Scusate se mi autocito, ma proprio nei giorni in cui confesso la mia irreversibile insofferenza verso il calciomercato in tutte le sue possibili estensioni – cioè che preferirei farmi ibernare il primo giugno e scongelare il primo settembre – esso, il calciomercato, mi regala un tale susseguirsi di emozioni che, scusate se cito Salvatores, erano anni che non mi divertivo così. E se ci fate caso, anche i più spinosi, anzi, apocalittici accadimenti di questi giorni – il tradimento di Lukaku e l’ingaggio di (rumore di tuoni) Cuadrado – sono transitati col passare delle ore da un’atmosfera cupa da “moriremo tutti” a un più giocoso “ma come diavolo ve le siete inventati ‘ste cose?”. A cui io ora aggiungo una postilla finale. Una parolina semplice e preziosa. Una chiosa con il sorriso.
Grazie.
Sì, grazie. Grazie. Grazie per la vostra fantasia, per la vostra inventiva, per la vostra faccia da culo (intesa nella sua accezione più positiva, quasi ammirata, un rozzo sinonimo di “coraggiosa sfrontatezza”, ecco). Grazie.
Sì, va bene, amici tifosotti, regalate pure il vostro abbonamento al primo che passa, disdicete Dazn, prendetevi i vostri periodi sabbatici, seguite per un anno il/la (segue il nome di squadra italiana o estera di ogni ordine e grado) oppure il/lo (segue il nome di un altro sport che non sia il calcio). Fate il cazzo che volete, siamo in democrazia, no problem. Peccato, però: rischiate di perdervi un periodo storico parecchio divertente. Perché, volendo essere seri o seriosi, adesso dovremmo stare qui a parlare d’altro. Per esempio, di arabi che vengono a fare la spesa da noi e cercano di spostare il baricentro del football in mezzo alle dune. E quindi dovremmo parlare del nostro movimento, delle pezze al culo generalizzate, dei bilanci da sprofondo, di un’autorevolezza che va e che viene e che adesso se ne va, uh, sì, se ne sta andando lontano, trattati da quattro beduini parvenu come il discount del pallone, gli scaffali che si svuotano a vista d’occhio, robe così.
Ecco, pensate se non ci fossero stati Lukaku e Cuadrado. Altro che farsi ibernare. C’era da prendere un’astronave verso Marte e fare consapevolmente la fine di Matt Damon: da soli in un pianeta inospitale, senza Sky, senza Dazn, senza la Gazza, addirittura senz’acqua. Tutto meglio che sorbirsi il calciomercato e poi otto mesi di Serie A, una sbobba totale, la morte civile. E invece no. Siamo qui, vivi e vegeti, e ci divertiamo pure. Perché, scusate se cito Flaiano, la situazione sarà anche grave ma per fortuna non è seria .
Anzi, è divertente. Molto, moltissimo.
Ieri mi sono sganasciato a guardare il video dei primi momenti di Cuadrado in nerazzurro (Cuadrado in nerazzurro: ma vi rendete conto? Non è meraviglioso?). Lui che si ferma sulla soglia della porta, come se avesse paura di un gavettone o di una bomba a grappolo. Un fotografo che gli dice: vieni avanti, non ti facciamo niente. Lui – lui, un poeta del piede a martello! – che finalmente vince la timidezza fa due passi fuori, dove lo attende uno striscione minaccioso di soli 570 metri, che sarà mai. E finalmente si distende, fa il selfie con un tifoso altrettanto coraggioso, che per lui in quel momento è un approdo sicuro ma anche una specie di scudo umano, e mentre sorride davanti al telefonino un altro tifoso, dalle retrovie, lo manda a cagare. Ho rivisto il video trenta volte. E ogni volte ridevo, come mi capita solo con Hollywood Party e i Blues Brothers.
Grazie. Grazie per tutto questo. Ci sono 60 gradi e il 164% di umidità, ma è un’estate bellissima, intrigante, davvero top. Grazie.
Lukaku è già il passato, vada a giocare sulla sabbia o alla Continassa, who cares? Cuadrado, invece, è il presente e il futuro. Un presente e un futuro che non ci potevamo immaginare così straordinariamente vivace e ricco di spunti. E’ fantastico. Sono andati via giocatori con centinaia di presenze: puff, il lutto è già elaborato. Sono arrivati Frattesi e Thuram: manco più una riga sui giornali. C’è solo Cuadrado. Cioè, io sono avvinto da questa cosa, totalmente avvinto. Come quando sei sul divano e guardi un b-movie o un programma sgangherato e niente, rimani lì incollato perchè vuoi vedere come va avanti, come va a finire. Ecco, così, esattamente così. Con una divertita leggerezza che mai mi sarei aspettato di questi tempi in cui, calcisticamente parlando, mi annoio a morte.
Noi, ragazzi, invece dobbiamo solo divertirci. Perchè, scusate se cito Elio e Graziano Romani, c’è solo l’Inter. E io lo so cosa state pensando tutti, anche quelli dell’anno sabbatico o dell’abbonamento regalato al cognato della cugina del vicino di casa: state pensando a Cuadrado che entra dritto sulla caviglia di Chiesa, l’arbitro dice che va bene, lo stadio sobbalza e allora lui scende sulla fascia, incredulo, perché 80mila persone che di solito lo mandavano affanculo ora sono lì che trepidano per lui, e lui allora triangola con Barella, entra in area, tira, la palla passa sotto le gambe di Szczęsny, gol. Voi state pensando esattamente a questo. Perché apparteniamo tutti a questa sottospecie subumana dei tifosi di calcio – rifiuti della società, in sintesi – e le nostre questioni di principio, oltre che ridicole e marginali, sono anche di breve durata. E siete lì, come me, sui vostri divani a sorbirvi il b-movie di questi giorni perché volete vedere come va a finire.
Che poi i b-movie hanno sempre il loro perché. Ci sono battute che vi faranno sempre ridere. O immagini a loro modo indimenticabili. Poteva essere Maradona con la bandiera dell’Inghilterra, il generale Custer vestito da indiano, Diabolik alla festa della polizia, Orban con la T-shirt del Che. Invece è Juan Cuadrado con la maglia dell’Inter. Se tutto questo accade – anzi, se tutto questo accade come se fosse una cosa normale – a noi tocca solo di alzarci in piedi e dire grazie, grazie, grazie! O preferivate passare l’inverno a vedere Sassuolo-Empoli o Frosinone-Lecce? No, ditelo.