
A parte il veloce e temporaneo affaticamento muscolare del turco (che a 29 anni e mezzo è ancora un ragazzino), i primi acciacchi/problemi stagionali dei giocatori dell’Inter – e non siamo ancora arrivati nemmeno alla fine di settembre – hanno riguardato molti dei nostri Grandi Anziani. Sanchez in Cile l’hanno trovato un po’ sbattuto (anemia, ma sembrerebbe essersi rimesso in bolla), Cuadrado ha male al tendine e ora ad Arnautovic è saltato il primo muscolo 2023/24.
Se la questione in generale la possiamo definire meno che sorprendente (gli anziani sono sempre pieni di malanni) (io per esempio ho la sinusite a mesi alterni), mi piacerebbe sapere se all’Inter pensavano seriamente di sfangarla con un reparto attaccanti composto da quattro giocatori, due dei quali 34enni e piuttosto usurati. Al 25 settembre abbiamo già il primo lungodegente (Arna starà fuori due mesi, forse) (il geriatra lo rivaluterà a inizio novembre) e quindi la panchina degli attaccanti si è già ridotta del 50 per cento: l’unica riserva dei due splendidi 26enni è un 34enne anemico e permaloso.
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Mentre da fuori ci dicono che in Italia abbiamo la rosa migliore di tutti e noi un po’ ce ne convinciamo, la realtà è che ci sono delle magnificenze e delle criticità. Tra le prime, spicca una fascia destra (Dumfries, Cuadrado, Pavard, Darmian) che non ce l’ha manco il City, seguita da un centrocampo piuttosto extralusso, diciamolo, nonostante la cessione di Gagliardini. Tra le seconde, spicca l’attacco. E dove si concentrano gli infortuni? Eh, indovina.
La cosa sta generando una situazione piuttosto divertente, perchè è partito il toto-quarto attaccante. Soluzione svincolato (smentita, pare, dalla società): spiccano i nomi del Papu Gomez (diciamo non proprio la controfigura fisica di Arna), Stefano Okaka (34 anni, età che porta male), Fabio Quagliarella (40), Felipe Caicedo (abbiamo già dato, comunque ne fa 35) e Simone Zaza (32). C’è anche un’ipotesi Emilio Butragueño (60), ma sembra piuttosto fantasiosa.
Poi ci sono due soluzioni interne. La prima: usare alla bisogna Mkhitaryan (oh, 34), Klaassen o Frattesi in attacco, visto che hanno una certa propensione naturale a centrare la porta. La seconda: coprire il buco con un Primavera, nel caso specifico Amadou Sarr, classe 2004.
Sarà che sono anziano (ho anche la spina calcaneare), ma l’ipotesi Sarr mi riporta indietro di molti e molti anni, quando le rose delle squadre arrivavano max a 16-18 giocatori e se un reparto andava in crisi si pescava davvero nella Primavera e si davano chance a ragazzi che oggi manco se le possono sognare. Da bambino ho assistito a San Siro ai debutti di attaccanti sconosciuti: Cesati (gol all’esordio), Serena (gol all’esordio), Chierico (niente gol, ma un testone di riccioli rossi che spiccava sulla fascia), per non dire del mio amico Cerilli, non all’esordio ma quasi, Mvp di un’Inter-Lazio da leccarsi i baffi. Emozioni forti, semplici, belle.
L’opzione Sarr, in combinazione con l’opzione “nel frattempo metto uno che magari tira in porta”, consentirebbe al nostro amico del 2004 di fare esperienza con la prima squadra, cioè accomodarsi in panchina, vedere la partita gratis e sperare in quello 0,1% di probabilità che Inzaghi gli faccia giocare 5 minuti. Oh, magari mi sbaglio (e ne sarò contento). Ma il calcio non è un paese per i troppo giovani, e l’Inter ancora meno.