Olimpiadi #6. Dorso

Giornata sincopata. Sembrava iniziata bene, con il mio amico Nespoli che trascinava l’Italia ai quarti nell’arco a squadre e Giovanni Toti che passava un turno nel badminton, prima vittoria di sempre di un italiano alle Olimpiadi nel badminton (grazie al cazzo, ma chi ci aveva mai invitato al badminton?) e io sono stato veramente contento per lui. Non bisogna infierire sull’avversario, nè godere per i suoi insuccessi: e infatti sono qui ad applaudirlo, non solo il primo italiano di sempre a vincere nel badminton ma anche il primo presidente di regione ai domiciliari a partecipare a un’Olimpiade e a passare un turno, davvero, bravo Giovanni, siamo tutti con te, la giustizia farà il suo corso ma fino a prova contraria sei innocente, oltre che bravo nel badminton.

Poi il pomeriggio è stato una specie di disastro azzurro, per ogni vittoria c’erano tipo tre o quattro eliminazioni, l’Italia nell’arco esce con la Francia, perde la pallanuoto femminile, perdono un sacco di tennisti, perdono un sacco di schermidori, una pena infinita. Perde ovviamente Nadal con Djokovic e poi si incazza con chi gli chiede se si ritira o no: Rafa, non è che vogliamo metterti fretta ma pensaci, lasciaci di te il ricordo di com’eri.

Mentre si fa sera, esco a mangiare una pizza. Patti chiari: vengo se torniamo entro le 21,17 perchè debbo vedere Ceccon. Sguardi straniti, ma in effetti ottengo la giusta attenzione alle mie istanze e mi spiaggio sul divano alle 21,15 in totale relax. Io non so se avevate visto la semifinale di Ceccon: l’aveva vinta smettendo di nuotare negli ultimi cinque o sei metri, al che mi sembrava chiaro – perchè magari non lo sapete, ma ogni quattro anni divento un tecnico internazionale del dorso – che avrebbe vinto l’oro su quello sborone del cinese. Tanto che un mio collega affetto da ludopatia mi fa: “Se sei così sicuro, giochiamo un centone?” e io gli ho detto “Anche no, gringo, sono contrario alle scommesse elementari”. Quel grandissimo figlio di buona donna mi ha mandato poco fa lo screenshot del cedolino, ha giocato 70 euri e ne ha vinti 192,50 perchè lo davano a 2,75 Ceccon, ma è possibile? 2,75? Io pensavo che lo dessero a 1,10, tipo Inter-Salernitana, quelle classiche partite da 1,10, avete capito. Ma se ne vadano affanculo il mio collega e pure Ceccon e pure la Snai e quelle robe lì, nessuno capisce un cazzo di dorso e in tutta questa incompetenza l’unico che non vince niente sono io, l’espertone.

La serata finisce con il solito furto nella scherma, Macchi meritava l’oro e invece è argento. Cerioni ha finito con una sceneggiata con cui gli americani faranno meme per sette-otto mesi italiani pizza mandolino ecc. ecc. Ora, io dico: avete il corpetto elettrico, i fioretti tecnologici, diciassette monitor, trentasei sensori, ottantacinque computer eccetera, e siamo ancora lì a interpretare ‘ste convenzioni tramite due giudici coreani di cui uno anziano e l’altro pettinato come Callejon? Ma che sport di merda è? Poi si offendono se gli tagliano il programma. Il Var del calcio, al confronto, è il Cern di Ginevra.

Pubblicato in sport | Contrassegnato , , | 20 commenti

Olimpiadi #5. Biondo

La cosa bella delle Olimpiadi è che, non so, prendi la pistola ad aria compressa da 10 metri: cioè, voglio dire, con tutto il rispetto, ma cosa cazzo è ‘sta pistola ad aria compressa da 10 metri? Chi ne ha mai vista una? La Gazza ne parlerà mai, nei quattro anni che separano la finale olimpica di oggi alla prossima? Eppure io alle 9 ero assiepato sul divano, in solitudine, per vedermi la finale della pistola ad aria compressa da 10 metri e mi sentivo assai sul pezzo. Il fatto è che appena sveglio mi ero fatto un caffè guardando un tg olimpico, ancora in catalessi, e a un certo punto è apparso un tizio sorridente davanti a un palasport che diceva che alle 9 iniziava la finale e c’erano due ragazzi italiani. E quindi mi sono detto: guardiamola. Oh, mi sono pure divertito. Ha vinto in rimonta un tizio cinese che assomigliava un po’ a Enrico Mentana e i nostri due hanno preso le altre medaglie, era tipo 92 anni che non andavamo sul podio con due pistoleri, al che mi sono chiesto: ma con che cazzo sparavano alle Olimpiadi di 92 anni fa, che a Parigi era tutto così ipertecnologico? Sarà stata una roba alla Tex Willer e Kit Carson, avranno messo dei barattoli su una staccionata e pum pum! Comunque grazie a Federico Maldini e Paolo Monna, che adesso tornano per quattro anni nell’iperspazio.

Poi è seguita una giornata un po’ così, bene le squadre ma male gli individuali, quarti posti, quarti di finale, giudici stronzi, cose del genere. Per ingannare il tempo mi sono addirittura visto il Gran premio di F1, vinto da Russell ma con una macchina troppo leggera, per cui è stato squalificato. A me non capiterebbe: ho un tale livello di immondizia in macchina che passerei direttamente nella categoria overweight.

E infine Tete Martinenghi, primo oro italiano, un finto biondo che non si può guardare ma ha fatto una roba grandissima in una gara strana, praticamente una gara a chi moriva dopo, tre finiti in due centesimi, cose da pazzi. Bella l’intervista con Elisabetta Caporale, ormai un genere televisivo come lo sceneggiato o il giallo: ha parlato mezz’ora con ancora il fiatone e poi ha detto “scusa, non so cosa dire”. Una cosa interessante però l’ha detta: “Ora vado alla premiazione ma non canterò l’inno, non lo canto mai, per scaramanzia”. Ma che razza di scaramanzia è? Cioè, uno potrebbe non cantare l’inno per scaramanzia al bar, per dire. Ma sul podio olimpico non lo canti? E quando stracazzo lo canti? Oh, ce n’è dei pirla in giro. Però bravi nei 100 rana. E interisti, peraltro.

P.S. Dopo la premiazione è tornato da Elisabetta Caporale, che gli ha fatto una sola domanda a cui ha risposto: “Non so cosa dire”. Poi ha parlato un’altra mezz’ora finchè in tv non è apparso il monoscopio, mentre i custodi della piscina lo portavano via con l’aiuto di due gendarmi. Elisabetta Caporale ha avuto un calo di pressione ed è stata portata in ospedale da Malagò.

Pubblicato in sport | Contrassegnato , | 17 commenti

Olimpiadi #4. Argento

Sabato mattina, prima giornata di gara. Accendo la tv presto, ci sono già un po’ di gare e faccio zapping tra il dressage, le repliche delle drag queen della sera prima e il badminton, su cui mi soffermo per un po’, essendo circa 150 volte più divertente del dressage. Spoiler: mi scuso in anticipo per quello che sto per confessare. Cioè, sto guardando un doppio femminile di badminton e sul divano (mi guardo intorno, sono solo) mi abbandono a questo commento: “Ma quanto sono brutte?”. In particolare: noto che entrambe le coppie sono formate da una ragazza normale e da una bruttissima. Solo dopo circa 3-4 minuti mi accorgo che non era un doppio femminile, ma un doppio misto.

Non è stato un buon inizio, no. Dopodiché la giornata è andata in crescendo. Top Ganna voleva l’oro e non ce l’ha fatta ma è stato battuto da uno fortissimo, lo aspettiamo in pista, dai, non fare quella faccia lì. E poi pioveva, lo avrebbe detto anche Mazzarri. A seguire due bronzi, belli, da Samele nella scherma (a 37 anni, complimenti, parteggio sempre per gli anziani, tranne Djokovic) e dalla 4×100 stile nel nuoto, preceduta da mostri. E’ pieno di mostri alle Olimpiadi, ma mi sembra il minimo. Dopo tutta ‘sta pioggia ci sarà anche un incremento di tonsilliti, temo. Tonsilliti mostruose. Quindi l’importante è stare coperti, per quello che si può. Non sempre è compatibile con la tua specialità, certo. Oggi ho visto le tizie che pagaiavano nel torrente finto, per esempio. Lì c’è da ammalarsi.

Poi io sono preoccupato per Mattarella, che ieri alla sua età è stato sotto la bufera con quelle mantelline che vendono fuori dallo stadio a prezzi da strozzo e oggi è stato abbracciato da Samele che è stato gentile ma è un atleta e poteva stritolarlo: cioè, già gli abbiamo fatto fare due mandati, a Mattarella, almeno conserviamolo.

Martinenghi in finale nei 100 rana con il terzo tempo e con lo stesso parrucchiere di Fognini, mi sembrava giusto sottolinearlo. E quindi, tutto qui? Beh, pur rifuggendo la tentazione di parlare di quello sport fasullo e menzognero che è il calcio, mi sembra che l’impresa della giornata sia stato il 3-0 dell’Inter al Las Palmas nella canicola di Cesena, una risposta al Norimberga e una tortura seconda solo al waterboarding superata con disinvoltura dai nostri beniamini. A luglio si dovrebbe giocare alle sette di mattina, non alle sette di sera. Giuro che non volevo vederla, poi però ho visto la maglia nuova, le stelle, quelle robe lì, e ho fatto zapping con le Olimpiadi. La maglia, con tutte quelle strisce sparse, secondo me sarebbe stata una figata durante la cerimonia inaugurale di Parigi, nella sfilata dei giovani stilisti, il segmento tunz-e-tunz-e-tunz che più mi ha avvinto. Avrebbe spaccato, sì. ” Ma di chi è quella maglia azzurra e nera fantasy?”, “Di un giovane stilista francese”, “Adoro!”.

Pubblicato in sport | Contrassegnato , | 7 commenti

Olimpiadi #3. Pioggia

Norimberga-Juve 3-0, partitone. Ah sì, mi ero ripromesso di non parlare più di calcio. E quindi? Ah sì, la cerimonia inaugurale delle Olimpiadi, dimenticavo. Allora, per me la cerimonia ha un punto fermo che io attendo pazientemente per quattro anni: gli uomini della delegazione di Bermuda sono in bermuda. Quest’anno li avevano di un bel rosa carico, è una visione che ogni volta mi rasserena e mi regala certezze e ottimismo in questo momento difficile. Oddio, anche Norimberga-Juve mi ha rasserenato, ma non parlo di calcio fino all’11 agosto. Dunque, torno alla cerimonia inaugurale delle Olimpiadi. Elenco delle altre cose che mi hanno colpito: in tutto l’emisfero boreale si boccheggia e a Parigi è messo a piovere di brutto; gli spettatori erano tutti poliziotti travestiti; ok Bermuda, ma Panama non aveva il panama; Bragagna le pronunce le improvvisa al momento ma sembrano vere; a me le delegazioni che saltano, ballano, agitano le bandierine ecc. ecc. mettono allegria. Ma veramente. E’ uno degli spettacoli per me più allegri del quadriennio, senza dubbio, se non il più allegro in assoluto: se la gioca con altri eventi improntati all’allegria più sfrenata, tipo Norimberga-Juve 3-0. “Ehi, non parlare di calcio!”, ma non è calcio, è allegria, è serenità, e Dio solo sa di quanta serenità c’è bisogno. Perchè non hanno messo Iran e Israele sullo stesso barcone e tutti mischiati? Era il modo più sicuro per evitare attentati (vabbe’, poi dovevi mettere 15mila steward a bordo, la barca affondava e si ricomincia). Una cosa: ma che ordine alfabetico hanno seguito? Vabbe’, ma sono particolari. A me la cerimonia sul fiume è piaciuta, mi ricorda la Festa del Ticino a Pavia, solo un po’ più in grande (tipo che a Pavia non abbiamo i soldi per far venire giù Lady Gaga o Celine Dion, e la sfilata durerebbe 2 minuti e mezzo, però belli). E’ stato un magnifico incrocio tra una cerimonia inaugurale mainstream, Giochi senza Frontiere e l’Eurovision, perchè ogni tanto spuntavano cose kitchissime che non capivo ma mi mettevano un sacco di allegria, tipo (no, non lo dico, non posso. Ha a che fare con la città di un famoso processo) (era solo per darvi una traccia). No, ma quanto pioveva? Un po’ se lo meritano, questi spocchiosi di francesi. Ma un po’ mi dispiace: sarà un anno che fanno le prove e poi piove, roba da tirare giù i santi in tutte le lingue di ogni delegazione, pronunciate da Bragagna che se le inventa ma sembrano verosimili. Tutta ‘sta pioggia non lo augurerei neanche alla Juve quando fanno Juve A-Juve B (non è calcio, è patologia criminale). Figata il tedoforo che fa parkour, figata i grandi ex. La pioggia fa incazzare (fa incazzare anche me: non poteva piovere anche qui, che ci sono 45 gradi a mezzanotte?) però ha anche umanizzato tutto, reso tutto un po’ imperfetto e scivoloso, anche un po’ sexy seppur pericoloso. E alla fine aveva ragione Sinner: con quella tonsillite, minimo moriva. Tre ore di tunz-e-tunz-tunz e poi, maledetti francesi, i dieci minuti finali di pura emozione e grandissima bellezza, compreso Bragagna che non riconosceva nessuno dei tedofori e la mongolfiera braciere, una roba extralusso. Quasi meglio di Norimberga-Juve, giuro.

Pubblicato in sport | Contrassegnato | 15 commenti

Olimpiadi #2. Frecce

La sciagura nazionale della tonsillite di Sinner è già stata metabolizzata. Nessun suicidio nei tennis club, mi pare. Cos’erano poi tutti quei toni apocalittici? Mica avrebbe vinto l’oro: ehi sveglia, si gioca sulla terra, al Roland Garros, e forse – dico forse – sarebbe arrivato al bronzo, al massimo all’argento. L’oro lo vince Alcaraz, l’ho letto nel comunicato della Società reale otorinolaringoiatrica di Murcia, e io ci credo. Il problema poi non è nelle tonsille: il problema è dentro di noi. Un paio di mesi fa, verso sera, aprendo la homepage del Corriere.it la notizia d’apertura era il live di un ottavo di finale di Sinner. Titolo tipo così: “Break di Sinner, ora serve per il set”. C’era Gaza, c’era l’Ucraina, c’era Trump-Biden, c’era un sacco di roba ma la prima notizia della prima testata italiana era che Sinner aveva strappato il servizio a Cerundolo. Il problema siamo noi. Poi Sinner deve ancora mangiare un po’ di pastasciutta, ma questo lo sostenevo in tempi non sospetti, e a questo punto farsi qualche aerosol.

Manca poco alla cerimonia inaugurale, che in un’Olimpiade è sempre tra le top ten delle cose da ricordare. La Francia si divide su Sasha Zhoya, che è un maschio e fa i 110 ostacoli ma sfilerà con la gonna. “Che problema c’è?” dice lui. Ha dovuto chiedere il permesso a 17 federazioni e poi al Cio, ma effettivamente non c’è problema. Quindi: sfilerà con la gonna invece che con i pantaloni. Ieri era la notizia più dibattuta del giorno, poi è arrivato il bollettino di medico di Sinner e questa cosa è caduta nel dimenticatoio, ma domani sarà di nuovo nei trending topic e io sarò lì a cliccare finchè non mi fanno vedere la foto. Che poi, in Scozia, saranno mille anni che gli uomini mettono la gonna e nessuno ha mai rotto i coglioni.

Oggi, per una roba che si chiama ranking round – serve solo per stabilire il tabellone del tiro con l’arco, ma intanto ogni concorrente tira sessanta frecce, che moltiplicate per 64 (concorrenti) fa 3.840 frecce, cioè, non è troppo per una non-gara? – vabbe’, dicevo, oggi è sceso in pedana Mauro Nespoli, che è uno che non se la tira per niente ma è alla sua quinta Olimpiade (tre medaglie), aveva debuttato imberbe a Pechino ed è ancora qua, lo ammiro in casino e lo ringrazio a nome di tutti. Io lo seguo perchè è di Voghera come me, non lo conosco ma gli offrirei una birra analcolica per farmi spiegare che razza di coglioni ci vogliono per fare ‘sti duelli all’ultima freccia senza che il braccio ti tremi come una foglia. Al primo turno nell’individuale – mi pare mercoledì – gli toccherà uno del Bangladesh, e nel mixed team gli toccheranno i kazaki. Spezzagli le reni, Mauro. In maniera incruenta, eh? No, perché siete armati.

Pubblicato in sport | Contrassegnato , , | 21 commenti

Olimpiadi #1. Tonsille

Di solito quando iniziano le Olimpiadi si verifica un inquietante fenomeno collettivo: diventiamo tutti esperti (questo è normale) di un sacco di cose (questo è un po’ meno normale), all’unisono, pum!. Per i maschi, forse proprio per questo i Giochi sono un momento topico e inestimabile: in difficolta per tre anni e 11 mesi a fare più di una cosa per volta (tipo: caricare la lavastoviglie e guardare il Tg, o una o l’altra, non è facile come sembra), nel mesetto scarso delle Olimpiadi diventiamo tutti esperti di tutto, dal dressage al taekwondo, sport di cui ignoriamo qualsiasi regola (e di cui per 4 anni abbiamo perso le tracce, dimenticandoci della loro esistenza) ma per i quali improvvisamente ci appassioniamo e a causa dei quali guarderemo cinque canali alla volta, fino ai primi fenomeni di dissociazione. Ecco, quindi io stavo già scaldando i miei motori personali per diventare esperto di skateboard, break dance e palline clic clac, le novità assolute di queste Olimpiadi (non sono sicuro sulla terza, ma vabbe’). Finchè oggi, a due giorni dall’inizio ufficiale ma con le prime gare già in corso (quelle robe senza senso tipo Figi-Uruguay di rugby a sette) c’è stato un imprevisto e tutti siamo diventati esperti di:

tonsille.

Ora, solo una piccola percentuale di noi (tipo lo 0,001%) è otorinolaringoiatra, ma oggi tutti lo siamo stati per almeno qualche minuto. Io, per esempio, sono stato anche ortopedico specialista nella mano: “Ma scusate – ho esclamato a un certo punto come colto da una illuminazione divina – com’è che c’è un tizio dell’hockey su prato che si è fatto amputare una falange pur di andare alle Olimpiadi, e invece c’è un altro (che è pure testa di serie n. 1, mannaggia a lui) che ha un pochino di mal di gola e resta a casa? No, ditemelo”. Nessuno me l’ha detto. Io – che nel frattempo ho preso la specializzazione in medicina dello sport – osservo che Sinner è molto delicato. Ha 23 anni e ha male all’anca e soffre i colpi d’aria (praticamente come me, che potrei essere il suo fottuto bisnonno). Va a vedere la fidanzata a Wimbledon e prende freddo, va al mare in Sardegna con la fidanzata e prende freddo.

“Cazzo, ma sta’ a casa!”

oppure, dico io: asciugati la testa dopo che hai fatto il bagno, e mettiti la maglietta della salute se stai fuori fino a tardi. Sono le basi. Riguardati, Jannik. Adesso per farti perdonare devi vincere almeno tre o quattro slam entro la fine del 2025, sempre che durante il sorteggio del main draw non ti siedi vicino a uno spiffero. Djokovic va in finale a Wimbledon 25 giorni dopo l’operazione al menisco, Sinner ha un po’ di tosse e resta a letto, come si faceva a scuola, quando si intingeva il termometro nel tè rovente, “Sto male, muoio, il libretto nelle giustificazioni è nello zaino, ecco, lì”, “Ma non stavi morendo?” “E’ l’ultimo sprazzo di lucidità, forza Milan!” “Oddio, delira!”, ecco, queste cose.

Ma veniamo al fatto agonistico. Marocco-Argentina di calcio è stato uno spettacolo. Horror, ma pur sempre spettacolo. Fischi, sberleffi, petardi, botte, minacce, invasione di campo. Il Var ci ha messo solo due ore ad annullare il gol del pareggio al 105′, la trovo una cosa fantastica. Finale giocato a porte chiuse e stadio vuoto dopo che ne era successa di ogni. De Coubertin sta girando nella tomba da cinque o sei ore, sembra un minipimer. Adoro le Olimpiadi.

Pubblicato in sport | Contrassegnato , | 18 commenti

L’imbarazzo

Negli ultimi 12 anni, nell’ordine, l’Italia ha fatto un Mondiale 2014 pessimo in Brasile (eliminata da Costarica nei gironi), un Europeo 2016 miracoloso (fuori ai quarti, comunque) in Francia con una squadra modestissima, non si è qualificata ai Mondiali 2018 (scuorno totale), ha vinto gli Europei in Inghilterra 2021, non si è qualificata ai Mondiali 2022 (scuorno bipolare) e ora ha fatto un imbarazzante Europeo in Germania, perdendo due partite su quattro e pareggiandone una al duecentesimo minuto (senza quel gol, non ci saremmo qualificati per gli ottavi e saremmo stati eliminati come vice-peggiore delle terze) (forse sarebbe stato meglio). E’ chiaro che la Nazionale è un enorme problema per noi. I Mondiali che abbiamo vinto nel 2006 sono anche gli ultimi in cui abbiamo passato la fase a gironi. Se per caso ci riusciremo nel 2026 (ormai anche qualificarsi è diventato un grande problema, quindi andiamoci cauti), potremo dire di avere superato un girone ai Mondiali dopo 20 anni. Parlo dei Mondiali perché sono la vera cartina di tornasole. Gli Europei sono molto edulcorati, hanno un decimo dello spessore: non qualificarsi è praticamente impossibile, poi passi i gironi anche facendo cagare a spruzzo e ti trovi agli ottavi persino un po’ spaesati. Nel 2016, Conte fu bravo – è la sua specialità – a spremere il sangue dalle rape. Nel 2021, Mancini aveva messo insieme una squadra in buonissima forma fisica che prese fiducia di partita in partita e sfruttò tutto al massimo: l’entusiasmo, la cazzimma e il culo. Nel 2024, manco la forma fisica ha aiutato Spalletti. Sul resto, stendiamo un velo. L’unica scusante che può essere riconosciuta al povero Luciano è che ha avuto poco tempo a disposizione: di solito un ct ha un biennio davanti prima di una grande competizione, lui ha avuto nove mesi.

Ascolta “Svizzera-Italia – L'Italia se è mesta – Arrivedooorci!” su Spreaker.

La situazione del calcio italiano è purtroppo questa. Il materiale umano è quello che è, pensavamo di avere avviato il ricambio pensionando Bonucci e Chiellini e mandando in America Bernardeschi e Insigne, sì, bello, ma i problemi sono un pelino più profondi. In questi Europei abbiamo visto una squadra imbarazzante, gestita in maniera altrettanto imbarazzante. Non voglio sparare sulla Croce Rossa e non mi piace trovare colpevoli che non lo sono: se però hai giocatori in evidente difficoltà (Di Lorenzo, per esempio) o con la personalità di un bradipo (Scamacca, per esempio) e li fai giocare sempre; se hai giocatori spremuti e li fai giocare sempre; se hai giocatori adatti a un certo ruolo ma fai giocare al loro posto giocatori fuori ruolo; se convochi 10 difensori e poi non giochi con la difesa a 3 (7-8 bastavano e avanzavano, porta qualcun altro, no?); ecco, Lucianino, avrai anche avuto solo nove mesi di tempo, però potevi fare qualcosa di meglio.

Non è colpa di Spalletti se le mamme italiane non sfornano più talenti e, in particolare, non sfornano più attaccanti. Non è colpa di Spalletti se in Serie A giocano titolari quasi solo attaccanti stranieri, e quindi gli tocca portare delle riserve o genericamente dei giocatori che tipo 20 anni fa (per non dire ancora prima) la Nazionale non l’avrebbero vista manco col binocolo. Però tocca a Spalletti e alla Federazione toglierci da questa palude tecnica e umana, solo lì apposta, mica per fare le pubblicità o tagliare i nastri: manca un progetto vero, mancano i giocatori, mancano le motivazioni, manca gente di un certo profilo che magari getta il cuore oltre l’ostacolo, trascina lo spogliatoio, lavora per il gruppo. La vittoria del 2021 è stata una gigantesca botta di culo nell’arco di 12 anni preoccupanti, di una povertà assoluta. Non c’è tempo, forse, per fare tabula rasa e ripartire. E a dire il vero non abbiamo nemmeno materiale nuovo e pronto che ci consenta di pensare alla soluzione tabula rasa. Però, individuato lo zoccolo duro, bisogna fare in fretta un piano e sostenerlo fino in fondo. Spagna e Svizzera (la Svizzera!) sono due modelli da seguire, per esempio.

Quello che mi scoccia è la rinuncia all’idea stessa della Nazionale come core business del calcio (o, almeno, uno dei core business). Ok, certo, non è facile gestirla nei buchi della mostruosa attività dei club. E non è facile trarre il meglio da ragazzi viziati che non ci credono abbastanza, specie nel corso della stagione (alla fine, poi, sembrano tutti cadaveri). Non ragionano tutti così, nel mondo. Ce ne accorgeremo da qui al 14 luglio, vedendo partite che alcune squadre (o magari entrambe, incredibile!) cercheranno di vincere davvero, mica tirando a campare, perchè ci credono, perchè lo vogliono. Noi saremo sparsi tra Ibiza e Maldive, quelle sì, le nostre comfort zone.

Pubblicato in calcio | Contrassegnato , , , | 278 commenti

Messi alle strette

Intorno al novantacinquesimo minuto stavo guardando le classifiche dei gironi per capire come l’Italia poteva passare il turno tra le migliori terze. Ce n’era già una peggio di noi, l’Ungheria. Ne sarebbe bastata un’altra: che con un po’ di culo sarebbe forse già uscita stasera dal girone nell’Inghilterra (tipo la Danimarca o la Slovenia); oppure domani, da quella barzelletta del girone del Portogallo. Insomma, al novantacinquesimo minuto – comunque sicuro che tutto questo non mi avrebbe tolto il sonno – ero ragionevolmente fiducioso sul passaggio del turno. Cioè, su una qualificazione agli ottavi di finale degli Europei avendo perso due partite su tre. Beh, il regolamento mica l’ho fatto io, perchè vergognarmi come un ladro?

Poi è successo quel che è successo. Debbo fare coming out: Zaccagni, nel complicato rapporto qualità/importanza/resa/simpatia, è uno dei giocatori che più mi fanno cagare dell’intero campionato. Unisce, nel mio piccolo e singolo immaginario, gli eccessi delle derive social alla vacuità della figura professionale: qui dev’essere qualcosa legato all’invecchiamento e all’insofferenza e alla saggezza – parlo di me, eh? – ma c’è una categoria di giocatori che non sopporto più (Grealish è l’icona attuale, Neymar quella senza tempo) e non ci posso fare niente. A me piacciono i Lautaro, i Thuram, i Barella, i Darmian, i Bastoni (Setto’, so’ tutti dell’Inter), ok, i Calafiori, mi piace la gente concreta al di là del ruolo, la gente che fa cose, non i giocatori eventuali, ecco.

Ascolta “Italia-Croazia – Cremagliera” su Spreaker.

Poi succede che Zaccagni fa un gol della madonna al 97’40” di una partita che finisce a 98′, il suo primo gol in Nazionale, il gol che è la copia carbone di quello di Del Piero sempre in Germania e sempre nella porta di sinistra nel 2006, il gol che salva il culo a un’intera nazione e a un’intera nazionale, e allora dico: viva Zaccagni, viva Spalletti che lo ha messo dentro, viva il calcio, viva lo sport, abbasso la Uefa (che se mettevo su una squadra di ammogliati avevo discrete speranze di passare come terzo).

Detto questo: e ora? Vabbe’, con la Svizzera si può fare, anzi, si deve. Ci sono anche delle cose da vendicare, tipo una non qualificazione al Mondiale (vabbe’, ma che colpa ne aveva la Svizzera? Diciamo che un rigore non lo farei tirare a Jorginho, ecco, piuttosto a Donnarumma o al massaggiatore o a uno steward). Il problema, più che la Svizzera, siamo noi. Una Nazionale bipolare, che dà il meglio quando sta peggio (la rimonta con l’Albania, il secondo tempo con la Croazia) e il peggio quando non ha stimoli urgenti (la passivissima partita con la Spagna, il primo tempo in sicurezza con la Croazia con lo 0-0 come unica stella polare). Se questo mio ragionamento avesse un fondamento, l’eliminazione diretta dovrebbe darci un po’ di adrenalina: poi vabbe’, la palla è rotonda eccetera eccetera, però l’atteggiamento potrebbe trarne giovamento.

L’altra cosa sconcertante sono i black out. Ieri abbiamo preso un gol mezzo minuto dopo un rigore parato, addormentandoci nel corso di un’azione d’attacco elementare, facendo segnare su azione Modric (!). E’ la stessa cosa della rimessa laterale di Dimarco: momenti di assenza inspiegabili. E pagati tutti carissimi, tra l’altro. Se tutto questo fosse diretto a farci poi giocare meglio, potremmo inventarci qualcosa per Italia-Svizzera: chessò, un giocatore che si addormenta negli spogliatoi, oppure che entra in campo senza scarpe, oppure i difensori centrali che guardano una storia su Instagram mentre crossa Shaqiri. Boh, io comunque eviterei. Anche se, lo confesso, queste situazioni sono state il sale e il pepe di un Europeo che più che altro, con questa estenuante fase eliminatoria, concilierebbe pennichelle sul divano.


(per l’angolo Podcast, giunto all’episodio #72, vi ricordo che io e il mio socio aspirante pensionato, il mitico Max, attendiamo sempre i vostri vocali al numero dedicato Whatsapp 351 351 2355. Cosa dovete dire? Quello che vi pare. Anzi, no: per tre puntate – corrispondenti alle tre partite dell’Italia nel suo girone – parleremo appunto di Italia. Perché sarà un podcast molto europeo. Nella puntata #70 abbiamo dato le istruzioni) (le ridaremo, tanto non le rispetta nessuno) (è che siamo inclusivi)

(il podcast, oltre che su Spreaker – il cui player trovate qui sul blog – lo potete ascoltare anche su Spotify, Audible, Apple Podcast, Google Podcast e tutte le principali piattaforme. Non lo trovate? Prendete appunti – non è difficile – : scrivete “Settore” o “interismo moderno” nell’apposito campo e per incanto vi apparirà. E’ la tecnologia, bellezza, e non possiamo farci niente)

Pubblicato in calcio | Contrassegnato , , , , , , , , | 90 commenti

Non avere paura

Il duello impari tra Di Lorenzo e Nico Williams, così come il finale in cui abbiamo fatto un pochino impanicare la Spagna che ci aveva preso a pallate per tipo 80 minuti, sono le metafore di questo nostro Europeo. Non siamo tra le più forti – anzi, siamo piuttosto distanti da alcune, come abbiamo visto – ma con un po’ di impegno e un po’ di palle (il minimo sindacale) potremmo essere una delle mine vaganti del torneo. Del resto, tre anni fa la situazione non era poi così diversa a livello di valori. A livello di dinamiche, invece sì: girone molto più facile di questo, e giocato tutto in Italia, con il quale ci siamo gasati abbestia; poi supplementari con l’Austria, sorpresona con il Belgio, rigori con la Spagna, rigori con l’Inghilterra, e gli Europei alla fine li abbiamo vinti noi, nel bel mezzo di due non-qualificazioni ai Mondiali, a testimonianza di quanto sia fallace ogni chiacchiera sul calcio – e forse il calcio stesso.

Ascolta “Spagna-Italia – Shock & shock” su Spreaker.

La Nazionale mi regala sensazioni inattese. Come quella di assistere a una disfatta in assetto di completo relax. Sì, ok, ti stanno umiliando, ma la cosa ti riguarda fino a un certo punto. Come un genitore apprensivo mi preoccupo solo che non si facciano male quelli dell’Inter. Per il resto, mi sono goduto lo spettacolo. “Ma come? Ci stanno massacrando”, sì, vabbe’, ma in fondo è come un film: non è tutto così vero, dura 90 minuti, alla fine ci si dà la mano, tranquilli. Fosse stato, chessò, Inter-Real sarei entrato in uno stato di precoma da stress e avrei tentato atti di autolesionismo divorando 15 pacchetti di Orociok. Ma era solo la Nazionale, sono solo gli Europei. Keep calm.

Ora, dopo Italia-Spagna si potrebbe aprire il dibattito su quanto siamo scarsi eccetera eccetera. Diciamo che l’attuale parco attaccanti non avrebbe trovato posto neanche nella squadra C in qualsiasi Nazionale della storia almeno fino al 2006, e questo è oggettivamente un grosso problema per il nostro calcio. Per il resto, Spalletti si è portato con sè il meglio che il nostro calcio sta esprimendo e c’è del talento, qua e là, e c’è anche un discreto spirito di squadra, cui dobbiamo affidarci lunedì per salvarci il culo con una Croazia parecchio più moscia del solito, per quanto sempre pericolosa in una partita dentro-fuori in cui si gioca tutto.

Se ce la facciamo – basta un pareggio, in fondo – mi piacerebbe poter dire che dopo ci si diverte. Che è vero di default, perchè si entra in modalità eliminazione diretta brutalmente, dopo una formula che elimina una squadra su quattro dopo un milione di partite, diciamolo, una pena. Ma noi, l’Italia? Cioè, potremmo dvertirci anche noi? Le due partite che abbiamo visto ci dicono che (Albania) l’Italia sa togliersi dai guai, anche se (Spagna) a livello di valori non siamo tra le prime cinque o sei. Comunque, è una cosa di cui eventualmente riparlare da lunedì notte. Adesso abbiamo Modric, Perisic, Brozovic e Kovacic sulla nostra strada, volti (precocemente invecchiati, a parte l’inossidabile Ivan) che conosciamo bene, alcuni benissimo. Non dobbiamo aver paura. Quando abbiamo paura, facciamo decisamente cagare.


(per l’angolo Podcast, giunto all’episodio #72, vi ricordo che io e il mio socio aspirante pensionato, il mitico Max, attendiamo sempre i vostri vocali al numero dedicato Whatsapp 351 351 2355. Cosa dovete dire? Quello che vi pare. Anzi, no: per tre puntate – corrispondenti alle tre partite dell’Italia nel suo girone – parleremo appunto di Italia. Perché sarà un podcast molto europeo. Nella puntata #70 abbiamo dato le istruzioni) (le ridaremo, tanto non le rispetta nessuno) (è che siamo inclusivi)

(il podcast, oltre che su Spreaker – il cui player trovate qui sul blog – lo potete ascoltare anche su Spotify, Audible, Apple Podcast, Google Podcast e tutte le principali piattaforme. Non lo trovate? Prendete appunti – non è difficile – : scrivete “Settore” o “interismo moderno” nell’apposito campo e per incanto vi apparirà. E’ la tecnologia, bellezza, e non possiamo farci niente)

Pubblicato in calcio | Contrassegnato , , , , | 66 commenti

Inter Nazionale

Se con un’operazione alla Black Mirror togliessimo l’Inter dalla partita della Nazionale di ieri sera, sarebbe finita 0-0 e la Gazza – invece di Cuore d’Italia – avrebbe titolato Pallida Italia o cose così. Senza Dimarco, Bastoni e Barella (e Frattesi, e pure Manaj) gli highlights sarebbero ridotti del 75% e adesso saremmo qui a leggere lunghe articolesse su questo calcio italiano da rifondare eccetera eccetera. Invece l’Inter per fortuna esiste e ieri sera ci ha fatto vivere qualche discreta emozione per interposta maglia, quella azzurra, che non è una brutta cosa.

In fondo, sono solo le emozioni che possono farci sopravvivere a questi Europei. Intendo, quelle di noi tifosotti (tipo me, che nel mood propositivo devo esserci trascinato a forza) ma anche quelle dei giocatori, che alla fine di una stagione lunga e faticosa devono raschiare i loro barili e trovare lo spirito giusto, anche – o forse soprattutto – attraverso le emozioni.

Ascolta “Spagna-Italia – Shock & shock” su Spreaker.

L’inizio scioccante di ieri sera, con l’incomprensibile rimessa laterale di Dimarco (sei già distratto dopo 20 secondi?), mi ha riportato indietro di tipo 46 anni (minchia), a Italia-Francia, prima nostra partita dei Mondiali ’78 in Argentina. Alla prima azione della Francia, dopo 1 minuto, andiamo sotto: cross da sinistra, testa di Lacombe, Zoff battuto e tanti saluti. Chissà come sarebbe andato quel Mundial se Lacombe non avesse segnato quel gol. Perchè da quel momento le cose andarono in un certo modo per noi (vincemmo 2-1, come con l’Albania) e fu un mondiale strepitoso anche se sfortunatissimo. Si arrivava da quattro anni di profondo, quasi totale rinnovamento. Bearzot aveva chiamato due ragazzi (Rossi e Cabrini) e li aveva messi subito dentro. C’era tanta diffidenza e invece giocammo il calcio migliore. Quattro anni dopo sappiamo come andrà.

Ascolta “Italia-Albania” su Spreaker.

La partita di ieri sera è stata ampiamente imperfetta (cagata iniziale, grande reazione immediata, bel gioco, qualche spreco, secondo tempo un po’ troppo affidato all’inerzia favorevole, seduta di gruppo sul water allo scadere) ma promettente, almeno per quanto riguarda la sua parte migliore. L’Italia di Spalletti ha dato l’impressione di avere ancora una certa voglia di giocare, di essere un gruppo che esprime una certa positività. Abbiamo un sacco di difetti, ma anche qualche pregio. Le supercazzole di Spalletti declinate alla Nazionale hanno, come dire, un certo perchè. E siccome le emozioni contano tanto, la partita con la Spagna (che non è l’ultima, che non sarà ancora un dentro-fuori: insomma, può essere giocata senza avere necessariamente le spalle al muro) casca a fagiuolo per capire di che pasta siamo davvero fatti. Di che pasta sono fatti quei merdoni degli spagnoli, invece, lo abbiamo visto ieri pomeriggio. Take care.


(per l’angolo Podcast, giunto all’episodio #70, vi ricordo che io e il mio socio aspirante pensionato, il mitico Max, attendiamo sempre i vostri vocali al numero dedicato Whatsapp 351 351 2355. Cosa dovete dire? Quello che vi pare. Anzi, no: per tre puntate – corrispondenti alle tre partite dell’Italia nel suo girone – parleremo appunto di Italia. Perché sarà un podcast molto europeo. Nella puntata #70 abbiamo dato le istruzioni) (le ridaremo, tanto non le rispetta nessuno) (è che siamo inclusivi)

(il podcast, oltre che su Spreaker – il cui player trovate qui sul blog – lo potete ascoltare anche su Spotify, Audible, Apple Podcast, Google Podcast e tutte le principali piattaforme. Non lo trovate? Prendete appunti – non è difficile – : scrivete “Settore” o “interismo moderno” nell’apposito campo e per incanto vi apparirà. E’ la tecnologia, bellezza, e non possiamo farci niente)


Pubblicato in calcio | Contrassegnato , , , , , , , | 100 commenti