I debiti mi angosciano. Mi ricordo ancora di quella volta che sono andato nel negozio di una nota catena specializzata in elettronica. Obiettivo: comprare il mio primo televisore senza tubo catodico (quindi cosa sarà passato? 15 anni, 20 anni?). Guardo quelli in esposizione, scelgo quello che fa al caso mio per prezzo, numero di pollici, caratteristiche tecniche, anche il colore del profilo. Estraggo la carta di credito ma l’addetta mi ferma con risoluta gentilezza:
“Facciamo il finanziamento”.
“Ma no, dai, pago subito”, faccio io con un fare un po’ alla Briatore.
“No, è in vendita con il finanziamento”
“Vabbe’, ma io glielo pago subito e bòn”, faccio io con un fare un po’ alla Gianluca Vacchi.
“No, è in vendita solo con il finanziamento”.
Mi indica il cartello e realizzo la cosa. Tra l’altro, erano finanziamenti a tasso zero e tutt’ora, a distanza di anni, faccio fatica a capire l’operazione. Me ne andai a casa con il mio televisore piatto con schermo a led, del peso di 15 tonnellate nonostante le contenute dimensioni, e con 12 comodi bollettini con cui pagarlo. Comodi un cazzo, perchè mi toccò andare 12 volte in posta per una cifra ridicola (stiamo parlando di un’epoca in cui o pagavi così o ti arrivava la guardia civile a casa) e ogni volta che tornavo a casa mi veniva voglia di prendere a calci ‘sto televisore di merda, senonchè mi si sarebbe aperta la prospettiva di comprarne uno nuovo con un altro finanziamento, e mi sarei suicidato ingoiando i bollettini. Dopo aver pagato il dodicesimo, volevo dare una festa affittando il castello di Pavia, ma ho soprasseduto. Ricevo tutt’oggi lettere pubblicitarie dall’azienda del finanziamento, anche questa notissima (ah ecco, certo, ho capito l’operazione).
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Vabbe’, volevo parlare dell’Inter e dei suoi debiti girandoci un po’ attorno. Da un lato, la presenza dei debiti nel mondo del calcio è nota ai tifosi di qualsiasi latitudine, ordine e grado. Tutti, dal City all’Asd Penarol (squadra di Pinarolo Po, terza categoria pavese), sappiamo di muoverci su una specie di lago ghiacciato: sì, ok, ci dicono di stare tranquilli, ma fino a un certo punto. Dall’altro, che prima o poi questi debiti sia necessario onorarli resta un concetto un po’ più vago. La parola magica è rifinanziamento, cioè altri debiti che ti consentono di tirare avanti ancora un po’ (applicato al mio televisore: invece di pagarlo 1.000 euro in un anno lo pago 4.000 euro in quattro anni. Beh, buono no?) (No). Una volta c’era Moratti che si presentava all’assemblea degli azionisti e appianava tutto. Bei tempi. Non funziona più così da quando non c’è più lui, quindi da un po’.
Per dire: voi eravate sereni in assoluto? Nel bearvi della meravigliosa contabilità marottiana – fare mercati clamorosi in autosussistenza – non pensavate mai, proprio mai, allo sprofondo che comunque c’è dietro? O al fatto che il vostro amato e simpatico presidente manca dall’Italia ormai da quasi un anno e ha celebrato lo scudetto con un video invece che facendosi innaffiare di champagne sul pullman scoperto?
Debbo confessare che a me non dispiace – se non sono io che ci metto il culo, ovvio – procedere un po’ verso l’ignoto. Per esempio: non è fantastico che siamo tutti qui a celebrare la Péngschtméindeg, cioè la Pentecoste, che in Lussemburgo è festa nazionale (cade lunedì 20 maggio quest’anno) e che allungherà così di 24 ore le trattative tra Zhang, Suning e Oaktree magari consentendo di trovare una quadra? La vita ci riserva sempre snodi meravigliosi. Poi chissà, boh. Martedì sera o mercoledì potremmo essere ancora tutti qui agli ordini di Zhang. Oppure potremmo essere diventati proprietà di un fondo, com’è già successo al Milan – mai prendere troppo per il culo gli altri, non si sa mai. Un fondo che si ritroverà in mano un oggetto di grande valore, l’Inter, e quindi se ne occuperà perchè è prezioso e perchè non si deprezzi, non c’è dubbio. E poi lo venderà al miglior offerente, per ricavarne il più possibile. Magari a uno sceicco che finanzia Hamas ma ci prende Bellingham, Foden e Brambilla (è il centravanti dell’Asd Penarol).
Quindi non moriremo tutti, nè ci iscriveremo alla terza categoria (per quanto la trasferta di Pinarolo Po già mi attizzava parecchio). I nostri nemici non si libereranno mai di noi. Ripartiremo per vincere lo scudetto. Però prepariamoci a qualche cambiamento e a qualche notte insonne, a fissare il soffitto. In ogni caso, l’Inter rimarrà sempre l’Inter. Non saranno cinesi in remoto o speculatori all’assalto a toglierci questi colori dal cuore. E Juve e Milan merda, comunque.