), Bruce Rebic Lee che tenta invano un omicidio, Sven Goran Eriksen che segna direttamente da calcio d’angolo (bravo Ospina), noi che prendiamo un gol da rinvio del portiere (sempre Ospina) (Pallone d’Oro a Ospina?) con NESSUNO al posto giusto.
Per me, questo resta un altro calcio. O una versione diversa di un certo sport, tipo i Gran premi quando piove, le tappe del Giro quando nevica, le partite di tennis quando tira vento, gli arbitraggi quando c’è la Juve. Chiamarlo Co-lcio (Calcio Covid) è offensivo, ma il concetto è quello. Senza pubblico, senza pathos, senza orari, è un’altra cosa. In fondo, non mi dispiace. Da tifosotto fesso e appassionato cercherò di non perdermi nulla. Ma quando mi perderò qualcosa tirerò un sospiro e mi dirò: e vabbe’, chi se ne frega.
sono D. e ti scrivo da Ferrara, terra di nutrie e nebbia un po’ come la tua Pavia (o Voghera, vedi tu). Forse ti chiederai: ma ho così tanti lettori a Ferrara? In effetti la risposta è sì, d’altra parte sono il figlio di BE.ST.
La fede nerazzurra parte da lontano, probabilmente è insita in me e nella mia natura. Seguo l’Inter dai tempi di Mancini allenatore e di Adriano a guidare l’attacco. Questo mi ha portato a vivere nei miei primi anni di interismo i momenti più alti nella nostra Storia recente, culminati il 22 Maggio.
Leggere questo libro mi ha riportato a 10 anni fa, quando ero un bambino che vedeva una squadra lasciare andare il capocannoniere della Serie A e comprare alcuni giocatori più o meno quotati (siamo onesti: in quanti avremmo detto che Milito potesse essere così decisivo in Europa?), ma sicuramente (ne ero certo) desiderosi di vincere al fianco del Maestro.
La Champions mi sembrava qualcosa di utopico (visti i precedenti), ma la mia fiducia era alle stelle. Penso che aver conservato il foglio coi sorteggi che ci aveva dato il cameriere irlandese (vedi articolo “Il Triplete è (anche) merito mio / 1”) e aver disegnato la maglia da trasferta e il logo della Coppa a inizio stagione (guardare la foto per credere) ne siano una prova. Quei disegni ci hanno accompagnato a fianco del divano, a mo’ di santini, da settembre a maggio, perché se vuoi il bene della Squadra nulla può essere lasciato al caso.
Grazie Settore, il tuo libro mi fatto salire su un treno dei ricordi, partito da Kiev e – attraverso un viaggio lungo, tortuoso e indimenticabile, attraverso l’Europa, da Milano a Firenze, da Catania a Londra, da Mosca a Barcellona – arrivato a Roma, Siena e infine a Madrid, tre città che per l’Inter e i suoi tifosi, da dieci anni a questa parte, hanno un posto privilegiato nel cuore.
COMUNICAZIONI DI SETTORE. Cioè, ma davvero sabato giuoca l’Inter? In attesa del calcio asettico e silenzioso che ci aspetta, ci siamo tenuti compagnia con storie strappacuore del 22 maggio, le vostre. Se volete far durare l’anniversario del Triplete un po’ di più, continuate pure a mandarmi le foto e testi del vostro Triplete, del vostro 22 maggio, robe così, tra amici. Temete di non essere all’altezza del Pulitzer? Boh, se vi fidate sistemo io. E se volete sottoporvi alla gogna mediatica della rubrichetta “Foto dei lettori alla ricerca di facile notorietà sfoggiando il simpatico volumetto sfornato da Settore”, fotografatevi o fatevi fotografare. Poi mandate il tutto a r.torti@gmail.com e sarete esposti al pubblico ludibrio.
MILANO (NEW!). Care amiche e cari amici di Milano, sono lieto di annunciare che il libro è arrivato alla Libreria dello Sport, via Carducci. Ha fatto il suo ingresso anche sul sito. Non assembratevi e portate la mascherina. Tenete anche due o tre metri di distanza dal libro di Chiellini.
INFORMAZIONI DI SERVIZIO. Sto scrivendo a palla come non mi capitava da decenni, e in calce ogni santa volta ho messo tutte le info, ma qualcuno continua a chiedermi: scusa, non ho capito, dove cazzo trovo ‘sto libercolo? E quindi lo ripeto per la settecentesima volta. Nella sua versione cartacea il libro è presente in libreria a Pavia e Voghera, le due città più importanti del mio piccolo mondo, e ora a Milano (vedi sopra, Libreria dello Sport), ed è in vendita on line su Ibs.it e anche su Libreria dello Sport, Libreria Universitaria, LaFeltrinelli e Unilibro. Poi c’è anche la versione eBook che è disponibile tipo su Ibs, Amazon, Mondadori Store, Kobo, Libreria Universitaria, Librerie.Coop, Hoepli, Il Libraccio, LaFeltrinelli, Rizzoli e siti del genere. Infine, se proprio non ce la fate, potete fare una cosa simpaticamente old style, una roba dal volto umano: scrivere direttamente all’editore, giorgio.macellari@alice.it , e ricevere soddisfazione. Nel senso che Giorgio – uomo efficiente, paziente, onesto e interista – il libro cartaceo ve lo spedisce anche in un batter d’occhio direttamente al vostro domicilio (dietro pagamento, immagino. E’ il mercato, direbbe Keynes).
No, niente. Mi infilo tra un vostro racconto e una vostra sfilza di foto – che continueranno ancora per un po’ – per ringraziarvi.
La vita di questo piccolo libro – lo dico con leggerezza, così com’è leggero lui, il libro – sta risultando molto più movimentata del previsto. L’approdo di oggi sul Corriere.it, come il giocoso attacco al podio della classifica dei libri di sport di Ibs.it, sono cose che non mi aspettavo. Forse perchè non mi aspettavo niente di che in assoluto.
A un certo punto, tre mesi e mezzo fa, tutti ci siamo trovati a pensare ad altro. Prima noi lombardi, poi tutta Italia, poi tutto il mondo. Mondo che, da settimane e settimane, non fa che rinviare cose, accantonarne altre, ridimensionarne altre ancora. Figurarsi un piccolo editore e un piccolo autore con il loro piccolo libro (lombardo, pavese, vogherese). E se l’amico Giorgio, chessò, a fine marzo, nel pieno della negatività e dopo un mese ad aspettare inutilmente almeno una luce in fondo al tunnel, mi avesse detto “oh, pazienza, che ci vuoi fare, è andata così”, io gli avrei detto “Vabbe’, grazie lo stesso, ci abbiamo provato, maledetto Covid”.
E invece no, proprio nel momento più drammatico del lockdown questo libro ha iniziato la sua personalissima Fase 2: il relax. L’avevo scritto, riletto, sistemato, agghindato per le feste (il lockdown ha consentito ad Andrea di prendersi più tempo per la copertina). Bòn, basta, quel che dovevo fare l’avevo fatto. Relax. E intanto con Giorgio – tra continui annunci e smentite in generale sulla riapertura e, in particolare, sulla riapertura delle librerie – ogni tanto ci si sentiva e si pianificava, buttando lì qualche data per le uscite, seguita dall’immancabile “più o meno”. Non è rilassante?
Esce l’ebook, poi esce il cartaceo, con le frontiere ancora chiuse e quindi confinato in provincia di Pavia. Per il resto, “solo” piattaforme on line e un servizio vecchio stile in cui tu scrivi all’editore e lui ti manda il libro con quelle ricevute con la carta carbone, you know? Riprendo in mano il blog, scrivo a raffica come non facevo da un po’ – cosa saranno stati? Tipo dieci anni? -. Una promozione a costo zero, a chilometro zero, tra blog e social, al limite un po’ di usura ai polpastrelli. No, dico: non è rilassante?
Per tutto il resto, da lì in avanti, non posso che ringraziare voi, perchè io non ho fatto più nulla di speciale. Sì, vabbe’, ok, a parte fare il campo centrale tipo “Tutto il calcio” e giocare un po’ con tutti, ormai da un mesetto e mezzo, sul filo dei ricordi e del presente. Ma questa Fase 3 l’ho trovata divertente, molto, anche perchè mi sono rilassato a scrivere cose e rilassato a leggere le vostre. Con quel rito nato assolutamente per caso dello scambiarci foto e del raccontarci i nostri 22 maggi, tutti così uguali eppure strepitosamente diversi, come se ogni giorno verso sera ci ritrovassimo a bere una birra e a dirci cose nerazzurre, una seduta di Interisti (poco) Anonimi, “Ciao, sono X e sono sobrio da sempre”.
Ed è successa una cosa che quando la raccontano gli scrittori veri mi è sempre venuto il dubbio che fosse una cazzata, e invece mai come questa volta ho scoperto che ha il suo perchè. E forse è vera. Il libro ormai non è più mio, è vostro. Al limite nostro, ma non più mio. Ed è davvero una cosa bella. Anche questa, non me l’aspettavo.
Sì, penso che il Triplete sia un po’ anche merito di tanti di noi e di conseguenza anche un po’ mio.
Non sono essendo giovanissimo, di partite dell’Inter ne ho viste parecchie. Ho iniziato nei primi anni ’60 da ragazzino ad andare a San Siro con mio padre, naturalmente pure lui grandissimo nerazzurro, ma non mi dilungo con racconti sulle due Coppe dei Campioni consecutive vinte con Sarti, Burgnich Facchetti ecc. e sulla gioia di essere presente anche a Inter-Liverpool del 1965 (spettacolo che non dimenticherò mai ) e poi esserci anche per la finale col Benfica e vedere alzare la Coppa con le grandi orecchie a San Siro in una serata sotto un diluvio universale con lo stadio impazzito! Da brividi.
Dal 1970 mi sono abbonato al primo anello verde (quando si chiamava ancora distinti e si poteva “girare ” tra un tempo e l’altro per andare dietro la porta in cui attaccava l’Inter) con un gruppo di amici con cui vado tuttora.
Ok. Adesso però mi concentro sul grande anno 2010, e il film della stagione mi ripassa davanti perchè dal 5 maggio, data fino ad allora nefasta per noi e spesso ricordata con sfottò vari da chi sappiamo, sono poi iniziate le nostre gioie e il loro incubo, e che gioie! Per arrivare a quelle gioie ci sono stati momenti particolari e serate meravigliose tipo Inter-Barcellona a San Siro, ma non dimentichiamo che ne abbiamo anche avute di difficili e personalmente quelle più sofferte sono… tutte. Ma l’ultima di campionato a Siena in particolare, una cosa da cuore in gola con la palla che non voleva entrare e i minuti passavano e noi soffrivamo finchè finalmente El Principe Milito l’ha buttata dentro!
E in Champions? Penso alla trasferta a Kiev risolta al 90esimo, ma soprattutto alla semifinale a Barcellona in 10: eravamo a un passo da un sogno, l’ansia, l’angoscia, la tensione, il nervosismo, il patema d’animo, e la paura che tutto quello fatto fino a quel punto potesse svanire. E il terrore puro al gol subìto e giustamente annullato. Poi finalmente il triplice fischio, ero esausto, sfinito e stravolto ma impazzito di gioia: eravamo in finale!
Dopo 38 anni di attesa eravamo tornati al posto che ci spettava. Adesso iniziava il capitolo caccia al biglietto. La settimana precedente la finale, sabato 15 maggio inizia la prevendita a Milano in via Massaua per i tesserati, e dopo lunghe ore di coda conquisto il mio biglietto che però cedo da buon padre a una delle mie figlie stratifosa (l’altra figlia era già entrata in possesso di un biglietto) e mi metto alla ricerca di un altro per me con l’ansia e l’agitazione di non trovarlo. Poi mercoledì 19 il miracolo! Trovo combinazione biglietto più volo per due persone, partenza sabato mattina alle 6 da Malpensa, ritorno subito dopo la partita.
Felice come un bambino nel giorno di Natale coinvolgo uno dei miei più cari amici e mio vicino di posto allo stadio, Mauro, e così inizia l’avventura. Auto fino Malpensa, aereo, pullman e finalmente la tanto agognata Madrid, già invasa da una marea neroazzurra che intonava canti e cori. E dopo aver girovagato sotto un sole cocente in lungo e in largo per strade e bar, alle 17 finalmente ecco davanti a noi il Bernabeu dove tutto si sarebbe compiuto. Ho ancora i brividi mentre scrivo: il sogno si stava avverando e avrei vissuto un momento storico che poteva culminare col Triplete.
Non potevo non essere presente in un giorno così speciale, soprattutto per tifosi come noi disposti a tutto e sempre vicini alla nostra squadra negli anni. Confesso, ero convinto che si vincesse, non c’era storia, eravamo i più forti, avevamo aspettato 45 anni, ne avevamo viste di ogni , era il momento di vincere, di alzare la Coppa nel cielo di Madrid, come nel 1964 avevamo alzato la Coppa Intercontinentale nello spareggio con l’Independiente con un favoloso gol di Mariolino Corso ai supplementari.
E infatti è andata così. Al gol di Milito ho capito che eravamo vicini, al secondo gol poi… E finalmente in un delirio di emozioni, di gioia, di lacrime, di abbracci abbiamo alzato la Coppa e abbiamo fatto il Triplete. Non ho più parole per descrivere le sensazioni provate e anche in questo momento, mentre sto scrivendo, mi commuovo ancora.
Per tutta questa serie di motivi mi piace pensare che nel Triplete ci sia anche un po’ di merito mio, e un po’ di tutti i tifosi interisti perchè abbiamo una storia da poter raccontare e soprattutto da non dimenticare mai! L’uscita dallo stadio e il tragitto fino all’aeroporto… esaltazione totale, un continuo abbracciarsi , una festa senza sosta , un coro unico. E il ritorno a Milano è stato la continuazione di momenti che non scorderemo mai. Grazie, un abbraccio a tutti i tifosi interisti, al nostro presidente Moratti, ai giocatori, all’immenso Josè. Amala!
COMUNICAZIONI DI SETTORE. Cioè, ma davvero sabato giuoca l’Inter? In attesa del calcio asettico e silenzioso che ci aspetta, se volete far durare l’anniversario del Triplete un po’ di più, continuate pure a mandarmi le foto e la storia del vostro Triplete, del vostro 22 maggio, robe così, tra amici. Temete di non essere all’altezza del Pulitzer? Boh, se vi fidate sistemo io. E se volete sottoporvi alla gogna mediatica della rubrichetta di successo “Foto dei lettori alla ricerca di facile notorietà sfoggiando il simpatico volumetto sfornato da Settore”, fotografatevi o fatevi fotografare. Poi mandate il tutto a r.torti@gmail.com e sarete esposti al pubblico ludibrio.
MILANO (NEW!). Care amiche e cari amici di Milano, sono lieto di annunciare che il libro è arrivato alla Libreria dello Sport. Ringrazio il caro C., alias Jamesscott, che ieri in perfetto outfit Covid certifica l’avvenuto approdo de “Il Triplete è merito mio” nella capitale morale d’Italia. Eccolo: ha acquistato il tomo nella prestigiosa libreria di via Carducci e mi ha mandato in tempo reale la foto. Poi dicono che i blog non servono a un cazzo. Questo è un vero blog di servizio.
INFORMAZIONI DI SERVIZIO. Sto scrivendo a palla come non mi capitava da decenni, e in calce ogni volta ho messo tutte le info, ma qualcuno continua a chiedermi: scusa, dove cazzo trovo ‘sto libercolo? E quindi lo ripeto per la settecentesima volta. Nella sua versione cartacea il libro è presente in libreria a Pavia e Voghera, le due città più importanti del mio piccolo mondo, e ora a Milano (vedi sopra, Libreria dello Sport), ed è in vendita on line su Ibs.it e anche su Libreria Universitaria, LaFeltrinelli e Unilibro. Su Ibs. it c’è scritto “disponibile in tre settimane”: in realtà, è ormai accertato da numerose segnalazioni che arriva molto ma molto prima. Poi c’è anche la versione eBook che è disponibile tipo su Ibs, Amazon, Mondadori Store, Kobo, Libreria Universitaria, Librerie.Coop, Hoepli, Il Libraccio, LaFeltrinelli, Rizzoli e siti del genere. Infine, se proprio non ce la fate, potete fare una cosa simpaticamente old style: scrivere direttamente all’editore, giorgio.macellari@alice.it , e ricevere soddisfazione. Nel senso che Giorgio – uomo efficiente, paziente, onesto e ovviamente interista – il libro cartaceo ve lo spedisce anche in un batter d’occhio direttamente al vostro domicilio (dietro pagamento, immagino. E’ il mercato, direbbe Keynes).
Era il sogno della mia vita da quando sono entrato allo stadio da bambino la prima volta (stagione 78/79, Inter-Milan 2-2): vedere la mia Inter vincere la Champions League! Obiettivo per nulla facile, per ovvie difficoltá calcistiche, ma anche perché vivo da circa 20 anni a Budapest e vedere l’Inter diventa sempre un lungo viaggio.
Ma arriviamo a maggio 2010, quando tutti gli interisti cantano “Ce ne andiamo a Madrid”. Faccio di tutto per andarci anch’io, ma sembra veramente impossibile, biglietti introvabili. Una settimana prima della finale, il colpo del secolo! La figlia di Moratti viene a Budapest dove si sta inaugurando l’Inter Campus Hungary. La salutiamo, raccontiamo la nostra storia di emigrati (oggi expats) e, quasi per scherzo, le chiediamo di fare il possibile per trovarci due biglietti, ovviamente a pagamento.
Lei sorride, saluta e se ne torna a Milano nel pomeriggio. Sinceramente nemmeno ci speravo. La sera accadde il miracolo! La Moratti richiama dicendo che ha trovato due biglietti per noi, da ritirare in una busta a Madrid da una certa persona. Giuro, sono felicemente sposato da 15 anni, ma in quel momento sarei corso a piedi a Milano per baciarla e saltarle addosso, felice come un bambino!
A quel punto altra difficoltá enorme: voli Budapest-Madrid e Budapest-Milano esauriti, non si trova un buco. Riesco a trovare una sola combinazione disponibile, partenza il 19 maggio da Lisbona, volo Lisbona-Madrid il 20 maggio. Dopo la partita Madrid-Lisbona il 24 maggio e rientro a Budapest il 25 maggio. Praticamente la mia finale di Champions League é durata una settimana, 4 voli, 6 notti in albergo e la mia Mastercard prosciugata del tutto…
Non sono in grado di scrivere cosa ho fatto in giro dal 22 maggio dopo le 23 perché non ricordo niente, devo avere bevuto molto, quello é sicuro. Però è stato follemente bello! Ricordo gli ultimi 2 minuti della partita, mi sono girato e intorno a me piangevano in tanti dalla gioia. Ricordo quel gran genio di Arnautovic che si era buttato in mezzo a noi tifosi a 10 minuti dalla fine. Ero nelle prime file e ho dovuto convincere la Polizia spagnola che Arnautovic fosse un calciatore e doveva rientrare ai bordi del campo, non ci volevano credere e li capivo bene…
Poi il fischio finale, la gioia, la festa, é stato tutto bellissimo! Ho 49 anni suonati e tanta voglia di ripetere un viaggio simile. Arrivederci a presto #brothersoftheworld
COMUNICAZIONI DI SETTORE. Tra un po’ si ricomincia, pare. In attesa del calcio asettico e silenzioso che ci aspetta, se volete far durare l’anniversario del Triplete un po’ di più, continuate pure a mandarmi le foto e la storia del vostro Triplete, del vostro 22 maggio, robe così, tra amici. Non temete se non vi ritenete all’altezza del Nobel per la Letteratura: se vi fidate sistemo io. E se volete sottoporvi alla gogna mediatica della rubrichetta di successo “Foto dei lettori alla ricerca di facile notorietà sfoggiando il simpatico volumetto sfornato da Settore”, fotografatevi o fatevi fotografare. Poi mandate il tutto a r.torti@gmail.com e sarete esposti al pubblico ludibrio, con la riconoscenza di tutti.
MILANO (NEW!). Care amiche e cari amici di Milano, sono lieto di annunciare che il libro è arrivato alla Libreria dello Sport. Ringrazio il caro C., alias Jamesscott, che qualche minuto fa, in perfetto outfit Covid, ha acquistato il tomo nella prestigiosa libreria di via Carducci e mi ha mandato in tempo reale la foto. Poi dicono che i blog non servono a un cazzo. Qui siamo ad altissimi livelli.
INFORMAZIONI DI SERVIZIO. Sto scrivendo a palla come non mi capitava da decenni, e in calce ogni volta ho messo tutte le info, ma qualcuno continua a chiedermi: scusa, dove cazzo trovo ‘sto libercolo? E quindi lo ripeto per la settecentesima volta. Nella sua versione cartacea il libro è presente in libreria a Pavia e Voghera, le due città più importanti del mio piccolo mondo, e ora a Milano (vedi sopra, Libreria dello Sport), ed è in vendita on line su Ibs.it e anche su Libreria Universitaria, LaFeltrinelli e Unilibro. Su Ibs. it c’è scritto “disponibile in tre settimane”: in realtà, è ormai accertato da numerose segnalazioni che arriva molto ma molto prima. Poi c’è anche la versione eBook che è disponibile tipo su Ibs, Amazon, Mondadori Store, Kobo, Libreria Universitaria, Librerie.Coop, Hoepli, Il Libraccio, LaFeltrinelli, Rizzoli e siti del genere. Infine, se proprio non ce la fate, potete fare una cosa simpaticamente old style: scrivere direttamente all’editore, giorgio.macellari@alice.it , e ricevere soddisfazione. Nel senso che Giorgio – uomo efficiente, paziente, onesto e ovviamente interista – il libro cartaceo ve lo spedisce anche in un batter d’occhio direttamente al vostro domicilio (dietro pagamento, immagino. E’ il mercato, direbbe Keynes).
Non vi snocciolerò tabellini, quelli li trovate in qualsiasi archivio. Vi voglio invece raccontare le emozioni e le sensazioni vissute in quei giorni da me e dai miei amici interisti con i quali le ho condivise.
Per rivivere bene lo stato d’animo bisogna tornare al pareggio di campionato a Firenze, dove per la prima volta dopo anni nella fase finale del campionato abbiamo perso la testa della classifica. La Roma ci aveva superato e ci siamo trovati a non essere più padroni del nostro destino. Roma-Sampdoria diventa l’ultima spiaggia per la via dello scudetto. Accade quello che speravamo. La Roma viaggia in riserva, va in vantaggio ma poi perde. Pazzini, che avevamo insultato in Inter-Doria per il suo atteggiamento in campo, diventa il nuovo eroe per gli interisti. Siamo di nuovo primi in classifica e da lì in poi le vinceremo tutte.
La partita-scudetto io e Cristi la vediamo in TV a casa mia (ribattezzata da Stefano la casa degli Spiriti, perchè sostiene porti sfiga). Stefano la vede a casa sua e anche Andrea. E’ un continuo contatto telefonico per commentare azioni, rischi, occasioni mancate. Finalmente arriva lo squillo di Milito e con esso il 18mo scudetto! La stagione però non finisce lì e, contrariamente agli ultimi anni, decidiamo per un festeggiamento più sobrio a casa mia (Costa di Mezzate, Bergamo) invece di recarci al Duomo. Ci manca l’ultimo obbiettivo, il più importante. E qui parte la caccia al biglietto, perchè sia chiaro: noi vogliamo esserci a Madrid.
Io attivo tutti i miei canali possibili, mentre quelli di Max e Andrea si rivelano un bluff. L’ultima chance è data dall’Inter Club di Fara d’Adda al quale siamo iscritti: grazie alla perseveranza di Stefano (chissà quanto avrà rotto i coglioni al responsabile) si apre una possibilità e accade l’insperabile. Riusciamo ad ottenere 3 pacchetti (volo + aereo) per 720 euro cadauno che ci prendiamo io, Stefano e Cristi, visto che Andrea e Max seguono ancora la strada a fondo chiuso… Ma a 3 giorni dalla partenza Andrea ottiene una dritta da padre Roberto (ex cappellano dell’Inter) che gli fornisce il numero di telefono della Jakala perché ci sono ancora pacchetti in vendita. Andrea chiama e, miracolo!, ottiene 2 pacchetti da 800 euro (volo + biglietto in una posizione migliore della nostra).
Io, Cristi e Stefano partiamo alle 3 di mattina del sabato, Andrea e Max alle 11,30. Durante il viaggio mi becco una congestione e rischio più volte lo svenimento. Fortunatamente appena atterrati tutto sparisce e riprendo le mie energie. Praticamente alle 5 di mattina siamo giù fuori dallo stadio Bernabeu, è ancora buio e non ci hanno dato ancora i biglietti. Allora andiamo all’Inter Fan e sostiamo un po’ lì in attesa che sorga il sole e cominci a svegliarsi la città. Madrid è una città bellissima e imponente. La rete del metrò è comodissima per spostarsi in città. Per le strade vediamo tanti tifosi. I colori nerazzurri e biancorossi si mischiano e per le strade regna un clima di simpatia, amicizia e cameratismo.
Decidiamo di andare al Parque del Retiro. Lì è stata allestita una zona apposta per la Champions dove vendono gadget, è allestito un museo della Champions e soprattutto espongono la Coppa originale per poterci fare una foto. Arriviamo proprio nel momento in cui stanno portando in un baule la coppa. Ci dicono di aspettare perchè verrà esposta a minuti. La vediamo: è lì e speriamo che la sera venga sollevata dal capitano! Ma intanto ci mettiamo in posa e la prendiamo noi per le orecchie: che sensazione!
Poi prendiamo il metrò e andiamo alla Fan Zone per ritirare – non senza qualche altra peripezia – gli agognati biglietti! A questo punto prendiamo un taxi (Cristi ci teneva…) e andiamo a Plaza Mayor. Il centro è pieno di tifosi, la piazza è bellissima. Sentiamo telefonicamente Andrea e Max. Il volo tarda e li troveremo intorno alle 16,30 nella Fan Zone. Intanto verso Porta del Sol e cerchiamo un ristorante per mangiare. Dopo averne scartati un bel po’, ci siamo ridotti a fermarci al primo che troviamo. Mangiamo da cani. Addirittura Cristi e Stefano si sono beccati una paella con gli spaghetti, e una Sangria obbrobriosa.
Più tardi, in zona stadio, finalmente contattiamo Andrea e Max che sono arrivati allo stadio. Ci incontriamo a un bar di una traversa. Panini e birre e foto ricordo per i posteri! Aspettiamo che il grosso (non sono io…) entri allo stadio e verso le 18,30 facciamo ingresso nel Bernabeu che potrebbe diventare il nostro tempio oppure la nostra tomba…
Lo stadio è ancora semivuoto ma si va riempiendo velocemente. Siamo piazzato al terzo (o quarto??) anello ma la visuale è buona. Rispetto a S. Siro gli spalti sono più verticali, comunque è comodo. Bagni puliti, accesso alle rampe con scala mobile, bar che servono panini e birra a volontà. Ogni spicchio di curva ha i suoi capotifo.
Parte l’inno dell’Inter, che tutta la curva la canta a squarciagola, da pelle d’oca. Poi proiettano le immagini della Coppa dei Campioni del 1965 con Angelo Moratti che alza il trofeo e io lì comincio a piangere a singhiozzo. Sarà l’emozione, sarà che aspetto questo momento da una vita, sarà l’ambiente dello stadio e il traguardo ambizioso, fatto sta che in questa magica serata piangerò come non mi è mai successo in vita mia.
Partita, tensione a mille. Quando segna Milito sappiamo che manca un’ora, panico!, ma le sensazioni sono buone. Fine del primo tempo. Gli ultras della Nord distribuiscono delle bandierine a tutta la curva. Appena i giocatori entrano è tutto uno sventolio unico di bandierine. Tutta la curva è una cornice gialla e nerazzurra. Vi prego non deludeteci… Quando dopo un quarto d’ora Mourinho sostituisce Chivu con Stankovic e riporta a terzino destro il Capitano, da quel momento Robben, l’unico vero loro pericolo, non combinerà più niente. Il tempo scorre e finalmente Milito mette anche il secondo. Andrea mi dirà che l’ha vista come il gol di Mattheus in Inter-Como (e noi c’eravamo!). Altre lacrime a singhiozzo. Abbraccio e bacio tutti, anche chi non conosco. Non ce la faccio più!
Scandiamo il tempo che manca alla fine, fino al triplice fischio: Campioni d’Europa! Gioia, tripudio, abbracci, baci e lacrime quante lacrime… mi sento un po’ frignone ma poi ho visto le riprese a casa da Sky, ero in buona compagnia! Non piangevo così da quando ho visto il Re Leone. Godiamo nel vedere i giocatori e lo Special One sul campo a gioire e piangere pure loro… lo stadio vive una situazione unica, surreale, emozionante!
Dopo quasi un’ora, dove non ci rendiamo conto di essere Campioni d’Europa e di aver vinto il Triplete, primi in Italia, dobbiamo recarci di corsa all’aeroporto per prendere il volo che ci riporterà in Italia. I miei cugini Andrea e Max, avendo il volo alle 8, possono recarsi nella Inter Fan Zone e con la presenza degli sportivissimi tifosi del Bayern festeggiano la vittoria fino alle 3 di mattina. Noi alle 5 invece siamo a Malpensa. Stanchi, rinunciamo ad andare a S. Siro a salutare i giocatori. Noi l’abbiamo vissuta in diretta, questa cosa. Siamo Campioni d’Europa! Amala!
COMUNICAZIONI DI SETTORE. Tra un po’ si ricomincia, pare. In attesa del calcio asettico e silenzioso che ci aspetta, se volete far durare l’anniversario del Triplete un po’ di più, continuate pure a mandarmi le foto e la storia del vostro Triplete, del vostro 22 maggio, robe così, tra amici. Non temete se non vi ritenete all’altezza del Nobel per la Letteratura: se vi fidate sistemo io. E se volete sottoporvi alla gogna mediatica della rubrichetta di successo “Foto dei lettori alla ricerca di facile notorietà sfoggiando il simpatico volumetto sfornato da Settore”, fotografatevi o fatevi fotografare. Poi mandate il tutto a r.torti@gmail.com e sarete esposti al pubblico ludibrio, con la riconoscenza di tutti.
MILANO (NEW!). Agli amici e alle amiche di Milano, che nelle scorse settimane hanno intasato la mia mail (non è vero: mi ha scritto uno) e il mio telefono (non è vero: mi hanno whatsappato due, forse tre) non spiegandosi perché mai il libro non fosse in vendita a Milano, la capitale morale del Paese, ecco, sono lieto di annunciare che il libro è stato fisicamente spedito e dovrebbe essere arrivato alla Libreria dello Sport di via Carducci. Per evitare inutili assembramenti, non metteteti in fila già ora (tipo quando esce il nuovo iPhone): magari date un colpo di telefono, ecco.
INFORMAZIONI DI SERVIZIO. Sto scrivendo a palla come non mi capitava da decenni, e in calce ogni volta ho messo tutte le info, ma qualcuno continua a chiedermi: scusa, dove cazzo trovo ‘sto libercolo? E quindi lo ripeto per la settecentesima volta. Nella sua versione cartacea il libro è presente in libreria a Pavia e Voghera, le due città più importanti del mio piccolo mondo, ed è in vendita on line su Ibs.it e anche su Libreria Universitaria, LaFeltrinelli e Unilibro. Su Ibs. it c’è scritto “disponibile in tre settimane”: in realtà, è ormai accertato da numerose segnalazioni che arriva molto ma molto prima. Poi c’è la versione eBook che è disponibile tipo su Ibs, Amazon, Mondadori Store, Kobo, Libreria Universitaria, Librerie.Coop, Hoepli, Il Libraccio, LaFeltrinelli, Rizzoli e siti del genere. Infine, se proprio non ce la fate, potete fare una cosa simpaticamente old style: scrivere direttamente all’editore, giorgio.macellari@alice.it , e ricevere soddisfazione. Nel senso che Giorgio – uomo efficiente, onesto e ovviamente interista – il libro cartaceo ve lo spedisce anche in un batter d’occhio direttamente al vostro domicilio (dietro pagamento, immagino. E’ il mercato, direbbe Keynes).
Alzi la mano chi non abbia nutrito almeno un minimo dubbio che la clamorosa storia di amore interista e di interismo amoroso di Roni e Mara, che avevo raccontato qualche giorno fa, fosse una fiction. Cioè, dai: due interisti fino al midollo che si conoscono il 22 maggio 2010 andando a Madrid e si sposano il 22 maggio 2020. Non è incredibile? E invece, ovviamente, era tutto vero. E bellissimo, nostante questo Covid di merda abbia costretto i due piccioncini a una cerimonia in versione ridotta rispetto al wedding party stile Ferragnez che avevano organizzato e che – così assicurano i piccioncini – si terrà nel 2021, rinviato di un anno come altri grandi eventi tipo gli Europei e le Olimpiadi. In queste foto, che Roni gentilmente mi ha inviato a corredo del suo 22 maggio, ecco il momento della regolarizzazione burocratica di una coppia che durava già da 10 anni, con splendido figlio annesso. Mara sfoggia un bel vestito con motivo floreale, mentre Roni si è agghindato un po’ alla viveur tipo Guido Nicheli in “Abbronzatissimi”. La sciarpa è quella originale del 22 maggio 2010, quella che indossavano mentre già limonavano sugli spalti del Bernabeu. Siate felici, noi lo siamo per voi.
Ho sempre mascherato e ridotto a una semplice iniziale – così, un po’ per la privacy e un po’ anche un po’ per ridere – gli amici che mi hanno mandato la foto con il libro. Ma come faccio a mascherare Andrea? Il disegno della copertina è suo e lo avevo già raccontato qui. E ora che mi ha mandato pure le sue foto, colgo l’occasione per dire due cose. La prima: che più la riguardo, la copertina, e più mi piace. Grazie al tocco di Andrea, il libro è proprio un bell’oggetto. La seconda: il disegno – con cui potevo correre il rischio di apparire autoreferenziale, e invece proprio no – comunica con esattezza il contenuto, il tono, il registro, lo spirito, la passione, l’ironia del libro. Del resto Andrea fa proprio questo di mestiere: trasforma concetti e formule in disegno. E ci riesce proprio bene. Nelle foto, frammenti di interismo da casa Bianchi Carnevale: simpatica performance carceraria di Andrea e foto con sorriso smagliante della mamma, che gli ha trasmesso l’interismo e che a oggi – maledetto lockdown, che ci hai negato la socialità, le presentazioni, gli aperitivi, le pizze, tutto – è l’unica persona al mondo che possa sfoggiare la dedica dell’autore sul libro, grazie a una serie di incontri clandestini che i carbonari al confronto sono giovani marmotte.
Nel mio libro ci sono persone con cui ho condiviso anni, mesi, giorni, ore o anche solo 5 minuti. Tipo Matteo, interista di Prato, che nel glorioso 2010 leggeva il blog e che un giorno mi scrive per sapere se sarei andato a vedere Inter-Cska. Sì, gli rispondo. Ci sarà anche il mio amico Daniele, ci vediamo 5 minuti prima di entrare? Certo che sì, gli ri-rispondo. Puntualissimi, ci siamo trovati nel luogo stabilito (c’era anche mia figlia maggiore). Convenevoli, abbracci, quattro parole, foto di rito, in bocca al lupo, ciao. Cinque minuti, appunto. Ma siccome “Il Triplete è merito mio” è il diario minuzioso di quei quattro mesi magici, i 5 minuti con Matteo e Daniele (e pure la foto) sono stati minuziosamente riportati. Ed eccolì qui (non li maschero, sono sul libro!), ancora insieme, ancora assolutamente interisti, 10 anni dopo. Nel frattempo le barbe imbiancano e le famiglie si ingrandiscono. Daniele, la prima figlia, l’ha chiamata come la mia. Viva la vita, viva l’Inter (Milan odioso, Juve merda).
Questo, ve ne sarete accorti, è anche lo speciale “Uomini che sono nel libro”. E chiudo la rassegna con quest’uomo – guida spirituale dell’interismo padano, cappellano militare dei gufi, provocatore di pagnolade, salvatore di pecorelle smarrite tipo Joao Mario – cui voglio molto bene. Grazie alla sua intercessione, tra l’altro, sono andato a Madrid. In pratica, non solo il Triplete è anche merito suo, ma un po’ anche il libro. In alto i cuori.
E infine, “Uomini che vanno ben oltre” (o “Uomini che piacciono alle nonne”, come lui stesso suggerisce. G., già protagonista di questi giorni celebrativi con una prestigiosa doppietta recensione più foto, si erge a paladino dell’editoria italiana e mostra (con orgoglio e sguardo fascinoso) la ricevuta d’acquisto di altre due copie (e fanno tre) nel mio librettino. Ragazzi, se fossero tutti come G. l’industria del libro trainerebbe l’Italia nel post Covid. Cosa se ne faccia di tre copie, peraltro, resta un mistero che non voglio approfondire.
COMUNICAZIONI DI SETTORE. Tra un po’ si ricomincia, pare. In attesa del calcio asettico e silenzioso che ci aspetta, se volete far durare l’anniversario del Triplete un po’ di più, continuate pure a mandarmi le foto e la storia del vostro Triplete, del vostro 22 maggio, robe così, tra amici. Non temete se non vi ritenete all’altezza del Nobel per la Letteratura: se vi fidate sistemo io. E se volete sottoporvi alla gogna mediatica della rubrichetta di successo “Foto dei lettori alla ricerca di facile notorietà sfoggiando il simpatico volumetto sfornato da Settore”, fotografatevi o fatevi fotografare. Poi mandate il tutto a r.torti@gmail.com e sarete esposti al pubblico ludibrio, con la riconoscenza di tutti.
MILANO (NEW!). Agli amici e alle amiche di Milano, che nelle scorse settimane hanno intasato la mia mail (non è vero: mi ha scritto uno) e il mio telefono (non è vero: mi hanno whatsappato due, forse tre) non spiegandosi perché mai il libro non fosse in vendita a Milano, la capitale morale del Paese, ecco, sono lieto di annunciare che il libro è stato fisicamente spedito e dovrebbe essere arrivato alla Libreria dello Sport di via Carducci. Per evitare inutili assembramenti, non metteteti in fila già ora (tipo quando esce il nuovo iPhone): magari date un colpo di telefono, ecco.
INFORMAZIONI DI SERVIZIO. Sto scrivendo a palla come non mi capitava da decenni, e in calce ogni volta ho messo tutte le info, ma qualcuno continua a chiedermi: scusa, dove cazzo trovo ‘sto libercolo? E quindi lo ripeto per la settecentesima volta. Nella sua versione cartacea il libro è presente in libreria a Pavia e Voghera, le due città più importanti del mio piccolo mondo, ed è in vendita on line su Ibs.it e anche su Libreria Universitaria, LaFeltrinelli e Unilibro. Su Ibs. it c’è scritto “disponibile in tre settimane”: in realtà, è ormai accertato da numerose segnalazioni che arriva molto ma molto prima. Poi c’è la versione eBook che è disponibile tipo su Ibs, Amazon, Mondadori Store, Kobo, Libreria Universitaria, Librerie.Coop, Hoepli, Il Libraccio, LaFeltrinelli, Rizzoli e siti del genere. Infine, se proprio non ce la fate, potete fare una cosa simpaticamente old style: scrivere direttamente all’editore, giorgio.macellari@alice.it , e ricevere soddisfazione. Nel senso che Giorgio – uomo efficiente, onesto e ovviamente interista – il libro cartaceo ve lo spedisce anche in un batter d’occhio direttamente al vostro domicilio (dietro pagamento, immagino. E’ il mercato, direbbe Keynes).
Vidi la semifinale di Barcellona seduto sul divano, da solo, in un casa piccola e con un televisore a misura di casa. First, il mio cane, quella sera aveva capito e non venne a sedersi al mio fianco com’era solito fare. Ci provava, anzi, poveretto, saliva, si sdraiava vicino ma dopo pochi secondi scendeva, saliva di nuovo e riscendeva. Così per 96 minuti.
Un inferno per tutti. Per lei no. Aurelia aveva appena 7 mesi, la cullavo col piede, trasformava la nevrosi del dondolio in una sorriso dolcissimo, perenne. Lei forse sapeva. Non parlavo, non commentavo, non inveivo, soffrivo una trance agonistica opposta alla intensità del match.
Con lui ne parlammo solo dopo quella notte, prima non si doveva neanche far finta di pensarci. Era stato il nostro patto segreto, ne facemmo altri di quei patti segreti, anche dopo. Al fischio finale stremato ebbi solo la forza di mandargli un messaggio fatto di poche parole: “Andiamo, ora o mai più”. Sapevamo bene entrambi che la nostra storia di tifosi adolescenti si sarebbe conclusa da quarantenni a Madrid . Dopo quella avventura, comunque fossero andate le cose, la nostra passione sarebbe cambiata. Non finita, mutata. Non avremmo più inseguito quel sogno con lo stesso vigore, con la stessa volontà, con le stesse tensioni, con gli stessi entusiasmi. 10 anni fa in Italia c’erano circa 4 milioni di tifosi interisti, 70 milioni nel mondo, moltissimi dei quali, anche noi, neanche nati quando Herrera, Mazzola, Milani e Jair avevano portato la squadra, per due volte, sul tetto d’Europa.
Più o meno 20.000 erano i biglietti a disposizione per la finale di Madrid. Una manciata di biglietti per tre generazioni di tifosi: una impresa ai limiti dell’impossibile. Un rapido calcolo statistico ci diceva che, rapportando la richiesta di 300.000 persone (tante furono le domande arrivate in sede), con i 20.000 biglietti disponibili il risultato sarebbe stato: 2 a Madrid, 30 sul divano.
Furono giorni lunghissimi, diventava difficile; i canali degli Inter club erano impossibili da attivare, il nostro era sempre stato un tifo indipendente, libero da legami. Solo Lei, la maglia. I giorni passavano, e le speranze si affievolivano quando a quattro giorni dalla partita Claudio mi disse che potevo chiamare in sede per conto del suo amico Piero. avrebbe cercato di aiutarci. Il 17 Maggio alle ore 21:08 ricevemmo la conferma della disponibilità. Cosi fu.
Arrivati a Madrid con voli taxi da Malpensa, le nostre strade si divisero per qualche ora per per poi ritrovarci nei presso dello stadio. Per molti il Santiago Bernabeu era lo stadio della vittoria del mondiale ‘82, di Pertini tifoso che diceva a Re Juan Carlos, agitandosi “non ci prendono più”. Un ricordo felice, insomma. Per noi invece era lo stadio dove Carlós Alonso Gonzales detto Santilliana, in cinque anni da centravanti del Real, ci aveva fatto 6 gol eliminandoci dalle coppe 4 volte su 4. Nulla di cui essere sereni, insomma.
Era già tempo di entrare ma dovemmo separarci. I nostri biglietti non erano dello stesso settore, avremmo potuto fare qualcosa per essere vicini ma preferimmo lasciare tutto così com’era stato stabilito. Ça va sans dire. Il resto è storia. I ragazzi fecero quello che oggi è scritto nelle enciclopedie dello sport alla voce TRIPLETE. In una sera di maggio il sogno di molti e l’incubo di moltissimi altri si realizzò pienamente. Ci trovammo poi, fuori, colmi di una gioia tanto irrazionale quanto impossibile da descrivere e con un tatuaggio nel cuore, uguale, identico. Ci abbracciammo, saltando e cantando per un tempo che ci parve lunghissimo.
Ce lo siamo raccontato, quell’abbraccio, centinaia di volte, come fosse accaduto il giorno prima. Fu il più lungo scambiatoci in una vita di amicizia. Non l’ho più riabbracciato in quel modo. Non abbiamo neanche una foto insieme di quella notte memorabile, meglio così, non ce la saremmo raccontata così tante volte se ci fossero state delle foto. E neanche l’avrei raccontata a voi quella lunga notte di Maggio.
L’immagine da ricordare è quell’abbraccio, quell’abbraccio lungo una vita e il nostro tatuaggio sul cuore. Ciao amico mio, noi c’eravamo quella notte di 10 anni fa.
COMUNICAZIONI DI SETTORE. Tra un po’ si ricomincia, pare. In attesa del calcio asettico e silenzioso che ci aspetta, se volete far durare l’anniversario del Triplete un po’ di più, continuate pure a mandarmi le foto e la storia del vostro Triplete, del vostro 22 maggio, robe così, tra amici. Non temete se non vi ritenete all’altezza del Nobel per la Letteratura: se vi fidate sistemo io. E se volete sottoporvi alla gogna mediatica della rubrichetta di successo “Foto dei lettori alla ricerca di facile notorietà sfoggiando il simpatico volumetto sfornato da Settore”, fotografatevi o fatevi fotografare. Poi mandate il tutto a r.torti@gmail.com e sarete esposti al pubblico ludibrio, con la riconoscenza di tutti.
MILANO (NEW!). Agli amici e alle amiche di Milano, che nelle scorse settimane hanno intasato la mia mail (non è vero: mi ha scritto uno) e il mio telefono (non è vero: mi hanno whatsappato due, forse tre) non spiegandosi perché mai il libro non fosse in vendita a Milano, la capitale morale del Paese, ecco, sono lieto di annunciare che il libro è stato fisicamente spedito e sarà disponibile a giorni, forse a ore, alla Libreria dello Sport di via Carducci. Tipo che sabato 6 dovrebbe esserci, a occhio.
INFORMAZIONI DI SERVIZIO. Sto scrivendo a palla come non mi capitava da decenni, e in calce ogni volta ho messo tutte le info, ma qualcuno continua a chiedermi: scusa, dove cazzo trovo ‘sto libercolo? E quindi lo ripeto per la settecentesima volta. Nella sua versione cartacea il libro è presente in libreria a Pavia e Voghera, le due città più importanti del mio piccolo mondo, ed è in vendita on line su Ibs.it e anche su Libreria Universitaria, LaFeltrinelli e Unilibro. Su Ibs. it c’è scritto “disponibile in tre settimane”: in realtà, è ormai accertato da numerose segnalazioni che arriva molto ma molto prima. Poi c’è la versione eBook che è disponibile tipo su Ibs, Amazon, Mondadori Store, Kobo, Libreria Universitaria, Librerie.Coop, Hoepli, Il Libraccio, LaFeltrinelli, Rizzoli e siti del genere. Infine, se proprio non ce la fate, potete fare una cosa simpaticamente old style: scrivere direttamente all’editore, giorgio.macellari@alice.it , e ricevere soddisfazione. Nel senso che Giorgio – uomo efficiente, onesto e ovviamente interista – il libro cartaceo ve lo spedisce anche in un batter d’occhio direttamente al vostro domicilio (dietro pagamento, immagino. E’ il mercato, direbbe Keynes).
Ciao Sectuàr. Sono Antonio per Facebook, Toto (o Totò, che mi piace di più per le mie origini) per il tuo blog, Tony per gli amici e su WhatsApp
Nell’inviarti la rituale foto col tuo libro (che sto centellinando poche pagine per volta per goderne a lungo), ti racconto il mio triplete. La faccio breve.
È molto semplice.
Partite viste sempre a casa, sulla stessa sedia (meglio se scomoda, vade retro divano). Dai quarti fino alla finale di Champions League, menu fisso. Che vuol dire per me sempre la stessa pizza, presa da asporto alla stessa pizzeria sotto casa, con gli stessi amici e famiglia, consumata rigorosamente e velocissimamente nell’intervallo.
Poi, al fischio finale di Madrid, corsa veloce in armadio per indossare la mia maglia (non tarocca) TONY numero 63. Prima non ho osato metterla per scaramanzia tutta da tifosotto campano. Quindi visione della premiazione e trasferimento in città per lungo festeggiamento in piazza con altri parenti e amici, con i quali non avevo potuto condividere la visione, causa la scaramanzia di cui sopra.
Un abbraccio, sei un grande. Antonio, alias TOTO, alias TOTÒ, alias Tony.
COMUNICAZIONI DI SETTORE.
Facciamo durare l’anniversario del Triplete un po’ di più? Così, alla
buona, tra amici. Mandatemi le foto e la storia del vostro Triplete, del
vostro 22 maggio, robe così. Avete difficoltà con la lingua italiana?
Avevate 5 alla Scuola Radio Elettra? La vostra prof quando vi vede si
mette a ridere? Non temete, se vi fidate sistemo io. Dai, su, quando ci
ricapita di festeggiare? Quindi, se volete scrivere qualcosa del vostro
Triplete, scrivete copiosi. E se volete sottoporvi alla gogna mediatica
della rubrichetta di successo “Foto dei lettori alla ricerca di facile
notorietà sfoggiando il simpatico volumetto”, fotografatevi o fatevi
fotografare. Poi mandate il tutto a r.torti@gmail.com e tutta
una filiera in crisi per questa merda di virus cinese simbolicamente vi
ringrazierà. Io vi ringrazierò di sicuro, amici.
MILANO (NEW!). Agli amici e alle amiche di Milano (che vivono a Milano, che frequentano Milano, che lavorano a Milano, che hanno parenti a Milano, che fanno shopping a Milano, che fanno sport a Milano, che hanno l’amante a Milano, che vanno a farsi fare massaggi dalle cinesi a Milano) sono lieto di annunciare che tipo dal 5 o 6 giugno il libro sarà disponibile alla Libreria dello Sport di via Carducci. Vi farò sapere con maggiore precisione. Anzi, vi farò sapere quando il libro sarà fisicamente là. Cioè, non assembratevi inutilmente in via Carducci: vi multano pure.
INFORMAZIONI DI SERVIZIO. Sto
scrivendo a palla come non mi capitava da decenni, e in calce ogni
volta ho messo tutte le info, ma qualcuno continua a chiedermi: scusa,
dove cazzo trovo ‘sto libercolo? E quindi lo ripeto per la
settecentesima volta. Nella sua versione cartacea il
libro è presente in libreria a Pavia e Voghera, le due città più
importanti del mio piccolo mondo, ed è in vendita on line su Ibs.it e anche su Libreria Universitaria, LaFeltrinelli e Unilibro.
Su Ibs. it c’è scritto “disponibile in tre settimane”: in realtà, è
ormai accertato da numerose segnalazioni che arriva molto ma molto
prima. Poi c’è la versione eBook che è disponibile tipo su Ibs, Amazon, Mondadori Store, Kobo, Libreria Universitaria, Librerie.Coop, Hoepli, Il Libraccio, LaFeltrinelli, Rizzoli
e siti del genere. Infine, se proprio non ce la fate (e io vi capisco,
anzi, vi ammiro per la vostra resistenza: ma lasciatevi andare,
vivaddio!, si vive una volta sola) potete scrivere direttamente
all’editore, giorgio.macellari@alice.it , e ricevere
soddisfazione: nel senso che Giorgio – uomo efficiente se ce n’è uno, ed
è pure interista – vi spiega la rava e la fava e il libro cartaceo ve
lo spedisce anche in un batter d’occhio (dietro pagamento, immagino. E’
il mercato, direbbe Keynes).
Allora: col vicino che a Madrid ci va per davvero, e io che causa lavoro proprio non posso seguirlo, già essere presente a un raduno di puri nerazzurri del mio paese, a 20 km da Udine, é un successo. Conosco quasi tutti i presenti, il mio paese è piccolo, ma vedere certe facce e scoprirli interisti mi inebria di gioia e stupore al tempo stesso, una bellissima sorpresa! Per una sera, il tendone presso il baretto della squadra del posto é il nostro piccolo Bernabeu. La serata scorre tra birre a fiumi, grigliate servite da un mio caro amico rossonero costretto a essere lì perché il figlio dodicenne è interistissimo (ah ah!), grida canti e apoteosi finale come nel più perfetto dei sogni.
C’era, ricordo, una tale fiducia che ce l’avremmo fatta, e che nulla ci avrebbe ormai fermati, che sul due a zero abbiamo iniziato a partire coi caroselli. E via per i covi sportivi del paese, a stanare gli amici di sempre, milanisti o rubentini, uah uah! Ma siccome il giorno dopo dovevo essere entro le 10 all’imbocco della salita per lo Zoncolan (che sarebbe poi stata chiusa per il passaggio del Giro d’Italia), la festa Champions é durata fino al mattino del giorno dopo.
E quindi dopo la notte in bianco – beh, nerazzurra – pronti-via e in scooter si va all’attacco del mitico passo a 1750 metri, 100.000 persone previste a incitare la carovana rosa, uno spettacolo per gli occhi. Vinse la tappa Ivan Basso, che poi vinse il Giro.
A un certo punto, addocchio un bel paccone di Gazzette più o meno abbandonate in uno dei tanti chioschi del Giro, e mi produco in questa impresa: dopo aver tappezzato di Gazze un bel prato lassù in cima, mi faccio fare questo scatto. Confesso che, nel mio cuore, per un momento ho pensato che questa mia performance potesse godere di una ripresa aerea dall’elicottero, come fanno spesso al Giro per immortalare qualche tifoso un po’ originale, diciamo. Al Giro la gente sta lì per il ciclismo, e distendersi sul prato in mezzo a prime pagine dedicate al calcio ha creato in qualcuno un certo imbarazzo, ma a me non me ne poteva fregar de meno. Grazie Inter, forever!
P. S.: il foulard che porto in grembo é il mio battesimo nerazzurro, ricevuto da mio padre a 8 anni (quindi 44 anni fa), per me è un vero simbolo di fede. Un bel bandierone nerazzurro ha invece garrito per 365 giorni dalla terrazza di casa mia, così che nessuno nei dintorni potesse dimenticare ciò che é accaduto nel mese di maggio del 2010.
COMUNICAZIONI DI SETTORE.
Facciamo durare l’anniversario del Triplete un po’ di più? Così, alla
buona, tra amici. Mandatemi le foto e la storia del vostro Triplete, del
vostro 22 maggio, robe così. Avete difficoltà con la lingua italiana?
Avevate 5 alla Scuola Radio Elettra? La vostra prof quando vi vede si
mette a ridere? Non temete, se vi fidate sistemo io. Dai, su, quando ci
ricapita di festeggiare? Quindi, se volete scrivere qualcosa del vostro
Triplete, scrivete copiosi. E se volete sottoporvi alla gogna mediatica
della rubrichetta di successo “Foto dei lettori alla ricerca di facile
notorietà sfoggiando il simpatico volumetto”, fotografatevi o fatevi
fotografare. Poi mandate il tutto a r.torti@gmail.com e tutta
una filiera in crisi per questa merda di virus cinese simbolicamente vi
ringrazierà. Io vi ringrazierò di sicuro, amici.
MILANO (NEW!). Agli amici e alle amiche di Milano (che vivono a Milano, che frequentano Milano, che lavorano a Milano, che hanno parenti a Milano, che fanno shopping a Milano, che fanno sport a Milano, che hanno l’amante a Milano, che vanno a farsi fare massaggi dalle cinesi a Milano) sono lieto di annunciare che tipo dal 5 o 6 giugno il libro sarà disponibile alla Libreria dello Sport di via Carducci. Vi farò sapere con maggiore precisione. Anzi, vi farò sapere quando il libro sarà fisicamente là. Cioè, non assembratevi inutilmente in via Carducci: vi multano pure.
INFORMAZIONI DI SERVIZIO. Sto
scrivendo a palla come non mi capitava da decenni, e in calce ogni
volta ho messo tutte le info, ma qualcuno continua a chiedermi: scusa,
dove cazzo trovo ‘sto libercolo? E quindi lo ripeto per la
settecentesima volta. Nella sua versione cartacea il
libro è presente in libreria a Pavia e Voghera, le due città più
importanti del mio piccolo mondo, ed è in vendita on line su Ibs.it e anche su Libreria Universitaria, LaFeltrinelli e Unilibro.
Su Ibs. it c’è scritto “disponibile in tre settimane”: in realtà, è
ormai accertato da numerose segnalazioni che arriva molto ma molto
prima. Poi c’è la versione eBook che è disponibile tipo su Ibs, Amazon, Mondadori Store, Kobo, Libreria Universitaria, Librerie.Coop, Hoepli, Il Libraccio, LaFeltrinelli, Rizzoli
e siti del genere. Infine, se proprio non ce la fate (e io vi capisco,
anzi, vi ammiro per la vostra resistenza: ma lasciatevi andare,
vivaddio!, si vive una volta sola) potete scrivere direttamente
all’editore, giorgio.macellari@alice.it , e ricevere
soddisfazione: nel senso che Giorgio – uomo efficiente se ce n’è uno, ed
è pure interista – vi spiega la rava e la fava e il libro cartaceo ve
lo spedisce anche in un batter d’occhio (dietro pagamento, immagino. E’
il mercato, direbbe Keynes).