Buon 22 maggio

22 maggio 2010. Bayern-Inter. Mattina

Di base, il 22 maggio è il compleanno di mia madre. Ora, sarebbe normale che io adesso alzassi il telefono e le facessi gli auguri – o magari tra un po’, sono le 7 di mattina, se le telefono a quest’ora minimo le vengono le palpitazioni. Ma, di base, non sto più facendo niente di normale ormai da settimane. Sono diventato una persona orribile. Non bevevo birre, e ora bevo birre. Non ero ansioso, e adesso sono ansioso. Non ero scaramantico, e adesso sono scaramantico. Per cui, per evitare di intavolare con mia madre un discorso potenzialmente e cabalisticamente scomodo sulla coincidenza compleanno-finale di Champions (non so, del tipo: è il 22 maggio, vinciamo!), ecco, non gliel’ho detto.

Non le ho detto che vado a Madrid.

Oggi glielo dirò. Perché sarò costretto a telefonarle per gli auguri – non posso essere così orribile da non farglieli per scaramanzia – e quindi a spiegarle dove sono. Non so, metti che le telefono da Madrid e le dico che sono a Pavia e in quel momento passano duemila tifosi del Bayern intonando “Stern des Südens, du wirst niemals untergehen, weil wir in guten wie in schlechten Zeiten zu einander stehen” eccetera, mica potrò dirle che sono a casa. Certo, potrei sempre dirle per depistarla che sono a Berlino, ma lei mi chiederebbe che cosa faccio a Berlino nel giorno della finale di Champions. Con la squadra di Monaco di Baviera, poi.

Comunque, a questa cosa penso dopo.

Parto, direzione Malpensa. La macchina si avvia, buon segno (ormai sono a questo livello) (non ho pestato cacche di cane, cattivo segno). Passo vicino al giornale dove trascorro regolarmente retribuito le mie giornate e vivo una scena irreale, quasi felliniana. Sono le 7,30 del mattino, è sabato, non c’è in giro un cazzo di nessuno ma il baracchino è aperto ed è un tripudio di nerazzurro.

Il baracchino io lo vedo tutti i santi giorni dalla finestra della redazione, è dall’altra parte della strada ed è il mio personale calendario perpetuo. Lì si vendono bandiere, sciarpe, maglie, pupazzi, gadget.  Apre solo il pomeriggio ed è gestito da un tizio che si chiama Francesco, uno dei più fini uomini di marketing della provincia e, forse, dell’intero Nord Ovest. A seconda delle bandiere esposte, tu sai che giorno è e cosa sta succedendo nel mondo: se gioca l’Inter o la Juve, se è Natale o il 25 Aprile, San Valentino o Carnevale, se eleggono il presidente Usa o se la regina d’Inghilterra è in visita in Italia, se inizia il semestre della Spagna alla Ue o il Papa è in viaggio in Sudamerica. È dall’inizio del mese che il baracchino (di solito variopinto e multitasking) è monotematico: vende cose nerazzurre e basta. Il tizio ha fiutato il vento e cavalca l’onda interista. Tra coppe e scudetti sta vendendo l’iradiddio, immagino. Finché – forse un piccolo errore di sottovalutazione, capita anche ai commercianti top – si arriva al momento cruciale della stagione e la merce inizia a scarseggiare. Giovedì sera (momento toppissimo, l’antivigilia di un sogno) il tipo si arrende, chiude baracchino e burattini e incolla sulla porta un foglio A4. Io dalla finestra del giornale lo vedo e non resisto, scendo a leggere avvinto della curiosità e temendo il peggio (tipo chiuso per malattia, forza Juve o robe così). Il foglio – un avviso con grafia incerta – però riporta il seguente messaggio alla clientela: “Merce Inter esaurita in tutta Italia, vado a Como a cercarla”.

A Como? Boh, lui saprà.

Ieri pomeriggio, venerdì, il baracchino aveva riaperto ma era stato lasciato in gestione a due simpatiche signore che non distinguevano una maglia dell’Inter da una T-shirt di Hello Kitty. Tutto quello che era rimasto era una maglia di Eto’o taglia S: “La prenda!”. Ma io volevo Milito L, al limite XL, e le signore non si facevano una ragione del mio rifiuto. Ci avevo messo una pietra sopra, anzi, un macigno, ricavando un pessimo presagio dal fatto che un baracchino davanti al mio posto di lavoro straboccasse di maglie dell’Inter per settimane e io, al momento di partire per Madrid, all’ultimo momento fossi rimasto clamorosamente senza.

Alle 7,30 di sabato 22 maggio, comunque, il baracchino non solo è aperto ma è un tale stormire di bandieroni nerazzurri che la Curva Nord a confronto è un cimitero abbandonato.  Appesa all’esterno, insieme ad altre, vedo la maglia di Milito. È andato davvero a Como e ha fatto rifornimento, penso ammirato. Mi precipito, accelero – metti che nei prossimi 5-10 secondi arrivi un bambino e me la fotta – e parcheggio in derapata tipo Colin McRae. Un veloce saluto, 20 euri e sono equipaggiato di Milito 22 tarocca, mi congedo non senza genuflettermi riconoscente di fronte al tipo. Con 5 minuti di ritardo sulla tabella di marcia, continuo il mio viaggio verso Malpensa.

Arrivo perfettamente in orario, ma stravolto dall’angoscia. Non so come si chiami la mia patologia mentale, ma la posso descrivere con esattezza: non riesco a organizzarmi con troppo anticipo, niente, non ce la faccio. Qualsiasi cosa debba fare – prendere un treno, andare al cinema, presentarmi a un appuntamento – calcolo i tempi in modo da arrivare in orario, e di solito succede così. Ma se il tragitto è lungo, in corso d’opera sto male. Tipo stamattina. Inizio a pensare: e se adesso c’è un incidente, un ingorgo, mi si affloscia una gomma, fondo il motore, sbaglio strada, un commando di rapinatori assalta un portavalori e io sono la prima macchina dietro? Cioè, perdo l’aereo e non vado a Madrid? Con tutto quello che ho speso? Di più, con tutto quello che abbiamo passato?

Mi viene in mente Dinamo Kiev-Inter, quarta partita del girone eliminatorio di Champions, era il 4 novembre, santa madonna, sei mesi e mezzo fa che sembrano sei lustri. Tre partite fatte e tre pareggi, cioè tre punti, poco, pochissimo. Andiamo a Kiev e segna Shevchenko, sembra una maledizione, sembra già tutto scritto, un’altra inculata galattica, firmata da un ex cacciavite poi. Ma all’88’ la mette Milito, al 91′ Sneijder. Pazzesco. Nel giro di tre minuti, da fuori con ignominia a dentro con onore. Pazzesco, pazzesco.

E dopo tutto questo, insomma, io perdo l’aereo?

Vabbe’, mentre penso a tutto questo arrivo a Malpensa. Con i battiti a 120 e la pressione a 180 ma ci sono, in orario. Mi metto in coda al check-in, una bolgia di gente impaziente e smaniosa come me.

(da “Il Triplete è merito mio (e l’Inter non lo sa)”, pag. 158-161)

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Maggio 2010-maggio 2020: quanti ricordi, non basterebbe un libro (st. 1, ep. 21)

(ma no dai, in realtà uno basta)

Stagione 1, episodio 21

(città del nord capoluogo di provincia, Fase 2, caldo bestia, nutrie assetate)

(continua)

21 maggio 2010. No, dico, guarda la foto. Guarda che serenità.

Ripensandoci dieci anni dopo, mi viene da pensare che fossero proprio così: sereni. Avevano espugnato il Colosseo schivando piedi a martello, avevano vinto il campionato – che significa pur sempre arrivare davanti a tutti dopo 38 partite, non proprio uno scherzo, con tutte quelle complicazioni, poi. Beh, rimaneva una partita, una sola, il giorno dopo. Novanta minuti tra loro e la gloria eterna.

Per le stesse ragioni, potresti morire di ansia e non alzarti mai dal water.

Secondo me, se ansia avevano era quella di giocare. C’era ansia positiva. Nell’allenamento del giorno prima ridono. Nelle interviste del giorno prima sorridono. Avevano tutti una gran voglia di giocare. Zanetti faceva la settecentesima con la maglia dell’Inter. Cambiasso, Samuel, Sneijder ritornavano in quello che era stato il loro stadio. Eto’o era cresciuto lì, e poi ci era tornato più volte con la maglia dei nemici. Milito un anno prima era al Genoa e con 24 gol l’aveva trascinata fino al quarto posto a pari merito con la Fiorentina, ma in Champions andò la Viola. Pandev cinque mesi prima era ancora alla Lazio. Chivu sei mesi prima era in ospedale con una frattura cranica. Eccetera eccetera. Avevano tutti una gran voglia di giocare.

Tu?

Avevo una gran voglia di partire. La mattina del 21 maggio 2010 mi sono svegliato, ho acceso il pc e ho trovato…

L’invasor?

No, la mail di Jakala che mi diceva che mi avrebbero caricato a forza su un aereo in partenza il giorno dopo alle 10,30 da Malpensa 1.

A proposito: la maglia?

Ah, sì. Il 21 maggio 2010 mi affaccio alla finestra dell’ufficio e noto che il chiosco ha riaperto. E’ spoglio, ma ha riaperto. Scendo, ci vado.

Sai che mi appassiona questa cosa del chiosco? (sbadiglio)

Entro e il tipo non c’è.

Uh. E dov’era?

Al mercato nero di Como, penso. C’erano invece due sciure mai viste a cui chiedo, così, ingenuamente, una maglia 22 dell’Inter.

Eh. E loro?

Mi guardano come se avessi parlato in yiddish.

E quindi?

Cerco di spiegarmi. Sapete, quelle maglie sportive colorate con i nomi e i numeri dietro, no? Loro annuiscono. Ecco, allora: io ne voglio una con le strisce verticali nere e azzurre e con dietro scritto Milito e un enorme numero 22.

E loro?

Aprono un armadietto e mi mostrano una maglietta taglia XS di Eto’o. “Va bene anche questa? La prenda!”

E tu?

Avrei voluto dire “Ma che cazzo! Vi ho chiesto una maglia per me, non per il fidanzato della Barbie. A parte che mi ci entra nemmeno la testa, io voglio la 22! La 22!”, ma mi sono limitato a declinare l’offerta e a ringraziarle. E a uscire, affranto.

Quindi, mi vuoi dire che il 21 maggio 2010 tu eri più in ansia dei giocatori dell’Inter?

Secondo me, a occhio, sì.

(21 – continua)

COMUNICAZIONI DELL’AUTORE.  Io lo sapevo che la foto dei tre impostori di ieri avrebbe aperto un fronte pericoloso nella rubrica “Foto dei lettori che mostrano al mondo il prezioso volumetto e arrivano copiose in redazione (cioè alla mia mail)”. Mi scrive M., da un posto particolarmente inospitale (Torino), e descrivendo la foto come “Un piccolo passo per l’uomo, un grande passo per l’interismo” dice di esserci fatto ritrarre mentre va in libreria seguendo con particolare scrupolo le norme di distanziamento sociale e i consigli sanitari.  Temo che la foto non sia autentica: “Il Triplete è merito mio”, infatti, non è nelle librerie di Torino.  Se volete anche voi partecipare a questa simpatica iniziativa, mandate la vostra foto a r.torti@gmail.com e tutta una filiera in crisi per questa merda di virus cinese vi ringrazierà. Ok, ora le info di servizio. Nella sua versione cartacea il libro è presente in libreria a Pavia e Voghera, le due città più importanti del mio piccolo mondo, ed è in vendita on line su Ibs.it e ora anche su Libreria Universitaria, LaFeltrinelli e Unilibro. Poi c’è la versione eBook che è disponibile tipo su Ibs, Amazon, Mondadori Store, Kobo, Libreria Universitaria, Librerie.Coop, Hoepli, Il Libraccio, LaFeltrinelli, Rizzoli e siti del genere o, se volete acquistare in lingua inglese, nientemeno che su Barnes&Noble, se volete acquistare in lingua spagnola BajaLibros.com e se volete acquistare in lingua portoghese Fnac.pt (cioè, se mi arriva un ordine da Setubal muoio felice). Infine, se proprio non ce la fate (e io vi capisco, anzi, vi ammiro per la vostra resistenza: ma lasciatevi andare, vivaddio!, si vive una volta sola) potete scrivere direttamente all’editore, giorgio.macellari@alice.it , e ricevere soddisfazione: nel senso che Giorgio vi spiega la rava e la fava e il libro cartaceo ve lo spedisce anche in un batter d’occhio (dietro pagamento, immagino. Ma non sono affari miei, io scrivo e basta, tutto il resto è noia).

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Maggio 2010-maggio 2020: quanti ricordi, non basterebbe un libro (st. 1, ep. 20)

(ma no dai, in realtà uno basta)

Stagione 1, episodio 20

(città del nord capoluogo di provincia, Fase 2, interno notte, giornata estiva, la zanzare si dispongono sulla pit lane)

(continua)

Hai altre storie romantiche, carrambate, incontri a sorpresa, unioni civili, imprese sovrumane?

No. Ma non capisco come fai a essere così cinico in questi momenti (sospiro). Ti racconto di un amore nerazzurro e tu…

Va bene. 20 maggio. 20 maggio 2010.

L’istituto privato “J. Craig Venture Institute” ha annunciato di aver creato la prima cellula sintetica capace di vivere e di riprodursi.

Puoi per cortesia non guardare la fottuta Wikipedia ogni volta che ti propongo una cazzo di data?

Scusa.

Scommetto, peraltro, che il 20 maggio 2010 dedicasti la giornata al commento di questa notizia di importante valenza scientifica.

Il 20 gennaio 2010 cercavo disperatamente una maglia dell’Inter – la maglia di Milito, in particolare – da portarmi a Madrid. Dalla finestra dell’ufficio in cui presto quotidianamente la mia opera regolarmente retribuito…

Dove lavori, cioè.

Ok, sì. Dalla finestra dell’ufficio dove lavoro io vedevo – c’è ancora ma è chiuso, e questo mi fa pensare al tempo che passa – un chiosco che vendeva bandiere, magliette e gadget vari. Era tutto il mese che stormiva di cose nerazzurre, traboccava di Inter, una gioia per gli occhi e per il cuore. Quel giorno lì, era un giovedì, mi dico: cià, scendo e compro una bella maglia tarocca da sfoggiare al Bernabeu.

E quindi?

Mi affaccio e vedo che è chiuso.

Come chiuso?

Chiuso. Di giovedì? Boh. Noto, appeso alla porta d’entrata, un foglio A4 che sventola. Scendo a leggerlo.

Cosa c’era scritto?

“Merce Inter esaurita in tutta Italia. Vado a Como a cercarla”.

Cos’hai pensato?

Ho tirato giù alcuni santi, intanto. Poi ho pensato a come facesse a sapere che la merce Inter era esaurita in tutta Italia, tutta Italia, capisci? Poi ho pensato: ma che cazzo ci sarà a Como? Che luogo paradisiaco ci sarà mai, laggiù, pieno di cose nerazzurre stoccate e in attesa di essere distribuite a gente speranzosa come me?

Vabbe’, e quindi?

Quindi era giovedì, la finale era sabato e io ero senza maglia.

Vuoi spoilerarmi il finale o te lo giochi nei prossimi giorni?

Me lo giuoco nei prossimi giorni, gringo.

E l’Inter?

L’Inter era arrivata la notte prima a Madrid. Il 20 maggio 2010 alle 17 si allenava nel centro sportivo Valdebebas di proprietà del Real Madrid, a porte chiuse.

Beh, gentili.

Chi, il Madrid? Gentili un cazzo. Ci stavano fottendo l’allenatore.

E tu?

Io aspettavo la mail di Jakala. Era il 20 maggio e non sapevo ancora l’ora dell’aereo del 22. Non si giuoca così con i sentimenti.

La pianti di dire “giuoca”?

Dio mio, che spaccacoglioni.

(20 – continua)

COMUNICAZIONI DELL’AUTORE. La rubrica “Foto dei lettori che mostrano al mondo il prezioso volumetto e arrivano copiose in redazione (cioè alla mia mail)” mi sta sfuggendo di mano. Questa è stata scattata al Bernabeu. Maddai, pazzesco, mi sono detto. Quello a sinistra, F., che mi ha scritto, precisa: “Al Bernabeu il 22 maggio 2010!”. E io: maddai, grandi! Poi ho cominciato a nutrire dubbi sulla veridicità dell’immagine (che ora, tra l’altro, può costituire un precedente e apre scenari e prospettive inquietanti per questa rubrica). F., che con gli altri due impostori R. e L. era al Bernabeu più o meno nello stesso posto dove io ho assistito al secondo tempo (forse ero un pelo più in basso), mi rivela che come me è anche un reduce del 5 maggio 2002 e che, comunque, il libro lo hanno ordinato davvero. A questo proposito, mi ha allegato ricevuta, Cud 2019 e tessera dell’Inter club San Vittore. Sicuramente ne hanno comprata una copia e se la passeranno tra di loro, e forse poi venderanno le fotocopie all’autogrill di Lainate. Se volete anche voi partecipare a questa simpatica iniziativa, mandate la vostra foto a r.torti@gmail.com e tutta una filiera in crisi per questa merda di virus cinese vi ringrazierà. Ok, ora le info di servizio. Nella sua versione cartacea il libro è presente in libreria a Pavia e Voghera, le due città più importanti del mio piccolo mondo, ed è in vendita on line su Ibs.it e ora anche su Libreria Universitaria, LaFeltrinelli e Unilibro. Poi c’è la versione eBook che è disponibile tipo su Ibs, Amazon, Mondadori Store, Kobo, Libreria Universitaria, Librerie.Coop, Hoepli, Il Libraccio, LaFeltrinelli, Rizzoli e siti del genere o, se volete acquistare in lingua inglese, nientemeno che su Barnes&Noble, se volete acquistare in lingua spagnola BajaLibros.com e se volete acquistare in lingua portoghese Fnac.pt (cioè, se mi arriva un ordine da Setubal muoio felice). Infine, se proprio non ce la fate (e io vi capisco, anzi, vi ammiro per la vostra resistenza: ma lasciatevi andare, vivaddio!, si vive una volta sola) potete scrivere direttamente all’editore, giorgio.macellari@alice.it , e ricevere soddisfazione: nel senso che Giorgio vi spiega la rava e la fava e il libro cartaceo ve lo spedisce anche in un batter d’occhio (dietro pagamento, immagino. Ma non sono affari miei, io scrivo e basta, tutto il resto è noia).

(“Ehi, come va il libro?” Boh, non se lo incula nessuno)

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Maggio 2010-maggio 2020: quanti ricordi, non basterebbe un libro (st. 1, ep. 19)

(ma no dai, in realtà uno basta)

Stagione 1, episodio 19

(città del nord capoluogo di provincia, Fase 2, interno notte, tempo di merda, con tutto il rispetto)

Con la maglia nerazzurra, da sinistra, Settore, Mauro e Roni. Gli altri sono del Bayern

(continua)

19 maggio. Oh, di che parliamo stasera?

Stasera parliamo di amore.

Dio mio, ho creato un mostro.

No, parliamo di amore. E di Inter. Di amore per l’Inter. Di storie a lieto fine. Di cuori e di passioni. Una cosa così commovente che al confronto “I ponti di Madison County” è un cinepanettone.

Tzè. Sentiamo.

Allora, ti devo parlare di Roni. E’ un tipo che leggeva il blog e che ho conosciuto di persona allo stadio prima di Inter-Cska. Lo racconto nel libro. C’era anche Mauro, e – tu guarda il destino – proprio con loro due mi sarei ritrovato meno di due mesi dopo a Madrid, in plaza Mayor, a fare le foto con i tifosi del Bayern. Roni è un tipo molto simpatico e molto interista che di primo acchito mi ha ricordato quelle comparse dei film sulla rivoluzione francese, indifferentemente soldato o rivoltoso, una faccia così, da comparsa di un film francese. Anzi, facciamo così, te lo presento. Vieni, Roni.

Piacere, signor Roni.

R.: Roni, molto lieto. Che tempo di merda, eh?

S.: Allora, il nostro amico Roni venerdì si sposa.

Nè di Venere nè di marte…

S.: Lascia perdere. Si sposa venerdì perché è il 22 maggio.

No, dai. Lei è così invasato?

S.: Roni, racconta. Tu siediti e ascolta. Siamo a livelli altissimi.

R.: Ok, buonasera a tutti. Allora, il 22 maggio 2010 la sveglia suona alle 4,30. Non avevo dormito un cazzo, ma in realtà penso di non aver più dormito un cazzo dalla semifinale di Barcellona. Sapete, ero teso. Il campanello suona alle 5,30, scendo, si parte per Malpensa, si parte per Madrid.

S.: (sospiro)

Ma la smetti? Sembri una lettrice di Harmony.

R.: La nostra organizzatrice dell’agenzia viaggi, Mara, mai vista prima, ma alla quale al telefono, all’atto della prenotazione, avevo promesso la maglia con Mourinho che indica “Zero tituli” (quelli del Milan, della Roma, della Juve, eheh) da indossare per la finale, ecco, mi appare in tutto il suo splendore. E come direbbe John Belushi (nato il 24 gennaio come me e come mio figlio, sì, anche lui lo stesso giorno): “Ho visto la luceeeeeee”.

S.: Che romantico. Che uomo.

R.: Sul pullman non ho occhi che per lei. Sull’aereo, dove distribuiscono i posti in ordine alfabetico, ci ritroviamo seduti accanto. I nostri cognomi erano uno dietro l’altro nell’elenco. Anzi, a dire il vero c’era uno in mezzo, che però ha preso un altro volo.

S.: Ah, il destino.

Cazzo, la pianti? Hai gli occhi a cuore.

R.: Arriviamo, e via per le strade di Madrid. In plaza Mayor incontro Settore e gli altri. Panino, birra, foto. E poi andiamo al Bernabeu. Dove i biglietti…

S.: … li avevano distributi in ordine alfabetico…

R.: … e mi ritrovo Mara seduta vicino. E lì, nel primo tempo, succede una cosa.

Tipo che al gol di Milito ne approfitta e, nel descrivere lo schema con cui Mourinho aveva disposto la squadra, confida a Mara un certo interesse del tutto spassionato nei suoi confronti?

R.: No. Io ero doppiamente stravolto, un po’ per Mara e un po’ per la tensione della partita. Non so se vi ricordate quando Robben, sotto la nostra curva, sfiora il gol.

Come no.

R.: Ecco. E’ lì che lei, non io, LEI, mi dà un bacio, forse più per compassione che che per amore, visto quanto stavo soffrendo. Io non avrei avuto il coraggio, ma LEI…

(applausi)

R.: Grazie. Il resto è storia. Siamo insieme da 10 anni, abbiamo fatto un figlio. E ci sembrava giusto e doveroso sposarci il 22 maggio.

S.: Cioè, ti rendi conto? Il 22 maggio 2010 sei uscito di casa che eri un cazzone qualunque e sei tornato a casa fidanzato. E con la Champions.

E il matrimonio? Come fate con questa merda di lockdown o fase 2, vabbe’, sono uguali?

R.: Eh, niente, avevamo organizzato una bella festa in un ristorante con un giardino esagerato. Peccato, ma la faremo nel 2021. Intanto ci sposiamo, la data va rispettata. Una cosa ridotta, senza nemmeno i nostri testimoni “veri”, ne fermeremo un paio a caso. E’ interista anche il sindaco che ci sposerà. Che ha promesso che l’anno prossimo verrà al ristorante con la maglia di Zanetti e simbolicamente, nel giardino esagerato, ci risposerà con i nostri testimoni e con tutti i nostri amici. Forza Inter!

Cos’hai?

S.: No, niente… mi è andato del gel igienizzante negli occhi.

Questa storia è fantastica. Come si chiama il bimbo?

R.: Samuel. A parte che il nome ci piaceva di suo, a Madrid ce n’erano in campo due: Walter Samuel e Samuel Eto’o.

S.: (singhiozzando) Ti prego Ronie, non dire altro.

Grazie signor Roni. Auguri e figli… ops, niente, avete già provveduto.

R.: Beh, non è che potevo aspettare dieci anni. Anche la carne ha le sue pulsioni naturali.

Porca troia, eravamo partiti con dei post seri sull’Inter e al diciannovesimo giorno sembra di essere dalla Panicucci.

S.: L’Inter è un sentimento, ricorda, un sentimento. Qualcuno ha 17-18 fazzoletti?

(19 – continua)

COMUNICAZIONI DELL’AUTORE. Le foto dei lettori che mostrano al mondo il prezioso volumetto arrivano copiose in redazione (cioè alla mia mail). Questa proviene da Caronno Pertusella, una delle dieci maggiori mete turistiche italiane. E. è artista e precettore di giovani artisti: questo conferma la superiorità culturale di noi interisti. Mi confessa che, causa Inter, ha rischiato almeno una decina di volte il divorzio. E io solidarizzo con la signora: E., amico mio, con tutta la buona volontà, vederti perennemente davanti alla tv per le partite o in giro per casa, mascherato, con quattro libri in mano metterebbe a dura prova la pazienza di chiunque. Se volete anche voi partecipare a questa simpatica iniziativa, mandate la vostra foto a r.torti@gmail.com e tutta una filiera in crisi per questa merda di virus cinese vi ringrazierà. Ok, ora le info di servizio. Nella sua versione cartacea il libro è presente in libreria a Pavia e Voghera, le due città più importanti del mio piccolo mondo, ed è in vendita on line su Ibs.it e ora anche su Libreria Universitaria, LaFeltrinelli e Unilibro. Poi c’è la versione eBook che è disponibile tipo su Ibs, Amazon, Mondadori Store, Kobo, Libreria Universitaria, Librerie.Coop, Hoepli, Il Libraccio, LaFeltrinelli, Rizzoli e siti del genere o, se volete acquistare in lingua inglese, nientemeno che su Barnes&Noble, se volete acquistare in lingua spagnola BajaLibros.com e se volete acquistare in lingua portoghese Fnac.pt (cioè, se mi arriva un ordine da Setubal muoio felice). Infine, se proprio non ce la fate (e io vi capisco, anzi, vi ammiro per la vostra resistenza: ma lasciatevi andare, vivaddio!, si vive una volta sola) potete scrivere direttamente all’editore, giorgio.macellari@alice.it , e ricevere soddisfazione: nel senso che Giorgio vi spiega la rava e la fava e il libro cartaceo ve lo spedisce anche in un batter d’occhio (dietro pagamento, immagino. Ma non sono affari miei, io scrivo e basta, tutto il resto è noia).

(“Come va il libro?”. “Massì, benino”)

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Maggio 2010-maggio 2020: quanti ricordi, non basterebbe un libro (st. 1, ep. 18)

(ma no dai, in realtà uno basta)

Stagione 1, episodio 18

(città del nord capoluogo di provincia, Fase 2, interno notte, prime zanzare, nuove cimici)

(continua)

18 maggio. Di cosa parliamo?

Parleremmo delle solite cose, meno quattro a Madrid, robe così. Ti faccio una proposta. 27 maggio 2009.

Che roba è?

Finale di Champions a Roma. Giocano Barcellona e Manchester United, che ci aveva eliminati agli ottavi. 0-0 a San Siro e 2-0 all’Old Trafford. Ricordi?

Uh.

Avevano segnato di testa Vidic – Vidic! – e Cr7. Noi giochiamo, prendiamo pali, usciamo. Il giorno dopo era tutto un florilegio di articolesse sul grande fallimento di Mourinho.

Vabbe’, e il 27 maggio 2009?

Vince il Barcellona, gol di Eto’o – Eto’o! – e Messi. Il Barcellona è per nove undicesimi lo stesso che troveremo un anno dopo. Eto’o sarà da noi, Ibra da loro. Ma non è di questo che volevo parlarti.

E di cosa? Cazzo, sembri una di quelle sciampiste che non vuole rivelarti com’è andata a finire l’ultima puntata di Downton Abbey.

Il 27 maggio 2009, nel pomeriggio, Diego Milito è qui a Pavia a fare le visite mediche. Anche se più o meno in gran segreto, anche se ancora in anticipo sui tempi ufficiali, è il suo primo giorno da interista. Tornerà la sera a Genova, sentirà la partita per radio. Un anno dopo sarebbe stato in campo, l’avrebbe decisa lui (sospiro).

E quindi?

Era qui a Pavia, capisci? Avrà schivato nutrie e zanzare, avrà detto “sangre y muerte que clima de mierda”, ma la sua avventura è iniziata qui. Se esco dal cancello di casa, vedo in lontananza il grattacielo del policlinico. Là, 11 anni fa, c’era Milito pieno di elettrodi che stava per diventare interista. Che emozione.

Dio mio, non pensi di esagerare?

Esagerare? Ma tu hai presente che razza di impatto avrà sulla nostra storia questo meraviglioso giocatore che compriamo ormai trentenne dal Genoa e che vivrà un’annata da megasuperstar?

Non la pensavano come te quelli del Pallone d’Oro.

Lascia stare. E’ la più grande ingiustizia della storia dell’umanità. Questo fa una stagione clamorosa, con quattro gol decide le tre partite clou, e manco lo nominano. E’ come se Di Caprio recitasse da dio nei tre più bei film della stagione e l’Oscar lo dessero a Ben Stiller.

Ben Stiller era Messi.

Non lo danno a uno che a livello di club vince tutto – nemmeno lo nominano tra i 23 finalisti, ma si può? – e lo danno a uno che quell’anno ha vinto poco e ha fatto pure un mondiale di merda. Da allora, non credo più ai premi. A nessun premio.

Beh, se vai avanti a vendere così ti danno il Bancarella. Su Ibs.it capeggi le sotto-sotto-sottoclassifiche di sport.

Non mi interessa. Il successo non mi cambierà.

Ma che stronzate dici?

Era per chiudere l’intervista con una frase a effetto.

(18 – continua)

COMUNICAZIONI DELL’AUTORE. Le foto dei lettori che mostrano al mondo il prezioso volumetto arrivano copiose in redazione (cioè alla mia mail) (perché non me la posso tirare un po’?). Questa proviene da… oh cazzo, mi sono dimenticato di chiederglielo. C. inaugura comunque una nuova strada: la foto con l’ebook, e sullo sfondo una meravigliosa prima pagina quantomai a tema. C. ha detto che sulle ali dell’entusiasmo ha ordinato alcuni miei precedenti libri: “Il pugno invisibile-Essere Giovanni Parisi” e “Nutriamole a casa loro-Le nutrie spiegate alle mie figlie”. Grazie C., non so come autografarti il Kindle ma ci penseremo più avanti. Se volete anche voi partecipare a questa simpatica iniziativa, mandate la vostra foto a r.torti@gmail.com e tutta una filiera in crisi per questa merda di virus cinese vi ringrazierà. Ok, ora le info di servizio. Nella sua versione cartacea il libro è presente in libreria a Pavia e Voghera, le due città più importanti del mio piccolo mondo, ed è in vendita on line su Ibs.it e ora anche su Libreria Universitaria, LaFeltrinelli e Unilibro. Poi c’è la versione eBook che è disponibile tipo su Ibs, Amazon, Mondadori Store, Kobo, Libreria Universitaria, Librerie.Coop, Hoepli, Il Libraccio, LaFeltrinelli, Rizzoli e siti del genere o, se volete acquistare in lingua inglese, nientemeno che su Barnes&Noble, se volete acquistare in lingua spagnola BajaLibros.com e se volete acquistare in lingua portoghese Fnac.pt (cioè, se mi arriva un ordine da Setubal muoio felice). Infine, se proprio non ce la fate (e io vi capisco, anzi, vi ammiro per la vostra resistenza: ma lasciatevi andare, vivaddio!, si vive una volta sola) potete scrivere direttamente all’editore, giorgio.macellari@alice.it , e ricevere soddisfazione: nel senso che Giorgio vi spiega la rava e la fava e il libro cartaceo ve lo spedisce anche in un batter d’occhio (dietro pagamento, immagino. Ma non sono affari miei, io scrivo e basta, tutto il resto è noia).

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Maggio 2010-maggio 2020: quanti ricordi, non basterebbe un libro (st. 1, ep. 17)

(ma no dai, in realtà uno basta)

Stagione 1, episodio 17

(città del nord capoluogo di provincia, Fase 2, tempo un po’ così, gente tipo Fase 3, nutrie, zanzare, qualche cimice)

(continua)

Allora, 17 maggio. Parliamone.

Il 17 maggio 1965, a Roma, nascono Corrado Guzzanti e Claudia Koll. Non è buffo?

Scusa, che cazzo c’entra? Parliamo di calcio. Il 17 maggio 2010 tu…

… io mi crogiuolavo nel relax del quinto scudetto consecutivo e mi lasciavo perfondere dall’attesa per la trasferta di Madrid, la cui unica prova era rappresentata da un bonifico, il mio. Non sapevo nulla. Nessuna conferma del volo, del biglietto, di nulla. Manco del bonifico pervenuto. Ma ero fiducioso. Sai, tendo a fidarmi.

Vabbe’. Nel libro, un capitolo è datato 17 maggio. Cosa accadde?

Accadde che l’agenzia Ansa (quindi una fonte parecchio attendibile) scrisse una cosa su Mourinho.

Tipo?

Tipo che se ne sarebbe andato. Avevano accertato che non aveva iscritto i figli alla scuola internazionale l’anno dopo.

Dramma.

Ma no. Se ne parlava da un po’. Io ho sempre trovato ineccepibile questa decisione. Non poteva sopportare un’altra stagione in un postaccio come l’Italia, con quel livello di tensione, con tutta quella prostituzione intellettuale. E difficilmente avrebbe potuto fare di meglio all’Inter. Tanto più facendo il Triplete, immenso, irripetibile.

Il Triplete doveva ancora farlo, però.

Sì, ma in questo lui era una garanzia. Non avrebbe mai mollato un obiettivo così, avrebbe trascinato la squadra fino all’impossibile, come aveva fatto nel corso degli ultimi quattro mesi di stagione.

Mancini, annunciando che ne se sarebbe andato a fine stagione, provocò un po’ di sbracamento generale.

Fu un annuncio un po’ troppo impulsivo. E un po’ troppo anticipato. Quel finale di stagione 2007/2008 fu complicato, oltretutto con Ibra che restò fuori parecchio. Nel 2010 Mourinho non annunciò nulla, non disse nulla. Tenne alta la tensione fino all’ultimo secondo della partita del Bernabeu, anche se si dava ormai per certo che sarebbe andato proprio lì, a Madrid.

Quindi cosa scrivesti sul blog il 17 maggio 2010?

Lo ringraziai di tutto. Gli chiesi solo di fare un ultimo sforzo, per favore. Cinque giorni. Poi ciao, è stato bellissimo, non ti dimenticheremo mai.

Nel libro c’è la tua foto prostrato in avenida Josè Mourinho, a Setubal.

E’ stato come andare a Betlemme, o a Nazareth, una roba così.

La sua frase migliore?

Agli italiani non piace il calcio.

Amen.

Sempre sia lodato.

(17 – continua)

COMUNICAZIONI DELL’AUTORE. Le foto dei lettori che mostrano al mondo il prezioso volumetto arrivano copiose in redazione (cioè alla mia mail) (volevo solo tirarmela). Questa proviene dalla steppa padana in provincia di Pavia, una zona che si affaccia sul Grande Fiume. In questo paesino di poco più di 700 anime, M. C. (che vediamo ritratta in foto) non solo è accorsa ad acquistare il libro, su imbeccata di un amico particolarmente pettinato, ma ha anche stalkerato di brutto un gruppo di concittadini (nei prossimi giorni produrrò le foto dei malcapitati) con minacce irriferibili (“compralo o ti trasformerai in Chiellini” è la meno violenta): Amnesty International si sta occupando del caso. Nel mentre, in paese ho battuto i record di Elena Ferrante e Fabio Volo. Se volete anche voi partecipare a questa simpatica iniziativa, mandate la vostra foto a r.torti@gmail.com e tutta una filiera in crisi per questa merda di virus cinese vi ringrazierà. Ok, ora le info di servizio. Nella sua versione cartacea il libro è presente in libreria a Pavia e Voghera, le due città più importanti del mio piccolo mondo, ed è in vendita on line su Ibs.it e ora anche su Libreria Universitaria, LaFeltrinelli e Unilibro. Poi c’è la versione eBook che è disponibile tipo su Ibs, Amazon, Mondadori Store, Kobo, Libreria Universitaria, Librerie.Coop, Hoepli, Il Libraccio, LaFeltrinelli, Rizzoli e siti del genere o, se volete acquistare in lingua inglese, nientemeno che su Barnes&Noble, se volete acquistare in lingua spagnola BajaLibros.com e se volete acquistare in lingua portoghese Fnac.pt (cioè, se mi arriva un ordine da Setubal muoio felice). Infine, se proprio non ce la fate (e io vi capisco, anzi, vi ammiro per la vostra resistenza: ma lasciatevi andare, vivaddio!, si vive una volta sola) potete scrivere direttamente all’editore, giorgio.macellari@alice.it , e ricevere soddisfazione: nel senso che Giorgio vi spiega la rava e la fava e il libro cartaceo ve lo spedisce anche in un batter d’occhio (dietro pagamento, immagino. Ma non sono affari miei, io scrivo e basta, tutto il resto è noia).

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Maggio 2010-maggio 2020: quanti ricordi, non basterebbe un libro (st. 1, ep. 16)

(ma no dai, in realtà uno basta)

Stagione 1, episodio 16

(città del nord capoluogo di provincia, Fase 2, splende il sole, le nutrie si crogiolano nei fossi)

(continua)

Beh, quindi parliamo del 16 maggio 2010.

Parliamone, altrochè.

Tipo: come ti sentivi?

Alla vigilia, sereno. In fondo andavamo a giocare la partita-scudetto sul campo di una squadra già retrocessa. Di tutte le partite di quel maggio, come dire, sembrava la più facile.

Ricordiamole, le partite.

Nel maggio 2010 giocammo cinque partite (Lazio, Roma, Chievo, Siena, Bayern), di cui solo una a San Siro. Avevamo vinto la Coppa Italia sul campo della Roma avvelenata, dovevamo ancora andare a Madrid a giocarci la Storia. Quindi Siena sembrava giusto una tappa. Questo, alla vigilia.

Poi?

Poi passai un giorno d’inferno. Sentivo salire la tensione e mi chiedevo: se sono teso io che non ho un cazzo da fare se non accendere la tv, quanto saranno tesi loro? Col passare delle ore mi si palesavano scenari sempre più angosciosi. Tipo chessò, che Milito faceva autogol con un passaggio indietro di 80 metri mentre Julio Cesar era andato un attimo in bagno.

Dove l’hai vista?

Il primo tempo a casa, il secondo al giornale. La cosa, scaramanticamente, mi tranquillizzò. Anche la partita scudetto di Siena del 2007, doppietta di Materazzi, e sempre la Roma al secondo posto, la vidi al giornale. Che sfiga.

In che senso?

Ma no, io a quei tempi la domenica non lavoravo mai. Il mio giornale non usciva il lunedì. Quindi la domenica ero sempre a casa, sempre. Ma quel giorno, cazzo!, lavoravo.

E perchè mai, amico mio?

C’era il Papa in visita a Pavia. Si può? Il Papa. Edizione straordinaria, ovvio. L’Inter gioca una partita scudetto dopo 18 anni e io, che non lavoro mai di domenica, proprio quella domenica lì lavoro. L’ho presa come una penitenza. Per aspera ad astra.

E tre anni dopo?

Nel frattempo l’editore decide che il giornale, dopo quasi 140 anni di storia, deve uscire anche il lunedì. Quindi dal 2009 lavoriamo normalmente anche la domenica. E quindi il 16 maggio 2010, come il 22 aprile 2007, sono al giornale. Scaramanticamente, dicevo, mi sento meglio.

E “normalmente”?

Non sto nella pelle. Abbiamo preso un paio di rischi atroci, di cui uno a partita appena iniziata. Poi abbiamo avuto dieci palle gol. Niente, non entra mai. Curci le prende tutte, qualcosa sbagliamo noi, Supermario prende una traversa in rovesciata che urla vendetta.

Poi arrivi al giornale, inizia il secondo tempo…

… e la palla non entra lo stesso. Fino a quando la decidono due argentini. Combinazione Milito-Zanetti-Milito, una ruba fulminea, un micro-arrembaggio. Tic-tac. Gol.

Gol?

No. In effetti: gaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa.

E poi?

Ho aspettato la fine, in piedi, davanti al televisore. Io ho tirato un sospirone e bòn, ho iniziato a lavorare. A Siena, in campo, invece piangevano tutti. Era un’altra fetta di tensione – la tensione di mesi – che si poteva liberare, finalmente.

Era il compleanno di Moratti.

Gli voglio molto bene. Sono stato contento più per lui che per me, in quei giorni meravigliosi.

E il libro, scusa?

Questo guasto nell’algoritmo di Ibs.it mi sta dando grandi soddisfazioni.

E quindi?

Boh, niente, me la tiro. Aspetto che mi chiamino dal premio Strega. E io risponderò: no, mi spiace, la sera non voglio rotture di coglioni.

(16 – continua)

COMUNICAZIONI DELL’AUTORE. Le foto dei lettori che mostrano al mondo il prezioso volumetto arrivano copiose. Questa proviene dalla zona costiera della Toscana più toscaneggiante (non voglio identificare troppo la persona: diciamo che alla città in questione non sta particolarmente simpatica Pisa) ed è assolutamente a tema, visto che oggi di ricordi toscani si parla. L’amico G. – interista intellettuale alto di gamma – si nasconde dietro il capitolo dedicato a Chelsea-Inter, scelta casuale ma molto evocativa. Se volete anche voi partecipare a questa simpatica iniziativa, mandate la vostra foto a r.torti@gmail.com e tutta una filiera in crisi per questa merda di virus cinese vi ringrazierà. Ok, ora le info di servizio. Nella sua versione cartacea il libro è presente in libreria a Pavia e Voghera, le due città più importanti del mio piccolo mondo, ed è in vendita on line su Ibs.it e ora anche su Libreria Universitaria. Poi c’è la versione eBook che è disponibile tipo su Ibs, Amazon, Mondadori Store, Kobo, Libreria Universitaria, Librerie.Coop, Hoepli, Il Libraccio, Rizzoli e siti del genere o, se volete acquistare in lingua inglese, nientemeno che su Barnes&Noble, se volete acquistare in lingua spagnola BajaLibros.com e se volete acquistare in lingua portoghese Fnac.pt (cioè, se mi arriva un ordine da Setubal muoio felice). Infine, se proprio non ce la fate (e io vi capisco, anzi, vi ammiro per la vostra resistenza: ma lasciatevi andare, vivaddio!) potete scrivere direttamente all’editore, all’indirizzo mail giorgio.macellari@alice.it , e ricevere soddisfazione: nel senso che Giorgio vi spiega la rava e la fava e il libro cartaceo ve lo spedisce anche (dietro pagamento, immagino. Ma non sono affari miei, io scrivo e basta, tutto il resto è noia).

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Maggio 2010-maggio 2020: quanti ricordi, non basterebbe un libro (st. 1, ep. 15)

(ma no dai, in realtà uno basta)

Stagione 1, episodio 15

(città del nord capoluogo di provincia, Fase 2, interno giorno o notte, boh, umidità al 110 per cento, pioggerellina, zanzare)

(continua)

Cos’è ‘sta cosa delle foto di fighe? Hai dato una svolta pop? Sembra di essere nell’abitacolo di un camionista.

Guarda, una delusione. Uno scrive un post al giorno per motivi celebrativi e autopromozionali, e il post che circola di più è quello che apre con le zinne di Anna Falchi. Cioè, che ma che gente siamo? L’uomo – il maschio, intendo – è un animale.

E quindi insisti.

No, vabbe’. In parte perché sono un maschio, cioè un animale. E poi perché sono attento alle reazioni dei social. Qui vado un po’ sul cerebrale, cioè con Scarlett Johannson vestita, anche se non completamente. Del resto la cito per due volte nel libro, non è una scelta a caso. Scarlett (link) Lost in traslation (link) Tokyo (link) me. Vedi? Anche Anna Falchi ieri non era stata messa a caso. Il suo spogliarello per la Lazio campione d’Italia è stato secondo, quanto a bellezza, solo alle facce degli juventini al gol di Calori.

E’ possibile che parli sempre di Juve?

E’ più forte di me.

Parliamo un po’ del 15 maggio 2010. Cosa accadde?

In realtà nulla. L’Inter andava a Siena il giorno prima della partita. A me invece la mail fece “plin”.

Plin?

Era arrivata la conferma di Jakala: ero nella lista per Madrid.

Hai pianto di gioia?

Beh, ero contento, certo. Sai, la commozione poi si stempera in fretta quando, già alla terza-quarta riga della mail, comincia a comparire una cifra in euro e un codice di 27 caratteri che compongono l’International Bank Account Number.

Scusa?

L’Iban.

Ah, ecco. Hai speso tanto?

No, per quello che avrei visto direi che è stato un prezzo stracciato. Un regalo. Al momento fa impressione, poi fai due clic e via.

Lo rifaresti?

Ma che cazzo di domanda è? Fai uso di sostanze psicotrope? Lo rifaresti, sant’iddio, ma pensa te.

(15 – continua)

COMUNICAZIONI DELL’AUTORE. Dopo un giorno di pausa, piovono foto dei lettori che mostrano al mondo il prezioso volumetto. Questa arriva dalle lande settentrionali di una regione particolarmente inospitale: la Lombardia. Ecco, dalla prigionia, irriconoscibile ai più (prima del lockdown era molto più curato, un bèl umèt), la foto di A. sorridente dopo lettura di questo tomo nerazzurro. Se volete anche voi partecipare a questa simpatica iniziativa, mandate la vostra foto a r.torti@gmail.com e tutta una filiera in crisi per questa merda di virus cinese vi ringrazierà. Ok, ora le info di servizio. Nella sua versione cartacea il libro è presente in libreria a Pavia e Voghera, le due città più importanti del mio piccolo mondo, ed è in vendita on line su Ibs.it e ora anche su Libreria Universitaria. Poi c’è la versione eBook che è disponibile tipo su Ibs, Amazon, Mondadori Store, Kobo, Libreria Universitaria, Librerie.Coop, Hoepli, Il Libraccio, Rizzoli e siti del genere o, se volete acquistare in lingua inglese, nientemeno che su Barnes&Noble, se volete acquistare in lingua spagnola BajaLibros.com e se volete acquistare in lingua portoghese Fnac.pt (cioè, se mi arriva un ordine da Setubal muoio felice). Infine, se proprio non ce la fate (e io vi capisco, anzi, vi ammiro per la vostra resistenza: ma lasciatevi andare, vivaddio!) potete scrivere direttamente all’editore, all’indirizzo mail giorgio.macellari@alice.it , e ricevere soddisfazione: nel senso che Giorgio vi spiega la rava e la fava e il libro cartaceo ve lo spedisce anche (dietro pagamento, immagino. Ma non sono affari miei, io scrivo e basta, tutto il resto è noia).

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Maggio 2010-maggio 2020: quanti ricordi, non basterebbe un libro (st. 1, ep. 14)

(ma no dai, in realtà uno basta)

Stagione 1, episodio 14

(città del nord capoluogo di provincia, Fase 2, interno giorno o notte, boh, umidità al 110 per cento, occhiali appannati causa Covid)

(continua)

Parliamo del 14 maggio?

Quale?

Va bene, ok. 14 maggio 2000.

Figurati, io parlerei anche del 30 aprile 2000.

Però non fare atti di autoerotismo, d’accordo? Siamo in fascia protetta.

Terzultima giornata, i gobbi hanno lo scudo in tasca. Cinque punti di vantaggio sulla Lazio. Che vince in casa col brivido con il già retrocesso Venezia, mentre la Juve prende due pere a Verona. Goduria.

Vabbe’, gliele rimanevano due.

Nella penultima giornata vincono entrambe: la Lazio a Bologna, la Juve in casa con il Parma facendosi la cacca addosso (al Parma, che te lo dico a fare, annullano un gol regolarissimo) . All’ultima giornata, il 14 maggio 2000, la Lazio ospita la Reggina già salva. La Juve va a Perugia, già salvo, in corsa per l’Intertoto.

E’ una battuta.

Ovvio. Il resto è storia. Rompono i coglioni a noi con il 5 maggio quando loro hanno avuto un 14 maggio con i controfiocchi. Quella tempesta che si è abbattuta su Perugia ha un qualcosa di divino. The perfect storm.

Parliamo del 14 maggio 2010, sennò scade il tempo.

Il 14 maggio 2010 accadde una cosa bellissima. Migliaia di persone, accalcate, assembrate, ansimanti, eccitate ma regolate da meccanismi studiati sul posto, si accamparono intorno a una banca, a Milano, per comprarsi un sogno.

Il biglietto della finale di Madrid.

Anche lì, come a Perugia 10 anni prima, si scatenò un temporalone pauroso. Ma gli stoici sognatori resistettero alle intemperie. Tende, tele cerate, sacchi a pelo. Mancava solo il sergente Hartman. Passò anche Moratti a salutare. Il 15, era un sabato, la banca aprì di primo mattino. Entrarono tutti con ordine. Uscirono con 5mila biglietti.

Ne parli nel libro?

Sì, avevo un inviato sul posto. La sua pettinatura non si scompose nemmeno dopo il tornado.

A proposito, come va il libro?

L’algoritmo fallato continua a fallare.

Ma è stupendo!

Peccato per questa merda di Covid. Mi tocca ritirare il Nobel via Skype.

Anche il Premio Strega.

Ah, vabbe’, che cazzo me ne frega di questi premiucoli. Mando Bartolini a ritirarlo.

(14 – continua)

COMUNICAZIONI DELL’AUTORE. La fase 2 di questo libro è iniziata. Oggi non mi è arrivata neanche una foto del lettore del giorno: cioè, sono secondo nella duecentesima sottocategoria di Ibs, adesso fate i timidi? Se volete anche voi partecipare a questa simpatica iniziativa, mandate la vostra foto a r.torti@gmail.com e sarete coinvolti in questo coraggioso progetto editoriale, un sostegno a una filiera in crisi per questa merda di virus cinese. Ok, ora le info di servizio. Dunque. Nella sua versione cartacea il libro è presente in libreria a Pavia e Voghera, le due città più importanti del mio piccolo mondo, ed è in vendita on line sul noto sito specializzato Ibs.it. Poi c’è la versione eBook che è disponibile tipo su Ibs, Amazon, Mondadori Store, Kobo, Librerie.Coop, Hoepli, Il Libraccio, Rizzoli e siti del genere o, se volete acquistare in lingua inglese, nientemeno che su Barnes&Noble, se volete acquistare in lingua spagnola BajaLibros.com e se volete acquistare in lingua portoghese Fnac.pt (cioè, se mi arriva un ordine da Setubal muoio felice). Infine, se proprio non ce la fate (e io vi capisco, anzi, vi ammiro per la vostra resistenza: ma lasciatevi andare, vivaddio!) potete scrivere direttamente all’editore, all’indirizzo mail giorgio.macellari@alice.it , e ricevere soddisfazione: nel senso che vi spiega la rava e la fava e il libro cartaceo ve lo spedisce anche (dietro pagamento, immagino. Ma non sono affari miei, io scrivo e basta, adoro queste forme di snobismo intellettuale).

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Maggio 2010-maggio 2020: quanti ricordi, non basterebbe un libro (st. 1, ep. 13)

(ma no dai, in realtà uno basta)

Stagione 1, episodio 13

(città del nord capoluogo di provincia, Fase 2, interno giorno o notte, boh, umidità al 110 per cento, escursione termica rispetto al giorno prima tipo 20-25 gradi)

(continua)

Oggi è il 13 maggio. Cosa succedeva il 13 maggio 2010?

Mah, niente di che. Mancavano 3 giorni alla partita-scudetto in trasferta e 9 giorni alla finale di Champions League. La Juve voleva indietro lo scudetto 2006 e formalizzava la sua richiesta, la numero boh di centomila formalizzate tra il 2007 e il 2020, tutte a vuoto.

E tu?

Io aspettavo l’ok per Madrid. Tipo che ero in fibrillazione totale. Mi sembra normale.

E oggi? Hai ripreso gli allenamenti individuali?

Sì, un vicino di casa mi ha chiesto l’autografo.

Megalomane.

No, ti spiego. Avevo la bandana tipo mascherina tirata su fin sotto gli occhi, potrebbe non avermi riconosciuto. Si avvicina e mi fa: complimenti, ammiro molto i fratelli Cohen.

Scusa?

Mi aveva scambiato per John Goodman.

Sei ingrassato?

Molto. Mi ci vorranno mesi per smaltire i chili del lockdown, forse anni. Forse non ce la farò mai.

Sei stato anche tu vittima della frenesia da farina e lievito?

Guarda che è molto bello fare ‘ste cose. Certo, poi non dovresti mangiarle tutte a nastro.

Parliamo d’altro. Come va il tuo libro?

Molto bene, a dar retta a Ibs.

Cazzo, figata!

Mah, secondo me è un errore di un qualche algoritmo fallato. Comunque ho fatto lo screenshot e lo conservo tra i ricordi più cari.

“In commercio dal 5 maggio 2020”. Sei un genio.

Nulla è lasciato al caso. Vuoi un autografo anche tu?

(13 – continua)

COMUNICAZIONI DELL’AUTORE. La fase 2 di questo libro è iniziata. L’afflato con cui state accaparrandovi questo prezioso oggettino è commovente. Nella foto L., travestito da rapinatore di farmacie, mostra il libro che sta scalando le classifiche. L. tra l’altro è autore di un prezioso frammento del libro: la mia foto con Milito l’ha scattata lui ad Appiano. Avanti, non siate timidi! Se volete anche voi partecipare a questa simpatica iniziativa, mandate la vostra foto a r.torti@gmail.com e sarete coinvolti in questo coraggioso progetto editoriale, un sostegno a una filiera in crisi per questa merda di virus cinese. Seguono istruzioni. Dunque. Nella sua versione cartacea il libro è presente in libreria a Pavia e Voghera, le due città più importanti del mio piccolo mondo, ed è in vendita on line sul noto sito specializzato Ibs.it. Poi c’è la versione eBook che è disponibile tipo su Ibs, Amazon, Mondadori Store, Kobo, Librerie.Coop, Hoepli, Il Libraccio, Rizzoli e siti del genere o, se volete acquistare in lingua inglese, nientemeno che su Barnes&Noble, se volete acquistare in lingua spagnola BajaLibros.com e se volete acquistare in lingua portoghese Fnac.pt (cioè, se mi arriva un ordine da Setubal muoio felice). Infine, se proprio non ce la fate (e io vi capisco, anzi, vi ammiro per la vostra resistenza) potete scrivere direttamente all’editore, alla mail giorgio.macellari@alice.it , e ricevere soddisfazione: nel senso che vi dà tutte le info e il libro cartaceo ve lo spedisce anche (dietro pagamento, immagino. Ma non sono affari miei, io scrivo e basta, adoro queste forme di snobismo intellettuale).


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