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A soli tre giorni dalla prima amichevole ufficiale, e a soli 27 dalla prima partita di campionato, l’Inter non ha i portieri. Ora, la cosa fa abbastanza ridere. Non so, tipo che uno invita gli amici all’inaugurazione della sua nuova casa: “Oh, complimenti, ma che figata questo enorme terrazzo con i muri attorno”, “Ehm, questo è il soggiorno”, “Cioè, scusa, non hai il tetto?” “Ehm, no”.
“Ehm, no” è la risposta che immagino riceverei, chessò, da Marotta se lo incontrassi in giro per Pavia. “Scusa Beppe, ma non abbiamo ancora preso i portieri?” “Ehm, no”. “E poi, scusa, cosa ci fai qui a Pavia? Non vai in Giappone?”. Vabbe’, ma questi non sono cazzi miei. Dei cazzi miei, intendo dire nostri, di tifosotti medi, fa invece parte il monitoraggio della situazione della squadra per cui stoltamente trepidiamo. E la situazione farebbe abbastanza ridere se invece non fosse terribilmente preoccupante. Cioè, non è che ci manca un quinto centrale o un settimo centrocampista per aumentare le rotazioni. No, ci mancano due portieri su tre. E abbiamo solo il terzo, oltretutto.
E’ spaventoso: 40 giorni fa eravamo in finale di Champions e ora non abbiamo i portieri. E’ come se Spielberg prendesse l’Oscar e 40 giorni dopo non avesse manco una Super 8. So già che presto, molto presto, potrei alzarmi di scatto tutto sudato in piena notte urlando:
“Ahhhh! Attaccano! ATTACCANO! Chi va in porta?”
Ma tutti mi dicono di stare calmo, che è questione di giorni, forse di ore. Ne stiamo trattando un casino, c’è solo l’imbarazzo della scelta. Boh, sarà vero? Mi sono documentato. Ecco, in breve, la situazione.
Yann Sommer. Svizzero, portiere di talento ed esperienza, 35 anni a dicembre, non costa nemmeno tanto e verrebbe volentieri all’Inter per rinverdire i fasti di Ciriaco Sforza. La storia dell’incasinata clausola con il Bayern e dei relativi problemi burocratici è una colossale palla: in realtà, Marotta aveva scritto male il suo nome su un pizzino e Ausilio ha trattato per venti giorni con Andy Summers, il chitarrista dei Police.
Anatolij Volodymyrovyč Trubin. Compie 22 anni tra pochi giorni ed è fortissimo. Lui verrebbe all’Inter facendosi a piedi il percorso tra Donetsk e Appiano Gentile. Beh, e quindi? C’è purtroppo qualche problema nelle trattative: lo Shakhtar vuole 32 milioni più bonus, l’Inter offre la nuda proprietà di Correa, un abbonamento al secondo arancio e un buono spesa all’Auchan di Cesano Boscone.
David De Gea. Sembrerebbe la soluzione più naturale. 32 anni, quasi 33, in uscita dal Manchester United per fare posto a Onana (sospiro), grande esperienza internazionale, parametro zero. Wow. Peccato per quei 127 gol subiti nelle ultime due stagioni e per i 12 milioni di stipendio netto, due difettucci che lo rendono appetibile come una stufa a pellet nel deserto del Wadi Rum.
Keylor Navas. A dicembre fa 37 anni, un ragazzino. E’ sembrato molto interessato all’offerta dell’Inter corredata da un sontuoso bouquet di benefits, tra cui l’abbonamento Extra Gold a Dazn per poter vedere le partite su 17 dispositivi diversi. Ha dato l’ok al procuratore, con un’unica postilla: “La roba di Dazn è veramente una figata, ma non la posso scalare dai 9 milioni”.
Paul Henry Goodfellows. Profilo interessante, carriera immacolata, rendimento ottimo, doti naturali, pretese basse, massima disponibilità, totale correttezza, grande simpatia. Stavano già per mandargli una mail, quando in sede si sono accorti dell’inghippo: per un banale errore, la ricerca “portiere molto buono poco costoso libero subito” Ausilio non l’aveva fatta su Google, ma su Chat Gpt.
Walter Zenga. A 63 anni, in perfetta forma, molto interista, gradito dall’ambiente, carismatico, disinvolto con i media, ambizioso al limite dell’incoscienza, praticamente un pazzo, rappresenta il profilo perfetto nonostante un’età non più verdissima. Lui in realtà l’Inter vorrebbe allenarla, ma questa soluzione potrebbe essere il primo passo per fare in un prossimo futuro l’allenatore-giocatore, il suo sogno definitivo. A suo sfavore c’è il fatto che non gioca una partita da 24 anni, ma rispetto a tutti gli altri candidati ha un vantaggio innegabile: non gli devono cercare casa a Milano.
Paolo Mengoli. Compie 73 anni ad agosto, ve bene, non è di primissimo pelo, ma porta in dote con sè una grande esperienza (440 presenze con la Nazionale cantanti, più di Morandi e Sandro Giacobbe, mica cazzi) e quelle caratteristiche canore e di intrattenimento che potrebbero farne il naturale protagonista delle grigliate nerazzurre. Non ha grandi pretese di ingaggio, ma la trattativa si è incagliata quando ha chiesto che “Ahi! Che male che mi fai!” diventi subito il nuovo inno del club.
Lamberto Boranga. A ottobre farà 81 anni, ma si è ritirato solo nel 2020 (era tesserato nella Marottese, tra l’altro: un segno del destino) dopo aver battuto tutti i record di longevità. Quando ha iniziato a giocare non solo non era nato Steven Zhang, ma nemmeno suo padre. Essendo anche medico, potrebbe ricoprire un altro ruolo in società a costo zero. E’ detentore di vari record master nell’atletica leggera, quindi le visite mediche le passerebbe più velocemente di Lukaku. E’ l’ipotesi più affascinante, anche se si temono ricorsi dall’Inps e da Amnesty. Rintracciato dai giornalisti, ha detto: “Mi avessero preso due anni fa al posto di Radu, adesso avrebbero la seconda stella. Ma meglio tardi che mai”.
Ricardo Zamora. Portiere sicuro dei propri mezzi, elegante e spettacolare negli interventi, qualità che gli valgono il soprannome El Divino, Zamora è dotato di grandi riflessi e notevole temperamento. Innovativo rispetto ai canoni del ruolo, è stato l’ideatore di un insolito tipo di parata, detta appunto La Zamorana, eseguita avvalendosi dei gomiti o degli avambracci, ed è solito estendere in proprio raggio d’azione fuori dalla propria area, essendo abile anche con i piedi. Quello che fa per noi. Unico punto a sfavore: è morto nel 1978.