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And though the news was rather sad
well, I just had to laugh
Per passare sarebbe servito un miracolo, un bonus cui forse non potevamo avere diritto dopo i tre pali del Liverpool. Ma anche vincere ad Anfield (per la prima volta nella nostra storia) è stato un piccolo miracolo, in dieci per più di mezz’ora, senza Barella, senza De Vrij, senza Brozo negli ultimi 20′, con Vecino, Gagliardini, Vidal, D’Ambrosio e Correa in campo, cioè cinque riserve su dieci. Ed è stata una mezz’ora emozionante, perchè di riffa o di raffa ce la siamo giocata fino al 95′, senza mai smettere di crederci. Quando l’arbitro ha fischiato la fine, qualche giocatore del Liverpool ha esultato. Il che la dice lunga.
Ora, non è il caso di fare troppa epica su una eliminazione agli ottavi di Champions che mandiamo giù con lo zuccherino di un successo inutile ma storico e comunque bello, perchè vincere ad Anfield è bello, battere il Liverpool in trasferta (là dove perdono pochissimo) è bello, poche storie. Anche quest’anno salutiamo l’Europa con un certo anticipo, condannati in premessa da un sorteggio di merda (era meglio l’Ajax). Ma le due partite con il Liverpool ci rimettono al nostro posto, là in alto, tra le big. Due partite così ci confermano che sì, ci possiamo stare. Il Liverpool è più forte di noi e ha una rosa il doppio della nostra. Ma gli abbiamo fatto trascorrere 165′ minuti che forse nemmeno loro si aspettavano. Peccato per gli ultimi 15′ di San Siro, un po’ di sfiga e un po’ di mollezza, in un attimo svaniscono i sogni, specie se non sei più abituato ad averne di così.
I tre pali del Liverpool (più due salvataggi strappamutande) compensano il rimpianto per una partita che poteva anche andare meglio e quei 120 secondi di pensieri stupendi tra il gol di Lautaro e l’espulsione di Sanchez, quando tutti ci siamo detti “Wow! Perché no?” sognando l’impossibile. 120 secondi lisergici cui sono comunque seguiti 30 minuti consapevoli e ruvidi. Giusto quella ruvida consapevolezza che ci dovrà guidare nelle undici partite che rimangono del campionato, più una (e magari due) di Coppa. L’Inter ad Anfield si è assunta una bella responsabilità: noi siamo questi. Dieci giorni fa vagolavamo per Marassi, poche ore fa sguainavamo gli zebedei a Liverpool. Noi tifosotti diamo per assodata la svolta. Indietro non si torna (si dice così, no?)