Nell’anno della mia iniziazione al calcio vero, quello di San Siro, avvenuta sui miei eternamente cari gradoni dei distinti dietro la porta (odierno primo blu), Mario Corso faceva parte di quei monumenti in maglia nerazzurra e pantaloncini neri che i miei zii trattavano con affetto e deferenza. La mia avventura interista iniziava nell’autunno del 1970, da un Milan-Inter 3-0 con esonero dell’allenatore, cioè non benissimo – ma da quel giorno partì la cavalcata verso lo scudetto, l’undicesimo. Quell’Inter di Invernizzi era un’appendice della Grande Inter che i miei zii avevano respirato a pieni polmoni, la formazione alternava leggende a forze fresche e nuovi arrivi. Vieri, Bellugi, Facchetti; Bedin, Giubertoni, Burgnich; Jair, Bertini, Boninsegna, Mazzola, Corso. Vincerà lo scudo, farà una finale di Coppa Campioni l’anno dopo contro la debordante Ajax di Cruijff, e declinerà fino al nuovo ciclo di Bersellini.
Mario Corso era il meno incasellabile di tutti. Ecco, sopra ho scritto la formazione in vecchio stile, mettendo i punti e virgola che ne scandivano la metrica non solo recitativa ma anche tecnica. I numeri di maglia, salvo rari casi, allora ti dicevano già tutto o quasi di qualsiasi squadra e qualsiasi giocatore. Ma Mariolino di sicuro non era, come voleva il suo 11, una semplice ala sinistra. Era un fantasista, una mina vagante, un uomo con un piede solo, ma che piede santiddio, che piede.
Fa impressione pensare che la prima volta che lo vidi – già piuttosto stempiato, i calzettoni abbassati, un fisico normale – aveva 28 anni. Ai miei occhi di bambino mi sarà apparso come uno di quei quarantenni ancora in forma che fanno i fenomeni al torneo dei bar di Voghera. Invece no, era ancora nel pieno della sua carriera. Aveva già vinto due Coppe dei Campioni (segnando il primo dei tre gol della mitica semifinale con il Liverpool) e due Intercontinentali (decidendo lui la seconda, infinita, ai supplementari della partita con l’Independiente nel ’64) e in quella stagione avrebbe vinto il suo quarto scudetto.
I miei zii lo adoravano, anche nelle sue pigrizie: “Guardalo guardalo, va a cercare l’ombra”, mi dicevano quando lo vedevano piazzarsi nella parte di campo non battuta dal sole del pomeriggio. Ne inventava sempre una. Ho visto dal vivo, dietro quella porta, una delle sue punizioni a foglia morta, era un’Inter-Torino nel 1972, vincemmo 2-0. Gol!, dissi io. I miei zii invece erano in delirio, tipo chessò, se avessero visto una punizione di Corso.
Per chi minimamente frequenta le serate degli Inter club, Mariolino Corso l’avrà incrociato di sicuro. Archiviata la sua carriera di allenatore mai davvero decollata, rientrato nei quadri societari, si era prestato con garbo e passione anche a questo ruolo di uomo-immagine, un pezzo della storia dell’Inter – uno dei pezzi più pregiati – che incontra il popolo nerazzurro. Ho anch’io un paio di foto con lui, forse un giorno troverò dove le ho scaricate. Ma mi piace ricordarlo un giorno a Torino, al vecchio Comunale. Inverno 1978, Juve-Inter, finirà 1-1, gol di Beppe Baresi e del Bonimba (per loro, mannaggia).
Ero con i miei zii e mio cugino, more solito. Siamo in tribuna, a un certo punto passa Mario Corso. No dico, Mario Corso! Rimaniamo impietriti, tranne mio zio Aldo che fa una cosa normalissima, d’istinto, gli dice “Ciao Mario” e Mario gli dice “Ciao”. Lo zio si gira verso di noi, aveva uno sguardo che avrei io oggi se incrociando Scarlett Johansson in Strada Nuova le dicessi “Ciao Scarlett” e lei mi rispondesse “Hello, very beautiful boy of this hugly mosquito’s city”. Io e Luca, mio cugino, ci guardiamo basiti: “Ma davvero gli ha dato del tu? A Corso?”. E niente, Mario, tocca dirti ciao anche stavolta, l’ultima. La foglia è morta.
Bravo Settore.
Addio, signor Corso ( non ero e non sono all’altezza di chiamarlo per nome ). Grazie.
Che dire? Nulla.
Come direbbe Giuanbrerafucarlo, ti sia lieve la terra.
Come una foglia morta, aggiungerei.
Mariolino……..somigliavi a mio papà, tuo fedele tifoso oltretutto……❤❤❤❤❤❤
Un abbraccio a tutti nel ricordo di un grande avversario che ha rovinato tante domeniche della mia giovinezza
Riposto qui e grazie Settore delle parole
La morte di Corso è la fine di un’epoca personale e collettiva.
La prima partita l’ho vista a marzo nel 1971 in un derby con un suo famoso gol su punizione.
Era il calcio come fantasia e come un gioco.
I suoi calzettoni abbassati , la voce quasi stridula, la pacatezza delle sue parole, il suo stile unico
E’ un giorno triste.
Penso anche a Corso46 a Scettico.. siamo oggi un pò tutti un pò più soli
Non ho potuto vedere il sinistro di Dio dal vero, quel che però ho letto di Mariolino Corso, sommato a qualche ricordo di mio padre o di chi l’ha visto giocare, mi basta per intendere quale sia stata la sua grandezza.
Mi piace salutare questo grandissimo giocatore prendendo a prestito il bellissimo eloquio di Grigio47.
R.i.p. capitano
Corso è stato per me il simbolo vivente dell’Inter, di quella veramente grande, più di Mazzola e dello stesso Suarez, e anche un po’ della mia giovinezza di tifoso. Avevo avuto la fortuna di assistere al suo esordio nella sua prima trasferta a Bologna, nel ’58, in sostituzione dell’ala sinistra titolare infortunata. Quando l’altoparlante dello stadio annunciò il suo nome, a noi del tutto sconosciuto, e vedemmo entrare in campo un ragazzino allampanato, alto ma magrissimo (aveva solo diciassette anni !), in una partita particolarmente impegnativa, accanto ad Angelillo alla caccia dei gol del suo famoso record, ci domandammo che razza di aiuto avrebbe potuto dare alla squadra contro i robusti difensori bolognesi, tutti arroccati in difesa. “Mariolino” smentì subito il nostro scetticismo, partendo come un razzo alla prima occasione e mettendo in mostra le doti miracolose del suo piede sinistro. Divenne immediatamente l’idolo di noi interisti presenti E tale per me è sempre rimasto, fino alla conferma di qualche settimana fa, quando la RAI ha tirato fuori dai suoi archivi la registrazione della partita forse più gloriosa della grande Inter, quella combattuta a Londra contro il Real Madrid per il primo trionfo in coppa dei campioni, forse la partita capolavoro di Corso, nel ruolo di centrocampista, anzi dell’uomo tuttofare, punto di riferimento dei compagni per ogni azione manovrata. Quanto mutato da quel ragazzetto, velocissimo e abilissimo nel dribbling, ma relegato in un ruolo marginale, in questa partita invece vero signore del centrocampo, metronomo, come certi straordinari centrocampisti sudamericani, apparentemente indolenti, in realtà di rara intelligenza calcistica nel prevedere i giri capricciosi della palla e trovarsi sempre sul punto giusto e al momento giusto. Dico la verità, rivisto oggi in quelle immagini un po’ sfocate ma eloquenti, ne ho meglio apprezzato la grandezza, nel suo saper congiungere ad una straordinaria perizia tecnica quelle doti di sublime intelligenza che rendono grandi i centrocampisti di tutti i tempi. Tutti meriti in realtà poco riconosciuti a suo tempo, soprattutto in nazionale, ma che oggi mi sembra giusto rivendicare, ringraziandolo per aver fatta grande la squadra che è stata la deliziosa compagna della mia giovinezza.
La prima coppa dei campioni l’abbiamo vinta a Vienna.
Un interista vero. Era seduto dietro me insieme a suarez per una partita di champions (inter twentee) e scalciò in continuazione sulla mia seggiolina ad ogni palla sbagliata. Alla fine vincemmo 1-0 ma la mia schiena a pezzi. Un onore essere scalciato dal grande corso!!
Mario Corso spettacolo nello spettacolo, gli ho visto giocare la sua ultima partita con la maglia dell’Inter (Inter Bologna di Coppa Italia 3 a 1 per noi) prima di passare al Genoa, credo di ricordare che ci fece anche un gol contro in campionato (Genoa Inter 1 a 1) aveva i suoi tifosi gente che andava a vedere Corso che giocava nell’Inter.
Mi sto asciugando gli occhi facendo finta di nulla, senza riuscirvi. Ciao, Mario.
Addio al mancino di Dio…
Grazie di tutto Mario
Sei stato, insieme ad altri campioni, il mio compagno di giochi, di grandi emozioni e di sogni negli anni della mia gioventù. Grazie Mario, riposa in pace.
Un giorno (1966) in prima media ci diedero come tema in classe:
“Descrivi un grande personaggio per te importante e spiega i motivi della tua ammirazione”. Io parlai di come giocava
Mariolino Corso. La professoressa, quando lo lesse, fece un salto sulla sedia, ma mi diede un bel voto. Grazie anche per questo Mariolino.
non vedo il lutto al braccio dei giocatori !!!!!
@Gianfranco
Ce l’hanno, ci mancherebbe!
Vittoria meritata, nonostante il calo finale…
Avanti così! Forza Inter
Bene, primo tempo migliore del secondo ma, comunque sia, tre punti in saccoccia.
Ora siamo a meno sei dalla vetta, animo……….mai dire mai.
AMALA!
Si, loro hanno segnato un gollonzo al primo tiro, come da copione, noi calati in maniera paurosa il 2 tempo. Il contropiede sprecato in malo modo da Moses fa rimpiangere Lazaro alla grande (che già…). Niente non c’è modo di trovare un laterale.
Senza fretta. La strada è lunga, c’è ancora tanto da fare. Prendiamoci i 3 punti, testa bassa e lavoriamo. Mercoledì eccolo, è praticamente arrivato.
Ho visto però il bicchiere mezzo pieno, non so voi ma questa partita mi ha rincuorato.
Coraggio!
sono del 1973, non ho mai avuto il piacere come molti di voi di vederlo dal vivo, ma giunto ad una certa età lo scoprii e me ne innamorati al punto di chiamare il mio primo Ciao (il motorino, in gioventù avevo l’abitudine di dare un nome ai mezzi meccanici che mi portavano in giro) Mariolino.
ma al di là della grandezza calcistica c’è la percezione di avere avuto davanti un grande uomo oltre che un signore che è la cosa che conta di più
ritorna a divertirti e riposarti all’ombra con i tuoi compagni Mario.
Buon viaggio
Come ha scritto Rof, è stato un interista vero, anche uomo della società in più vesti.
al di là dei faccioni sorridenti dei tifosi sul lato distinti, avrei gradito da parte della società anche uno striscione, anche un semplice CIAO MARIO.
cosa che, se ci fossero stati i tifosi, sarebbe stato il minimo
caro Marotta, noi siamo l’Inter. per noi il calcio non è un business, non è solo voglia di vincere, per noi è altro. per noi è anche, e soprattutto, sentimento e lo abbiamo come incipit nelle parole che i nostri fondatori scrissero quando crearono questa società. se lo ricordi
AMALA
Tutto è bene quel che finisce bene. E tuttavia, se questa stagione vogliamo vincere qualcosa (e ne abbiamo veramente la possibilità, visto il gran gioco che la squadra ha messo in mostra sia ieri sia nella partita del Vomero, sempre però nel solo primo tempo) bisognerà imparare a ben distribuire le forze nell’arco dei novanta minuti, o almeno fare in modo che la gran montagna di gioco del primo tempo non partorisca solo il topolino di un gol o di appena due, quando i gol potrebbero essere almeno il triplo, dando così alla squadra, e soprattutto alla difesa , quella sicurezza che, stranamente, ancora non possiede ( pur potendo contare su giocatori di grande qualità e da tempo impegnati in quel ruolo). Dare di questa situazione la responsabilità al solo allenatore(come qualcuno vorrebbe) mi sembra oltre che ingiusto, prova di scarsa conoscenza dei fondamentali di questo sport: centrare lo specchio della porta è di tutta responsabilità degli attaccanti e l’allenatore non può fare altro, come del resto noi tifosi, che imprecare contro la sfortuna, la luna storta dell’attaccante e sperare che nell’occasione successiva aggiusti la mira. Il compito dei compagni è di metterlo in condizione di sparare a rete (come del portiere parare tutto il possibile) ma quando, come da tempo ci accade, di quindici, venti occasioni nell’arco della partita, solo pochissime centrano lo specchio della porta o arrivano telefonate tra le braccia del portiere, cosa può fare l’allenatore? Invece i suoi meriti mi sembrano abbastanza evidenti nell’aver saputo dare alla squadra un gioco di ottima qualità e di alto livello quale la squadra da anni non possedeva, anche con gli alti e i bassi di un rendimento alterno nell’arco dei novanta minuti, a causa forse di una condizione atletica non ancora ottimale e di una scarsa fiducia nella possibilità concreta di poter raggiungere importanti traguardi, tutte condizioni che l’allenatore ben conosce e a cui porrà sperabilmente rimedio. Vedremo nelle prossime partite: il bilancio di questa stagione lo faremo alla fine e ritengo che nessuno degli obiettivi che rimangono ci sia precluso. Sarà fino alla fine una gara di resistenza e credo che il nostro allenatore possieda gli attributi giusti per una gara del genere. Almeno così ha dimostrato in passato.
Buona giornata a tutti.
Complimenti Scettico, analisi lucidissima, il tiro al piattello sull’allenatore a volte è davvero incomprensibile, il calcio è finalizzato a buttare la palla in rete se uno crea le situazioni (diverse) per buttarla dentro da 5 mt in una porta larga 7mt e alta più di 2 e giocatori normalmente in grado di centrare un compagno da 50 mt la sbagliano e allora l’allenatore….
Colgo l’occasione per farti i complimenti pubblici per i tuoi scritti gentilmente inviatomi qualche tempo fa, mi han fatto compagnia durante il lockdown.
Ti ringrazio per i tuoi apprezzamenti e , circa la partita di ieri, ne capisco i motivi perché le mie opinioni intorno alle due ultime partite della squadra coincidono con quelle da te espresse, in questo e in altri blog. Opinioni sostanzialmente positive che temo non molti siano disposti a condividere con noi. Ma la speranza è che il futuro ci dia ragione…Grazie comunque e buona fortuna.
d’accordo in pieno con Scettico sulla disamina , non sul fatto che ogni traguardo sia possibile.
Il campionato è andato, non abbiamo la panchina adatta e non credo proprio che sia Juve che Lazio rallentino.
Invece credo e spero che per l’Europa League possiamo esserci. Quello deve essere il nostro obiettivo. Punterei tutto per arrivare in condizione per il torneo.
Non ci sono squadre trascendentali, per cui sarebbe un peccato non provarci
Buongiorno.
Sono il primo a provare una strana sensazione nel farlo, proprio sotto il post dedicato ad uno dei nostri “grandi” storici, ma ho letto che è mancato Pierino Prati, e ne scrivo.
Come tifoso probabilmente gli avrei gridato contro, ma come interista, e quindi come uomo sportivamente diverso, non posso che dispiacermene, riconoscendogli le doti calcistiche che aveva.
Non mi scandalizzero’ se qualcuno, magari più giovane, mi critichera’ per questo, ma mi conforta pensare che la gran parte degli interisti è sportivamente pulita, intellettualmente onesta.
Ero bimbetto e gli vidi prendere un calcio nella schiena da un giocatore dell’Independiente, e mi indignai come se Prati fosse stato “nostro”.
Buona giornata a tutti.
Grazie Giorgio, leggi il mio post, scritto quasi in contemporanea al tuo.
Mariolino e Pierino
La morte di Pierino Prati pochi giorni dopo quella di Mariolino Corso mi suggerisce, anzi mi obbliga a scrivere un ricordo che avevo dentro e che nei giorni scorsi rimuginavo.
Sono appassionato interista dal 1959: a 6 anni optai per l’Inter dopo che mio fratello maggiore (allora tiepido interista, poi raffreddatosi del tutto verso il calcio) aveva smontato la mia affermazione: “Io sono di Milano, quindi tiferò Milan!”. “Ma lo sai che anche l’Inter è di Milano?”. “Ah sì? E che colori hanno le due maglie?” Mi mostrò una figurina di Angelillo (quella del milanista non la ricordo nemmeno) e da allora il nerazzurro mi stregò.
Bene, lo dico subito: Corso non è mai stato tra i miei preferiti: davanti a lui mettevo Facchetti, Suarez (che abitava in viale Teodorico 11, nello stesso stabile del mio compagno di banco al Liceo, il che mi valse un giorno tre piani in ascensore – e in totale apnea – accanto al grande Luisito), Mazzola… Troppo indolente Mariolino: i prodigi che gli vedevo fare (la foglia morta che innescò la storica rimonta contro il Liverpool nella semifinale di Coppa dei Campioni) e che ammiravo li vivevo come provocazioni: “se solo corresse un po’ di più… se portasse qualche tackle più deciso… se rientrasse un po’ di più ad aiutare la difesa”. Insomma, un mix di incanto e arrabbiature verso un giocatore che avrò poi anche la fortuna di incrociare (a carriera finita) nella sua e mia parrocchia di S. Maria di Lourdes.
Con tutto questo, il 2 marzo 1969 sono a San Siro per il Derby (maiuscolo perché ce n’è uno solo).
A inizio ripresa, sullo 0-0, Mariolino si avvicina (non velocissimo, per carità) al limite dell’area rossonera. Dall’alto del secondo anello (allora l’ultimo) gli urlo un po’ sfottente: “Tira da lì, se sei capace!”. Impossibile mi abbia sentito e che mi fa quello? Triangolazione perfetta con Bertini e beffa con il destro (ripeto con il destro!) Cudicini: il pallone rotola lentissimo in rete. Ma allora mi aveva sentito! E aveva risposto con il genio e le doti che aveva, non con quelle che io avrei voluto che avesse.
Bel ricordo di Mariolino, ma Pierino cosa c’entra? Stessa partita, minuti finali, Prati fa a spallate con il mio Burgnich (a lui mi ispiravo, prima di immedesimarmi in Lele Oriali) e di destro (di destro!) scaraventa alle spalle di Girardi: 1-1.
Secondo me adesso se la stanno ridendo insieme, quei due mancini così diversi, magari rigiocando quel Derby con il risultato sigillato da due loro gol di destro.
RIP
Grazie a Te per i delicati ricordi.
Io… l’unico ricordo che ho di Corso risale ad un Livorno-Genoa. Ero allo stadio, abbastanza vicino all’uscita dal campo dei giocatori (all’ “Armando Picchi” si trova proprio ai piedi della tribuna), e vidi uno dei miei miti che usciva a pochi metri da me.
Per chi abita “lontano” è già molto…
E non c’è niente da fare, venire a leggere qua è sempre una goduria.
Grazie Piper53 del tuo bellissimo racconto, leggerlo emoziona davvero.
Come dice Javier, venire a leggere qua é sempre una goduria, si clicca sperando che il numero dei post sia salito per leggere avidamente gli ultimi interventi.
A questo proposito volevo condividere un pensiero che mi ha attraversato stamattina, mentre per vari motivi il mio animo era particolarmente felice e leggero, e non perché non stessi lavorando, mi sentivo semplicemente bene.
Con calma, un giorno, magari una partita della beneamata tranquilla in cui si trovano facilmente i biglietti per tutti,
non sarebbe bello trovarsi a S.Siro?
Tutta la compagnia del libro?
Io la butto la, cosciente della logistica che non può essere semplice per tutti, io stesso scrivo dal Friuli.
Ma senza pressioni, la butto la, anche per sapere cosa ne pensate.
Buon pomeriggio a tutti
Tipo Brescia, Spal, Milan, ottima idea.
Naturalmente con Robertone Torti presentissimo!!!
nel giorno dei suoi funerali, un ultimo saluto a Mario
ciao Campione
Rileggendo oggi il mio post più sopra in ricordo di Corso, scopro un errore imperdonabile, almeno per un interista: ho indicato la proverbiale “Vittoria del Prater” di Vienna situandola nientemeno che a Londra. Chiedo scusa. Inoltre, catalogare il giocatore come centrocampista a tutti gli effetti, come sembra dal mio giudizio e come appare nei ricordi di molti, sarebbe fare un torto alle sue qualità di calciatore geniale, che esordì come ala sinistra (pur amando spostarsi frequentemente verso il centro destra per meglio manovrare col suo divino sinistro) e a fine carriera, dopo la cessione di Suarez, fu centrocampista a tutti gli effetti. In realtà, seppe in carriera essere un buon tessitore di gioco, ma del gioco fu soprattutto un creatore, un inventore, flottando nell’area intermedia, tra centrocampo e attacco, e comportandosi di volta in volta da mezzala di raccordo e mezzala di costruzione. Fu un trequartista anomalo, una novità per i suoi tempi, anche in questo un geniale innovatore, ma soprattutto amò far correre la palla piuttosto che inseguirla, convinto che dovesse essere lei a “sudare” (da qui l’accusa di indolenza che l’ha accompagnato per tutta la carriera) incorrendo nelle ire di Herrera perché contravveniva al suo dogma del Taka la Bala! Rimproveri ingiusti, considerando quanto ha dato alla squadra, in termini di gioco e di gol, soprattutto proprio a quella grande di Herrera.
@Lothar, sperare non costa nulla.
E che raduno sia!
Io, con i 1000 km che mi separano dal tempio, se posso, sarò presente.
Il mio “sogno” comprende anche tutti quelli che hanno scritto qui per anni e che ora hanno semplicemente “traslocato” sui gruppi di fb!
A M A L A
Grande Piper53
Bellissima!
Grazie Javier+ e TOTO, due adesioni “di peso” le vostre. E si, ho scritto la compagnia del libro anche se é evidente che più che mai l’invito é aperto a tutti ma proprio tutti (gli interisti..).
E magari con un maestro di cerimonia come Settore sarebbe peeeeerfetto! 🙂
Certo che se ci troviamo tutti riempiamo un Settore…
Era un messaggio con tante faccine sorridenti.
Non so se riuscire a vederlo.
Io….no.
Per forza…
Col Covid…
🙂
Ciao Mariolino, sei stato insieme a Mazzola e Sarti l’dolo della mia infanzia, e dire che tu e Mazzola mica vi amavate tanto….
Forse non ho mai ben capito quale fosse il tuo ruolo; mezzala? regista? mezza punta? Forse eri solo un fuoriclasse, ed eri tutto questo e anche altro.
Le tue foglie morte all’epoca erano più famose di quelle di Yves Montand, in particolare me ne ricordo una con il Liverpool (vittoria per 3 a 0), una punizione rasoterra in un derby del 1971, quando dicesti a Boninsegna (che voleva calciarla di forza) che la barriera disposta da Cudicini era messa male e con un pò d’effetto avresti segnato (e così fu) o contro la Juve (ma in quel caso Salvadore la deviò di testa sulla linea).
E poi quel tuo strano modo quasi di camminare sul campo (tanto era la palla a viaggiare), e poi le tue polemiche con H.H. o con Edmondo Fabri (che non ti fece disputare i mondiali del ’66.
La tua personalità era troppo forte, e per questo Mazzola riuscì a farti fuori, tanto la tua rivincita te la prendesti quando con Pellegrini presidente allenasti l’Inter.
Sei stato un campione senza tempo, per questo si ricorda di te pure chi non ti ha mai visto giocare.
Se la smettessero di dire che l’Inter con Conte è cambiata
Siamo l’Inter solita da anni
Senza scusanti
Paghiamo una rosa cortissima, appena togli i migliori 11 si rivedono le squadrette venire a marameldeggiare a Milano.
Ti ricordo che prima venivano a far razzia con i ns migliori 11.
Cambiare qualcosa è cambiato ma ce ne va ancora.
Si, ma Gagliardini…
Vabbè.
🙁
Avrei una tonnellata di cose da dire, ma per il momento dico solo quella che stavo per scrivere quando ancora mancavano 3 gol alla fine e stavamo vincendo.
Noi siamo irrimediabilmente sfigati, perché non segnare un gol come quello di Gagliardini è sfortuna e basta (non arrivi in serie A pur non essendo chissà che se quella è la tua cifra, capita che lo sbagli e bon), e in un momento in cui si gioca ogni 3 giorni senza neanche i 90 min nelle gambe è proprio sfiga nera.
Poi sono arrivati altri 3 gol e un’altra occasione con Candreva…
L’avremmo dovuta chiudere lì. È pazzesco, sempre noi ci ficchiamo in queste cose.
Ora però rivoglio Pazza Inter dai megafoni di San Siro. Siamo ancora quelli di prima. Quelli di sempre.
Conte ha fatto un po di turnover… giocando ogni 3 giorni la cosa ci può stare.
Al di là delle sfighe è dei gol sbagliati, e’ venuta fuori una partita senza capo né coda, in cui e’ emersa la pochezza di una rosa non all’altezza per essere al top su tutti i fronti.
Questo spiega l’uscita dalla Champions, l’eliminazione dalla coppa Italia e da stasera, è quasi ufficiale l’addio al Campionato.
Possiamo pure tornare a sognare sotto l’ombrellone
Non resta che tifare Lazio.
Per due motivi:
perché ci sia una possibilità che non vincano ancora quelli là
per tenere lontani i diversamente nerazzurri
A M A L A
Ripeto
Puntiamo all’Europa league
Primo pensiero sull’Inter di Corso (quella vera) e solo dopo un non pensiero su quella attuale.
E vaffanculo pure alla lazio (oggi in minuscolo).
Buongiorno (un cazzo, potete rispondere)
A M A L A
Serenamente,
l’unica cosa che si può fare in questa situazione è difendere i 10 punti di vantaggio sulla Roma (11 partite alla fine)
Questo è il nostro obiettivo stagionale.
Qualcuno pensa all’Europa League?
Con questi?
Flavio con questi di ieri no di certo, con i migliori 11 qualche partita secca la si può affrontare con una discreta fiducia.
Infatti , qualche partita secca.
Per vincere l’Europa League ce ne vogliono 4 consecutive, senza se e senza ma.
E’ tutto molto labile, chissà come arriveremo ad agosto.
Chiesa però anche come arriveranno gli altri, la Lazio ieri ha perso dopo essere stata in vantaggio di 2 gol in trasferta, il secondo tempo erano sulle gambe.
Osservo poi anche i numeri, che alla fine non mentono, e vedo una incolore prima con 52 gol fatti e 24 subiti, noi ne abbiamo fatti 54 e subito solo 4 in più.
Tradotto: 8 punti di differenza, secondo me si può ridurre il distacco piuttosto che il contrario, lo dicono appunto i numeri.
E con 33 punti a disposizione, il recupero di Sensi e Brozo, la grinta di Conte, possiamo andare ancora lontano in campionato.
Non si molla per una partita davvero folle come quella di ieri sera, penso che capiterà ancora a molti, speriamo non più a noi
Stoico Lothar!
Ottimismo, bravo 🙂
Chiesa é naturalmente Conta
E così è sfumato anche l’obiettivo di una partecipazione attiva, non dico vincente (quello ce lo eravamo già giocato, e male, nelle partite immediatamente precedenti alla pandemia) alla lotta per lo scudetto. Ma si sa, nel calcio le sorprese sono all’ordine del giorno, questa è una stagione anomala e le partite da giocare sono ancora tante, né il distacco era troppo grande da considerarsi definitivo. Perché arrendersi prima dell’ultimo chilometro? Dico la verità, non mi ha convinto la necessità di tanti ricambi: squadra stanca dopo appena due partite? Messa in campo con un centrocampo debolissimo, contro una squadra che proprio in quel settore ha i suoi elementi migliori, come abbiamo sperimentato in numerose circostanze? In una partita casalinga, in cui per lunghi tratti siamo stati in balìa degli avversari, come di rado quest’anno mi era capitato di vedere, costretti a giocare in prevalenza in contropiede, come la squadra provinciale fosse la nostra in trasferta? Non mi va di discutere le scelte dell’allenatore, che conosce le condizioni dei suoi, e sarà stato necessitato a fare certe scelte, ma la sensazione è stata quasi un arrendersi ad un destino già segnato, ad una scelta già fatta. Se così fosse, temo che anche l’obiettivo che davamo per scontato, quello della partecipazione alla Champions, sarebbe messo a rischio ( ricordo che in passato, proprio nella stagione del triplete, la Roma recuperò nelle ultime partite la bellezza, se non sbaglio, di tredici punti. Va bene, quella di oggi è una Rometta, rispetto a quella di allora, ma anche noi potevamo contare su tutt’altra squadra e un simile precedente dovrebbe metterci in allarme). Le partite della League sono ancora lontane e se vorremo gareggiare con qualche possibilità di successo, bisognerà prima risolvere il problema della discontinuità di rendimento della nostra squadra tra un primo tempo brillante e ricco di occasioni (in genere malamente sprecate), e un secondo tempo in affanno, soprattutto nel reparto difensivo, poco protetto dal baricentro alto tenuto dalla squadra. Un problema annoso, che ci è costato sconfitte dolorose in Coppa e che temo si ripresenterà anche nelle parite europe che ci attendono. Infine, solo le vittorie mantengono quel clima di fiducia necessario a qualsiasi successo, e partite affannate e confuse come quella di ieri e eventualmente altre che potranno seguire col pretesto che ormai per noi il campionato è concluso, sarebbe una pessima premessa agli impegni europei che ci attendono tra qualche mese.
Buon fine settimana a tutti.
Eh sì, caro Piper, anch’io ero a San Siro x quel derby finito 1 a 1… Ma il Mariolino lo ricordo x un altro derby (gli unici due visti dal vivo): più o meno a metà del secondo tempo, quando tutti pensavano ormai ad uno spento 0 a 0, il grande Maldera, x uscire da una situazione ingarbugliata al limite dell’area, fa un bel passaggio al portiere, ma il Mario, che leggeva nel pensiero degli avversari, sapeva cosa sarebbe successo, si infila sulla traiettoria del passaggio e trafigge il portiere rossonero in uscita!!!! Che spasso…