Al di là di ogni possibile rilievo tecnico, tattico, statistico e psicopatologico su questa Inter-Juve, c’è un dato immateriale ma molto veritiero che rende inaccettabile a priori questo risultato per un qualsiasi interista: che a 20 minuti dalla fine stavamo vincendo 4-2 e avevamo sbagliato almeno quattro occasioni clamorose per fare il quinto, e magari il sesto, e magari boh, chissà. Insomma, se al 70′ il risultato fosse stato 5-2 o 6-2 non ci sarebbe stato niente da dire. Dal 35′ al 70′ abbiamo avuto la partita in mano, stradominandola e buttando via in maniera scellerata l’enormità di palle gol che abbiamo visto tutti. 35 minuti di potenza e spreco preceduti e seguiti da due quarti d’ora in cui invece ci siamo assentati dalla gara e ci siamo astenuti dal difendere, due cosette imprudenti. Dicono sia stata una partita strepitosa, divertente, otto gol, belle azioni, occasioni a raffica. Lo dicono tutti tranne gli juventini, che comunque possono festeggiare l’atto di aver portato a casa il culo in maniera inattesa. E tranne gli interisti, che dietro i frizzi e i lazzi vedono i contorni di una mezza tragedia.
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Prendi pregi e difetti dell’Inter di questi primi due mesi e mezzo di stagione, moltiplicali per due (o anche per tre) ed eccoti rappresentata la partita. L’Inter ha fatto quattro gol (due su azione, due su rigore) alla Juve che nelle precedenti otto partite se aveva subito uno (su rigore), e gliene avrebbe potuti fare cinque o sei, a stare stretti: quindi, in teoria, potremmo anche dire che in attacco ci siamo. Ma è così? Si può dire che ci siamo se segniamo quattro gol e non vinciamo la partita? Si può dire che ci siamo che segniamo quattro gol ma ne sbagliamo altrettanti (limitandoci alla categoria “occasioni clamorose”)? Come si fa a segnare 4 gol e a prendere la Juve a pallate per 35 minuti e non vincere?
Avessimo vinto 5-4 o 6-4 adesso saremmo qui a parlare di pazza Inter e – come dice il signor Wolf in Pulp Fiction – a farci i pompini a vicenda. Ma abbiamo pareggiato 4-4 e usciamo con le ossa rotte e le palle girate da una partita in cui abbiamo segnato 4 gol alla Juve, quattro!, uno sciupìo epocale. Non abbiamo vinto una partita in cui la Juve ci ha regalato due rigori, prendendo a calci gente che passava per l’area. Non abbiamo vinto questa partita.
Del resto, vincere partite in cui subisci 4 gol è difficile. Serve segnarne almeno 5, che statisticamente non capita spesso. Abbiamo preso quattro gol su azione, con nessuna prodezza, niente che li rendesse in qualche modo inevitabili. Abbiamo preso 4 gol dove, al netto della bontà delle azioni e delle conclusioni avversarie, prevale nettamente il peso dei nostri errori (a volte anche più di uno nella stessa azione). Centrocampo che fa poco filtro, difesa piazzata male, movimenti lenti, portiere poco reattivo: quattro tiri quattro gol, cioè un disastro.
13 gol subiti in 9 partite di campionato, quando lo scorso anno ne abbiamo subiti 22 in 38 partite. Difesa piazza male, dicevamo: oh, sono gli stessi dello scorso anno. Gli stessi che i gol non li prendevano mai. Adesso li prendono all’ingrosso. C’è evidentemente un problema di testa che va seriamente affrontato: il reparto non è sicuro di sè, non si sente protetto, non si protegge. Anche il modo con cui ci si impanicava ogni volta che Conceiçao jr prendeva palla – uno dei rari giocatori in grado di uscire da soliti schemi – mi è sembrato un palese indice di insicurezza: basta un dribblomane svelto di piede per farti andare totalmente in palla? Quelli della nostra difesa giocano insieme da più stagioni, minimo due. Come si sia originata questa involuzione resta un mistero. Così come è misterioso il meccanismo mentale con cui quasi ti astieni dal tirare il colpo di grazia alla Juve, una volta, due volte, tre volte, quattro volte, mah, a un certo punto ho smesso di contare. Anche perchè del premio Fair Play non me frega un cazzo: potevamo sminuzzarli e invece siamo qui con un 4-4 che ci fa tornare a picchi di svagatezza e autolesionismo che parevano lontani.
(nell’angolo Podcast, giunto nel frattempo all’episodio #82, con il mio socio ex aspirante pensionato (ora effettivamente in quiescenza), il mitico Max, attendiamo sempre i vostri vocali al numero dedicato Whatsapp 351 351 2355. Cosa ci dovete dire? Quello che volete. Se riuscite a stare nel tema – l’Inter, il calcio, la vita – va bene. Se non ci riuscite, va bene lo stesso. Pavia? Gli 883? Siamo qui apposta.
(il podcast, oltre che su Spreaker – il cui player trovate qui sul blog – lo potete ascoltare anche su Spotify, Audible, Apple Podcast, Google Podcast e tutte le principali piattaforme. Non lo trovate? Prendete appunti – non è difficile – : scrivete “Settore” o “interismo moderno” nell’apposito campo e per incanto vi apparirà. E’ la tecnologia, bellezza, e non possiamo farci niente)