La Gazza a volte riserva delle sorprese. Però bisogna concentrarsi parecchio. Non basta una lettura superficiale (titoli, foto, didascalie), ma bisogna anche dare un’occhiata ai pezzi e alle tabelle. E poi matchare un po’ di informazioni, anche precedenti. E alla fine il risultato è, appunto, sorprendente. Non buono, non cattivo. Sorprendente.
Allora, parliamo di Carlos Alcaraz senza fare battute sul tennista. Who is Alcaraz? Io non seguo la serie B inglese. Qualcuno segue la Championship? So giusto che è in testa il Leicester, perché ci doveva andare Sensi. Il Southampton è terzo, se la gioca con Ipswich e Leeds per salire in Premier, eppure vende Alcaraz alla Juve. “Alcaraz il tuttocampista”, dice la Gazza nel titolo di ieri, “sulle orme di Sivori, Tevez e Co.”
Me cojoni.
Dopo ‘sto popò de titolo, ‘tacci loro, me tocca approfondì. Allora, intanto questo Alcaraz è un promettente centrocampista del 2002 (sua madre era incinta di tre mesi mentre io perdevo tre anni di vita, forse trenta, in tribuna Montemario il 5 maggio) di cui sconoscevo l’esistenza, sed ignorantia non exscusat. Il riferimento nel titolo a Sivori e Tevez è perché è argentino come loro. Vabbe’. E’ come se io andassi a giocare a Tonga e la Gazza di Tonga titolasse “Ecco Settore il boomerista sulle orme di Meazza, Boninsegna e Altobelli”. Oh, magari è un fenomeno, anzi, glielo auguro, è giovane e ha una faccia simpatica (è la maglia che è antipatica e ammanterà presto di antipatia la sua faccia) (aggiornamento: mi sta già sul cazzo).
A proposito: quanto è fenomeno questo fenomeno? Leggo tutto il pezzo e sul finire, dopo un sacco di complimentoni, apprendo che da metà dicembre non era più titolare. In B. Ah. No, perché comunque i gobbi hanno pagato 4 milioni per il prestito oneroso e hanno fissato il diritto di riscatto a 50 milioni (49,5 per la precisione), che dipenderà dalla promozione (o meno) del Southampton in Premier. Ma tutto questo è sulla Gazza di ieri. Sulla Gazza di oggi (Alcaraz update) il titolone, a corredo di un pezzo in cui si dice che Alcaraz è un tipo di centrocampista che Allegri non aveva (la Juve ne ha 13 in rosa, quante tipologie di centrocampisti esistono?), parla con caratteri grossi così di “Il nuovo Vidal”.
Me cojoni.
E qui approdiamo al me tanto caro tema della narrazione. La Juve al mercato di gennaio fa due ingaggi cash (nel senso che qualche soldo lo sborsa: l’altro è Djallo dal Lille), per uno di questi pianifica un diritto di riscatto mostruoso (50 milioni è molto più di Pavard e di Frattesi, per dirne due), eppure è da settimane, anzi mesi, che i media continuano a raccontarci di una Juventus miracolo, che con le pezze al culo e una rosa di ragazzini sta gettando il cuore oltre l’ostacolo e che con l’anticalcio di Allegri, costretto prima a difendersi e poi eventualmente a darle, insegue la ricca e bella Inter aiutata dal Var e dagli arbitri.
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Riprendo allora la Gazza di ieri, dove tre pagine dopo quella dedicata ad Alcaraz c’era un’interessante profilazione delle due squadre dal punto di vista del valore della rosa e del monte stipendi. Il loro monte stipendi è superiore al nostro, il loro giocatore più pagato (Vlahovic, 9,5 cocuzze) prende un terzo più del nostro giocatore più pagato (Calhanoglu).
Cioè, stanno parlando della Juve come di una squadra che fa le nozze con i fichi secchi, ma la cui rosa ha un valore di 576 milioni e il monte stipendi annuo ha un valore di 77,3 milioni. Stanno imponendo l’immagine di una Juve che non corrisponde alla realtà dei fatti. Stanno facendo il tifo per la seconda così come – nella più ingenua delle ipotesi – a una partita di tennis il pubblico neutrale fa il tifo non per l’uno o per l’altro ma perchè la partita si allunghi: solo che la seconda è la Juve, non ha bisogno di altro tifo rispetto a quello che ha già, non c’è motivo di farla apparire come la squadra o la società che non è. In fondo quelli simpatici dovremmo essere noi. Ma, come sappiamo, non è così.
Mentre siamo ancora lì ad accapigliarci sull’angolo di collisione tra il guantone di Sommer e il faccione di Emile Nzola, si parla troppo poco del fatto che in un mese – anzi, in 22 giorni – ci hanno dato 3 rigori contro (due li hanno sbagliati: sarà colpa nostra?) e agli Alcaraz-boys non ne hanno ancora dato uno contro da agosto. Loro sono lì che sbandierano il dato delle ammonizioni contro: non uno che dica le cose come stanno, e cioè che una squadra di scarponi fa più falli di una squadra che gioca a calcio. L’antipatica Inter fa di necessità virtù (mercato in autofinanziamento, ricerca meticolosa di parametri zero) ma i virtuosi sono loro, che puntano sui giovani compresi quelli semisconosciuti della Championship che prendono a badilate da 50 milioni cadauna. Le nozze con i fichi secchi le facciamo noi, ma per il mondo le fanno loro. Noi rispettiamo le regole e loro partecipano a un campionato dove sono stati gentilmente ammessi dopo una penalizzazione soft per non averle rispettate.
Me cojoni. Forza Inter.
(per l’angolo Podcast, vi ricordo che io e il mio socio aspirante pensionato attendiamo sempre i vostri vocali al numero dedicato Whatsapp 351 351 2355. Cosa dovete dire? Quello che vi pare. Dopo Inter-Juve non vi mancheranno argomenti)
(il podcast, ormai 40 episodi, che inaspettatamente ha mangiato il panettone e punta dritto all’uovo di Pasqua, oltre che su Spreaker – il cui player trovate qui sul blog – lo potete ascoltare anche su Spotify, Audible, Apple Podcast, Google Podcast e tutte le principali piattaforme. Non lo trovate? Vi spiego come farlo (non è difficile): scrivete “Settore” o “interismo moderno” nell’apposito campo e per incanto vi apparirà. Oppure, certo, potete non ascoltarlo. ok, andiamo avanti così, facciamoci del male)