Grazie a internet ci si mette un minuto: qualche clic e un doveroso incrocio di informazioni ed ecco un raggio di luce illuminare gli oscuri e misteriori motivi per cui Giunone è incazzata con Enea, i pisani odiano i livornesi (e viceversa, ovviamente), The Joker ha un problema con Batman e Selvaggia Lucarelli ce l’ha a morte con Asia Argento (e viceversa, ovviamente).
Ma, di preciso, cos’ha mai fatto l’Inter alla Rai?
Clicco e riclicco e non trovo una cippa. L’Inter, è notorio, non gode di buona televisione. Ormai alle derive di Sky e di Premium ci abbiamo fato il callo e ne abbiamo colto (più o meno) le intime motivazioni, tra aziendalismi assortiti, retropensieri spinti e dna dei commentatori. “Molti nemici molto onore” è uno slogan destro e un po’ sinistro, ma è giusto per rendere l’idea. Lo sappiamo, bòn, nella vita c’è di peggio di qualche prostituto intellettuale e stiamo pur sempre parlando di quattro calci a un pallone. Ma la Coppa Italia 2017/18 ha aperto un nuovo scenario. Tirando in ballo la Rai, di cui ogni tanto dimentichiamo l’esistenza e che con la Coppetta invece si riappropria occasionalmente del palco principale. Sia chiaro, noi mica pretendiamo trattamenti di riguardo (per carità!) o le telecronache tifose (che sono una pagliacciata). Ma…
… di preciso, cosa abbiamo mai fatto alla Rai?
Riavvolgiamo il nastro e torniamo alla sera di Inter-Pordenone, 12 dicembre, ore 20,45. E’ chiaro a tutti che si tratta di un evento simpaticamente anomalo. Una squadra di Lega Pro che non è mai stata in A e nemmeno in B si trova a giocare 1) gli ottavi di Coppa Italia 2) con l’Inter 3) capolista in Serie A 4) a San Siro 5) in diretta 6) in chiaro 7) sulla tv di Stato. Bum! Per chi ama lo sport ci sono tutti gli ingredienti per vivere con un certo pathos la vigilia e guardare con curiosità la partita. Davide contro Golia e quanto ce n’è. Anche il nostro cuore nerazzurro batteva affettuosamente per l’avventura sopra le righe del Pordenone, figurarsi quello dell’Italia non interista. Tutti col Pordenone, chiaro, giusto così. Tutti a gufare: embe’, l’avremmo fatto anche noi per un Juventus-Giana Erminio o per un Milan-Pro Piacenza.
Un po’ meno scontato, piuttosto, che anche la Rai, col passare dei minuti, si trasformi in una specie di Tele Pordenone, schierandosi senza alcun pudore giornalistico, etico, umano, professionale e concettuale per Davide e gufando apertamente contro Golia, augurandosi ogni cinque minuti che la partita potesse andare in un certo modo, uno solo, quello più sorprendente, più clamoroso, più apocalittico, più fantasy, più orgasmoso, che al confronto il Leicester è ‘na stronzata. Durante i rigori, al match point del Pordenone sembra di stare a Berlino nel 2006. E alla fine la delusione è palpabile quando lo spietato Nagatomo mette il duemillesimo penalty: lo staff Rai è stravolto come i quattromila pordenonesi sul terzo anello blu. Minchia, è passata l’Inter, che barba, che noia, che sfiga.
Resta il dubbio: atmosfera fastidiosa, occhei, ma come non comprendere che nella specialità del momento un uomo di sport possa nutrire una naturale simpatia per il Pordenone, per quanto essa ti sfugga tamquam dal gargarozzo e sgorghi dei microfoni copiosa come l’effetto del morbo di Montezuma? Assolti per insufficienza di prove.
Il 27 dicembre, in diretta tv in chiaro su Rai1, va in scena Milan-Inter. L’Inter nel breve volgere di 15 giorni è caduta in disgrazia e arriva in pullman con gli avvoltoi sopra, ma il Milan (una squadra barzelletta in crisi epocale) è messo molto peggio. Quindi, secondo l’algoritmo Rai, al contenuto già accattivamente della partita (no, dico: il 27 dicembre al posto della replica di “Tutti insieme appassionatamente” hai in prima serata un derby dentro-fuori di Coppa Italia. Sciambola!) bisogna aggiungere un carico artificiosamente emozionale, per fare finta che la partita interessi davvero a questa accozzaglia di non-milanesi e per creare un ambiente del genere “calcio emozionante tipo (metti un Paese a caso) e non come la nostra sbobba che però vi edulcoriamo perchè pagate il canone e noi vi vogliamo ravvivare la serata”. Ergo: va in campo una squadra disperata, con un allenatore disperato, con un pubblico disperato ad affollare gli spalti mentre piove e tira vento. Sosteniamola, no?
Telecronisti e commentatori, allo stadio e nello studio, vengono rapidamente settati sulla modalità “raccontiamo una partita di merda apprezzandone lo spirito agonistico e sottolineando in ogni occasione gli sforzi della più debole e le mancanze della più forte che magari perde e quindi yeah!”.
Non è colpa della Rai se quel mollaccione di Joao Mario ha centrato a porta vuota il corpo morto di uno dei fratelli Donnarumma invece di sfondare la rete col pallone, nè se Skriniar ha azzoppato Kalinic (che non avrebbe segnato mai) facendo entrare Cutrone (che ha segnato), nè se l’Inter da quattro partite fa sostanzialmente cagare per una serie di motivi che qui non è il caso di ripetere. Ma 120 minuti di tifo mascherato sono fastidiosi per quei poveri milioni di interisti già prostrati da Brozovic eccetera eccetera.
Il dopopartita non è stato meglio della partita. L’arrivo al microfono di Gattuso (di Gattuso!) viene salutato con salamelecchi che a Pyongyang si sognano. Poco prima, dal terreno di gioco, Thomas Villa congedava Cutrone dopo l’intervista con “ora vai a fare la doccia sennò prendi freddo”. Al che ha iniziato a scendermi sangue dal naso e, arginando l’epistassi e senza più chiedermi che cosa avesse mai fatto l’Inter alla Rai (a quel punto avevo anche i miei cazzi), ho girato su Boing.
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