Mentre sfollavo da San Siro tra gente che non smetteva di cantare, in un gasamento generale che data la stagione – febbraio – più che raro tenderei a definire unico, ho fatto una specie di fioretto: “Basta, non scrivo più di Inter fino a marzo”. Cioè, you know, era una specie di battuta no? E’ il 28 febbraio, torno a casa e intanto si farà mezzanotte e bòn. Non mi ricordavo più che c’era di mezzo anche il 29, ma l’ho preso come un segnale. In fondo, non ci sono (quasi) più parole per questa Inter.
Gennaio doveva essere un mese critico: 5 partite, vinte tutte, Supercoppa in bacheca. Febbraio doveva essere un mese moooolto critico: 6 partite, vinte tutte, le ultime quattro con 4 gol a partita, le ultime tre tutte 4-0. Vinte tutte: scontri diretti, scontri normali, campionato, Supercoppa, Champions, tranelli, trabocchetti, tutte.
Ora è marzo – quindi posso scrivere – e piove. Mi è venuta in mente la meravigliosa Aguas de março, che cantata nell’emisfero giusto – quello del Brasile – è una canzone che annuncia l’inverno, mentre noi andiamo verso la primavera e se non fosse per questo tempo di merda ti si aprirebbe il cuore, ma vabbe’, è davvero un momento da bossa nova. Cioè, posso spiegare: io in questo momento sto ascoltando Aguas de março e guardo la classifica della serie A: É um belo horizonte, è come se fuori splendesse il sole, giuro.
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Marzo sarà una roba da andar giù di testa, ve lo spoilero. Solo quattro partite (già sono in astinenza preventiva) e tutte concentrate nei primi 17 giorni del calendario (e, tra di loro, in soli 13 giorni dalla prima all’ultima). Dal 18 al 31 invece niente, una roba inaccettabile, un vuoto riempito (si fa per dire) da due amichevoli della Nazionale negli Usa con Venezuela ed Ecuador, la solita storia, noi che pensiamo che siano due settimane di pausa e invece ci infilano partite su partite, che la nostra internazionalissima rosa affronterà qua e là nel mondo nel disinteresse generale, tranne il nostro.
I muscoli iniziano a essere parecchio affaticati, ecco, c’è sempre più gente che esce toccandosi adduttori o flessori, la lista degli indisponibili è una specie di fisarmonica. Questa Inter ci ha esaltato anche in questo, nell’affrontare emergenze o turnover con una tale disinvoltura da neutralizzare ogni volta le gufate altrui. Il nostro stato di grazia è più forte di qualsiasi altra cosa. Giochi questo o giochi quell’altro, avanziamo a quattro gol per volta. Affronteremo con calma questo tema, che va maneggiato con cura e con un pochino di pudore, ma forse davvero un’Inter così non si è mai vista.
A marzo ci tocca il Genoa (lunedì 4), il Bologna (sabato 9), Atletico Madrid (mercoledì 13) e Napoli (domenica 17), due in casa e due fuori, quattro partite delicate (ma quale partita non è delicata), quella di Madrid su tutte, ma le tre di campionato non sono banali. Sono ormai sei mesi che ci diciamo che la prossima è difficile, che arriva un mini ciclo, che adesso sono cazzi, che gli altri non mollano eccetera. Boh, con la Juve a -12 e il Milan a -16, addì 1 marzo 2024, la cosa più saggia da fare è metter su Aguas de março e smettere di leggere la classifica: non bisogna diventare ciechi proprio adesso che arriva il bello.
(per l’angolo Podcast, giunto all’episodio #48 e avviato all’uovo di Pasqua (ricordo con orgoglio che potevamo non arrivare nemmeno al panettone), vi ricordo che io e il mio socio aspirante pensionato, il mitico Max, attendiamo sempre i vostri vocali al numero dedicato Whatsapp 351 351 2355. Cosa dovete dire? Quello che vi pare. Siete tifosi della squadra migliore dell’universo: cosa volete di più?
(il podcast , oltre che su Spreaker – il cui player trovate qui sul blog – lo potete ascoltare anche su Spotify, Audible, Apple Podcast, Google Podcast e tutte le principali piattaforme. Non lo trovate? Prendete appunti – non è difficile – : scrivete “Settore” o “interismo moderno” nell’apposito campo e per incanto vi apparirà. Oppure, certo, potete non ascoltarlo. Cosa avrete mai da fare? Guardate di nascosto le repliche della Juve?)