
Questo era un turno favorevole (loro il Napoli, noi l’Udinese) e quindi il punto non è il cosa (avere vinto, come loro) ma il come. Perchè altre Inter avrebbero forse indugiato un po’ di più, incasinandosi oltre ogni logica (non parlo di Inter del passato o di due anni fa o dell’anno scorso, parlo di Sassuolo e Bologna). Questa Inter invece non ha fatto il turnover con se stessa, ha messo in campo il meglio, anche come rendimento – 4 gol, 1 palo, 15 tiri, 75% possesso – e l’ha portata a casa dando la miglior impressione possibile. L’Udinese è quel che è, per carità, ma aveva perso solo due trasferte su sette: poteva andare peggio, e invece no. Difficilmente poteva andare meglio, ecco.
Ventiquattr’ore prima la solita horror Juve aveva fatto il suo: poche cose, magari anche pochissime, e partita vinta senza subire gol. E’ un format micidiale, specie se le altre ci mettono del loro – che colpa ne ha la Juve se Kvara non segna un gol fatto? A questa Juve dobbiamo non solo abituarci, ma adeguarci. Nel senso che loro sono questi e il loro lavoro lo stanno facendo bene. Nella classifica non c’è l’asterisco * ma fanno cagare. Nella classifica c’è la Juve sotto di due punti perché hanno pareggiato una partita che noi abbiamo vinto. Il resto è tutto uguale. L’estetica purtroppo non conta. Dobbiamo adeguarci ad averli come riferimento (come fosse una novità, tzè), dobbiamo adeguarci alle loro ambizioni (che sono uguali alle nostre), dobbiamo adeguarci all’evidenza che il loro pullman di traverso funziona tanto quanto le nostre azioni champagne.
Ascolta “La valanga rosa, Luce e Tenebre” su Spreaker.
Rappresentiamo due modelli diversi di calcio e di vita (come fosse una novità, tzè) ed è palese che siamo noi quelli che devono restare sul pezzo, perché l’essenzialismo di Allegri sarà anche ansiogeno ma porta fieno in cascina con regolarità impressionante e quindi loro, i brutti, sono in fiducia tanto quanto noi, i belli. Senza l’assillo di creare, solo di demolire.
Siamo noi insomma che dobbiamo restare sul pezzo. Non ci deve interessare quello che succede a loro, alle loro partite tutte uguali e dall’esito inspiegabilmente perfetto – non giocano, non piacciono, non prendono gol, vincono. Dobbiamo restare quelli che siamo, gli anti-pullman, che è una condizione dispendiosa ma appagante. Sarà difficile per Inter e Juve andare meglio di così (noi abbiamo vinto 12 partite su 15, loro 11 su 15. Noi abbiamo preso 7 gol in 15 partite, loro – escludendo i 4 gol presi dal Sassuolo – ne hanno presi 5 in 14 partite). E’ uno standard stratosferico. E se la legge dei grandi numeri dice che possiamo solo andare peggio, cerchiamo di andare meno peggio di loro.
Noi ora avremo la Lazio, a Roma. Poi Lecce, Genoa, Verona, Monza, Atalanta, Fiorentina. Loro hanno Genoa, Frosinone, Roma, Salernitana, Sassuolo, Lecce, Empoli. Poi, il 4 febbraio, noi avremo la Juve e loro avranno l’Inter. Ecco, cerchiamo di arrivare bene al 4 febbraio. Dopodichè, vedremo.
(per l’angolo Podcast, vi ricordo che io e il mio socio aspirante pensionato attendiamo sempre i vostri vocali al numero dedicato Whatsapp 351 351 2355. Cosa dovete dire? Quello che vi pare. Però, per rimanere in tema, sarebbe carino parlare di scaramanzie, di vecchi ricordi, di nuove sensazioni, di brutta Juve, di bella Inter, cose così)
(il podcast, che ha ormai ampiamente superato la soglia psicologica dei venti episodi, anzi, anche quella dei venticinque, oltre che su Spreaker – il cui player trovate qui sul blog – lo potete ascoltare anche su Spotify, Audible, Apple Podcast, Google Podcast e tutte le principali piattaforme. Non lo trovate? Non siete credibili, dai: scrivete “Settore” o “interismo moderno” nell’apposito campo e per incanto vi apparirà. Oppure, certo, potete non ascoltarlo. Se mi giustificate questa cosa con “ho di meglio da fare” e mi provate che effettivamente quello che avete da fare è meglio di una puntata del podcast, beh, vi assolverò. Ma non credo)