La bellezza di questa Inter è che dopo 18 partite stagionali, con un bilancio 13-4-1 (un bilancione, diciamolo), eri ancora lì a cercare la controprova, il test più attendibile, l’indizio inconfutabile, l’esame vero. E 18 partite, di cui alcune bellissime, non erano bastate a darti il senso di una dimensione reale. Non poteva farlo il derby del 5-1 (tanto esagerato da apparire episodico), nè il cammino in Champions (sì, vabbe’, tutto bene, bravi, ma c’erano mica il Real e il City), nè gli scontri diretti in campionato (quali? con chi? diretti? maddai), nè la trasferta gobba (una non-partita a palleggiare contro un pullman, anzi, con un pullman).
Finchè una sera per la 19esima vai a Napoli, dai campioni d’Italia un po’ sgarrupati ma con l’allenatore nuovo e quindi con una cazzimma ritrovata, e vinci 3-0 facendo una partita che, onestamente, dovrebbe avere spaventato 17 delle 18 squadre che hanno assistito al match: nel senso che, se uno vede una partita così – a me, per dire, è successo diverse volte la scorsa stagione vedendo proprio il Napoli – si alza dal divano e dice: va bene, per quest’anno è andata così, complimenti, disdico Dazn, anzi no, lo tengo perchè li voglio rivedere.
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La diciottesima squadra è la Juve, la horror-Juve di Allegri, cui lo spettacolo di Napoli-Inter non sposta nulla, neanche un millimicron. Di corto muso in corto muso, sono due punti sotto di noi. Gli basta ampiamente così. Noi facciamo gli splendidi, loro fanno schifo e sono due punti sotto di noi. E ditemi voi se tutto questo ha un senso. E’ come se Michelangelo fosse in testa alla classifica degli artisti, e due punti sotto ci fosse Ciccio l’imbianchino (500 euro a stanza con fattura, 300 in nero, telefonare ore pasti).
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Ma non parliamo di Juve, parliamo di noi. Abbiamo chiuso il ciclo terribile delle 5 trasferte in 6 partite vincendo l’unica in casa e tre di quelle fuori (Salisburgo, Atalanta, Napoli), pareggiando a Lisbona (partita crazy) e Torino (avversario hugly). Siamo primi in campionato con miglior attacco, miglior difesa (7 gol presi in 14 partite) e capocannoniere. Siamo qualificati in Champions, vedremo se primi o secondi.
A Napoli partitone clamoroso, contro il miglior Napoli di quest’anno, che prende un palo con Politano, si schianta contro un Sommer incredibile e poi si frantuma sotto i capolavori di Cahla e Barella, due gol da sballo totale. E lì la partita è virtualmente finita. Le proteste del Napoli le capisco: fai una gran partita e ne prendi tre, mi sarei incazzato anch’io. Quello su Osimehn era rigore? Boh, penso che essersi rotolato mezz’ora simulando la recisione completa del tendine d’Achille dopo un innocente incrocio di piedi non gli abbia giovato in termini di credibilità. Se per l’arbitro non è azione dubbia, il Var non incide: era capitato anche a noi.
Comunque, ecco, ora siamo con le spalle al muro: la vittoria a Napoli ci certifica che siamo i più forti. Una certezza che può metterci pressione. Oppure no, può darci sicurezza. Bellezza 35, Orripilanza 33, Vacuità 29. Mancano 24 giornate alle fine, il pronostico resta aperto. La Bellezza è caduca, io direi di vivere il momento.
(per l’angolo Podcast, vi ricordo che io e il mio socio aspirante pensionato attendiamo sempre i vostri vocali al numero dedicato Whatsapp 351 351 2355. Cosa dovete dire? Quello che vi pare. Però, per rimanere in tema, sarebbe carino parlare di Inter, di scaramanzie, di vecchi ricordi, di nuove sensazioni, cose così)
(il podcast, che ha ormai ampiamente superato la soglia psicologica dei venti episodi, anzi, anche quella dei venticinque, oltre che su Spreaker – il cui player trovate qui sul blog – lo potete ascoltare anche su Spotify, Audible, Apple Podcast, Google Podcast e tutte le principali piattaforme. Non lo trovate? Non siete credibili, dai: scrivete “Settore” o “interismo moderno” nell’apposito campo e per incanto vi apparirà. Oppure, certo, potete non ascoltarlo. Ma poi non eccedete nei soliti piagnistei, siete VOI che vi escludete da questo angolo di cultura e simpatia)