
Assistere alla metamorfosi di due squadre nel giro di quattro giorni è un evento piuttosto raro. Il Milan visto con il Liverpool sembrava una squadra di morti, un’accozzaglia di gente disperata in attesa che l’arbitro finalmente fischiasse la fine. L’Inter di Manchester aveva dato una lezione di calcio, di organizzazione, di estrema confidenza nei propri mezzi. Si potrebbe concludere che è il bello del calcio e che per fortuna non sempre le cose vanno come da pronostico, sennò sai che due coglioni. Purtroppo, però, era il derby. E purtroppo lo ha perso l’Inter, resuscitando il Milan, un contro-filotto da tragedia.
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Anche aver subito 12 tiri, di cui 8 in porta, in una sola partita è un evento piuttosto raro per l’Inter. Così come aver visto Inzaghi sostituire tutti e tre i suoi centrocampisti – quelli super ultra iper titolari -, un evento davvero simbolico, estremamente indicativo di quanto problematica sia stata la serata. Un’ora prima della partita, quando sono arrivate le formazioni ufficiali e ho visto che il Milan si schierava con quattro punte mi sono detto: vabbe’, Fonseca vuole accelerare i tempi. E quando la partita è iniziata, e il Milan è partito a velocità doppia e ha segnato mi sono detto: questi rifanno Milan-Liverpool, poi scoppiano e noi passeggeremo sui loro cadaveri.
Ok, mi sono detto un po’ di stronzate, questo è chiaro.
Ma a parte questo: cosa ci è successo di preciso? In quattro giorni, poi. Perchè con il Milan abbiamo fatto l’esatto contrario del match con il City: poco mordente, idee confuse, atteggiamento a tratti passivo, sbandamenti difensivi, un disastro. E l’avremmo anche potuto vincere, ‘sta partita, perchè il miracolo di Maignan su Thuram ci ha impedito di andare al riposo sul 2-1 e chissà. Ma se già nel primo tempo era stata un’Inter inspiegabilmente fuori fuoco, nel secondo tempo è stato un mezzo disastro.
In questo primo mese di stagione ci siamo già smentiti un sacco di volte, alternando grandi partite a prestazioni un po’ così. Sembrava che fossimo sul pezzo più nei match importanti che non contro le piccole, ma aver fallito in questo modo un derby giocato in casa rimescola ulteriormente le carte. Anche le nostre facili ironie (occhio al Milan, è una piccola) ci sono tornate indietro tipo boomerang: con una piccola puoi anche perdere, ok, ma non in questo modo. E quindi?
Beh, ragazzi, nel premettere che non moriremo tutti – almeno a stretto giro – e che siamo ancora a settembre (quindi suicidarci collettivamente mi sembra un’iniziativa quantomeno prematura), restiamo ai fatti e alle crude cifre: su 6 partite stagionali (5 di campionato e 1 di Champions) ne abbiamo vinte solo 2. In campionato siamo sesti. Forse quella cosa là che ci aveva un po’ offesi – la cosa della fame che non abbiamo più – magari non è vera, ma non è nemmeno così da prendere sotto gamba. Perdere un derby ci sta, la legge dei grandi numeri iniziava a chiederci il conto. Ok, perdere un derby ci sta, quindi. Ma perdersi, perdersi in un derby fa girare assai le palle.
(si riapre l’angolo Podcast, giunto all’episodio #76 e varcato l’anno di vita così, senza dire nulla. Con il mio socio ex aspirante pensionato (ora pensionato ebbasta), il mitico Max, attendiamo sempre i vostri vocali al numero dedicato Whatsapp 351 351 2355. Avevamo iniziato con un derby – vinto 5-1 – e ripartiamo con un derby. Vabbe’, non è che tutto può sempre andare benissimo.
(il podcast, oltre che su Spreaker – il cui player trovate qui sul blog – lo potete ascoltare anche su Spotify, Audible, Apple Podcast, Google Podcast e tutte le principali piattaforme. Non lo trovate? Prendete appunti – non è difficile – : scrivete “Settore” o “interismo moderno” nell’apposito campo e per incanto vi apparirà. E’ la tecnologia, bellezza, e non possiamo farci niente)