Sull’effetto Supercoppa, beata ingenuità, un po’ ci contavo. Vincere un trofeo piallando il Milan mi sembrava una di quelle cose che potevano farti solo bene. Piacere, fiducia, endorfina, sogni proibiti, una bottarella all’autostima dopo tanti alti e bassi. Se c’è stato un effetto, dev’essere però svanito già nel tragitto tra lo stadio e l’aeroporto di Riad, mentre sul prato gli addetti rastrellavano coriandoli e brandelli di milanisti. Al ritorno alla normalità – Milano, San Siro, campionato, Empoli (sbadiglio) – abbiamo sfoderato l’atteggiamento migliore per prendersi una tranvata che non ha niente di salutare, ma fotografa purtroppo quello che sa essere l’Inter: la spumeggiante trionfatrice di Supercoppa oppure, a stretto giro, una indistinta teoria di personaggi – giocatori, staff tecnico, società – da prendere a calci in culo, come avrebbe detto Lippi, non sapendo nemmeno da dove incominciare. Tutto nell’arco di cinque giorni. Non cinque settimane o cinque mesi: cinque giorni.
Non che una sconfitta in più o in meno, a questo punto, cambi più di tanto le cose, ma averne messe insieme in campionato 6 nel solo girone d’andata ci inchioda ormai – anche statisticamente – a una dimensione definitiva: dobbiamo giocarcela per un posto tra il secondo e il quarto, stop, e adesso che la Juve è (momentaneamente? chi può dirlo?) sparita dalle zone nobili ci accorgiamo che non sarà una passeggiata, perchè sono tutte lì ad aspettare che ne perdiamo altre sei nel ritorno per guadagnarsi la qualificazione in Champions più facile di sempre.
Gli ultimi cinque giorni ci dipingono alla perfezione, elencando tutto quello che sappiamo fare in meglio e in peggio: giocatori una volta scintillanti e vittime delle proprie paturnie la volta successiva (e va anche bene, perchè ne abbiamo di scarsi/impresentabili sempre), un allenatore che una volta le azzecca tutte e la volta dopo nemmeno una, una società che brilla per stile e lungimiranza salvo poi incartarsi nella gestione di casi singoli o di ordinarie strategie.
Tiriamo una riga a metà stagione. Supercoppa a parte, com’è andata? Una Champions da 8 e un campionato da 4. Un campionato dove in fondo ne hai vinte 12 su 19, neanche male, ma appunto ne hai perse 6, un’enormità irrimediabile. Un campionato dove hai fatto 24 punti in 10 partite in casa (saremmo secondi) e 13 in 9 partite in trasferta (saremmo ottavi) con l’incredibile cifra di 20 reti subite, un’altra evidenza che ci ridimensiona parecchio.
Fuori casa ne abbiamo presi tre dalla Lazio, dal Milan e dall’Udinese, ma anche dalla Fiorentina (qui, almeno, vincendo 4-3) e dal Barcellona (3-3). Ne abbiamo presi due dalla Juve, dal Monza (2-2), dall’Atalanta (anche qui, almeno, vincendo 3-2) e dal Bayern. Fanno nove partite stagionali, a metà del cammino, in cui siamo tornati da una trasferta con due o tre reti sul groppone. Nove trasferte sulle 12 disputate tra campionato e Champions. Solo una volta su 12 non abbiamo subito gol, a Plzeň. E dove vogliamo andare con una squadra diventata così vulnerabile?
La Supercoppa ci ha fatto trascorrere qualche giornata tranquilla. Poi una sera accendiamo la tv e vediamo un mezzo sfacelo: il capitano Skriniar che fa due falli alla Chuck Norris e viene espulso al 40′ (può essere spensierato uno che non sa dove giocherà tra una settimana?), Dumfries che da titolare fisso è passato a diciottesima scelta, Inzaghi che ha Dumfries e Gosens in panca e fa entrare Bellanova (condannandolo al classico massacro del laterale, nella miglior tradizione di San Siro), Lukaku che ha la forma di uno tornato il giorno prima dalle vacanze estive (solo che siamo quasi a febbraio), Barella con i nervi a fior di pelle, Correa con gli occhi da cerbiatto (vabbe’, i soliti), eccetera eccetera, e una squadra in balìa dei contropiedi dell’Empoli.
Tempo di resettare, va da sè, non ne abbiamo. Giocheremo tre partite in otto giorni (Cremonese, Atalanta in Coppa Italia, Milan) per le quali sarebbe necessaria l’Inter di Supercoppa, non la sua versione Wish di ieri sera. Spero che una brutta nottata l’abbiano passata anche i milanisti: “Ma se l’Inter ci ha asfaltati in Arabia e l’Empoli ha asfaltato l’Inter, quanto potremmo perdere con l’Empoli? Diciassette a zero?”