Due pareggi in due trasferte, quattro punti lasciati per strada, la vetta della classifica già ceduta al Napoli di Antonio Conte che, non a caso, non farà le coppe. Nessuna crisi, nessun allarme, soltanto un messaggio per Simone Inzaghi: col turnover l’Inter non è più la squadra ammazzacampionato.
E’ l’inizio di un articolo del Fatto (dell’altro ieri: nel frattempo la testa della classifica se l’è presa l’Udinese, un’altra che non a caso non fa le coppe) e mi ha incuriosito la sentenza: col turnover l’Inter non è più la squadra ammazzacampionato. Nel senso che il campionato lo vinceremmo solo schierando la formazione tipo per 38 partite, più tutte quelle di coppa (sicure, fino a gennaio compreso, sono tipo altre 13 o 14) (e gennaio è solo a meta stagione)?
Sulla faccenda del turnover bisognerà intendersi, anche tra noi tifosotti. Se vogliamo arrivare vivi fino a luglio, il turnover dovremo farlo eccome, sempre sperando che nessuno si faccia seriamente male. Quindi, il turnover diventa in un certo modo strutturale. Noi – noi tifosotti, intendo – dobbiamo cambiare modo di pensare. A cominciare da “e che cazzo, ma proprio col Monza vai a fare il turnover!” che, giuro, ho sentito risuonare al bar qui sotto. Al che stavo per andare al banco, a torso nudo, a dirgli
“Hai ragione, dovevamo farlo col City o col Milan, due squadracce, perchè il Monza va trattato con rispetto. Correa lo devi mettere col Milan, non col Monza. Juve merda, hip hip urrà!”
e avrei preso il boccale della sua birra media e me lo sarei scolato in un sol gollone, uscendomene insalutato ospite e ruttando battendomi il petto tipo Tarzan. Ma non l’ho fatto. Perchè ecco, nel tris di partite Monza + City + Milan, fossi stato Inzaghi avrei fatto la stessa cosa: il turnover, pesante, nella prospettiva di dover affrontare due partite toste nei successivi sette giorni. E molte altre volte succederà. E forse, a rosa completa, il turnover – se per turnover intendiamo almeno 2-3 varianti alla ipotetica formazione tipo – dovrebbe diventare la regola e la formazione tipo l’eccezione.
Se proprio, da puro tifosotto, un consiglio mi venisse richiesto, ecco, io eviterei di lasciare fuori tutti insieme i pilastri della squadra. Considerando che Lautaro è come se non ci fosse stato, il fatto che a Monza mancassero anche Barella e il turco ha tolto all’Inter tutti quei go-to-guy che sono il naturale punto di riferimento in campo. Se hai il pallone, alzi la testa, pensi di darlo a uno di loro tre e loro tre non ci sono, beh, è un problema.
Però faccio quest’appello: basta parlare del turnover come fosse un pegno da pagare o una maledizione biblica. In una stagione come questa, che terminerà a luglio, è l’unico modo per rimasere in piedi. Va fatto con criterio e va accolto – parlo di noi – senza isterismi. Se poi fosse un problema insormontabile cambiare due, tre o quattro giocatori a partita, beh, allora un po’ ha ragione il Fatto: il campionato non lo ammazzeremo.