di FLAVIO
La mia road map verso Madrid, e quindi verso il Triplete, inizia con la fase due del mio tifo interista, precisamente il 28/04/2002. In quell’ultima domenica di Aprile, grazie al mio amico Francesco, tornavo a San Siro dopo innumerevoli anni e ne uscivo da vittorioso capolista a una giornata dalla fine. Da quello che accadrà una settimana dopo, qualcuno trarrà poi l’ispirazione per elaborare il lutto, ma questa è un’altra storia. Anziché abbatterci, da allora, ogni anno, testardamente, nonostante tutto quello che verrà poi fuori con Calciopoli, facciamo l’abbonamento, cosa che mi consentirà nel 2009-2010 di essere al secondo arancio in tutte le partite interne della stagione, più il derby di ritorno e le trasferte contro le squadre vicine a casa: Bologna, Chievo. Parma, Fiorentina.
Per la Champions, di norma, snobbavamo il girone di qualificazione, salvo per gli incontri con team blasonati; tenevamo tutte le energie per le fasi finali, dagli ottavi in poi. Del girone preliminare della coppa 2009-10 però non potevamo mancare due incontri casalinghi, il Barcellona (0-0), perché è il Barcellona, e, il Rubin Kazan (2-0), perché era decisiva. Poi finalmente ci siamo potuti scatenare e delle sei partite che ci hanno portato a giocarci la Coppa abbiamo mancato solo la trasferta contro il CSKA, un po’ perché Mosca è decisamente meno friendly di Londra e Barcellona, un poco perché il risultato era già abbastanza scontato.
E veniamo quindi al 22 Maggio.
Un attimo dopo che a Barcellona De Bleeckere fischia per tre volte, parte il jingle : “Ce ne andiamo a Madrid, ce ne andiamo a Madrid”. Se il paradiso esiste deve essere qualcosa di molto simile a quando siamo usciti perdenti ma vincitori dal Camp Nou. Appena tornati coi piedi per terra , prepariamo l’operazione Madrid. Ora si trattava di rifornirsi di biglietti; Francesco se ne procura subito due, senza se e senza ma, tramite Jakala. Mio figlio (Giulio) e la sua ragazza mi propongono la Popolare di Milano e io, per amore paterno, pur essendo già tra i beati li accompagno : il biglietto in più lo userà il terzogenito, Riccardo. Se il Paradiso è uscire dal Camp Nou vincenti, Via Massaua è un Purgatorio : soffri ma alla fine vedi la luce e la beatitudine sotto forma di altri 3 biglietti.
Il giorno successivo vinciamo a Siena (ricordo Giulio al gol di Milito, lui, agnostico, inginocchiato per ringraziare, penso, una qualche divinità del calcio) e con lo scudetto sulle maglie e i biglietti in tasca, iniziamo i preparativi logistici per i viaggi. Io e Francesco siamo in una botte di ferro (o meglio, pensavamo di esserlo!): sabato mattina Malpensa, volo aereo andata, biglietto per la finale, volo aereo ritorno, casa.I ragazzi (Giulio, morosa e Riccardo) si preparano a partire il venerdì mattina con l’Ulysse in configurazione furgone : due sedili davanti, uno solo dietro, e spazio per bandierone, poster di Zanetti-Superman e altro materiale voluminoso. Tutto sembrava filare per il verso giusto, quando il fato, travestito da anziano al volante di una Panda si mette in mezzo.
Giovedì sera siamo a cena da mia madre , al termine rientriamo a casa, pochi chilometri, Riccardo in Aprilia RS 50 (allora diciassettenne viaggiava in motorino), io dietro in auto. Senonché, in un incrocio a T (rivedo la scena come fosse oggi), la Panda svolta inopinatamente senza dare la precedenza tagliando la strada al cinquantino e Riki rotola nell’aiuola spartitraffico. Fortunatamente lo vedo subito in piedi e, a parte il motorino malridotto (lo rottamammo), non sembravano esserci grossissimi problemi, ma questo lo dovrà certificare il pronto soccorso, dove l’ambulanza, prontamente allertata (l’ospedale dista dal luogo dell’incidente meno di un chilometro) lo porta per inevitabile e doveroso controllo.
Come saprete la sanità è un fiore all’occhiello della nostra regione (Emilia-Romagna) e in poche ore Riccardo viene restituito al mondo praticamente come nuovo, non fosse per l‘insolita bendatura della mano destra. Avete presente L.O.V.E , l’opera di Cattelan che sta davanti alla borsa a Milano? Fortunatamente nel caso di Riccardo le dita non erano mozzate, ma l’effetto ottico era il medesimo. Dimissione e visita di controllo per le 12 del giorno dopo, venerdì.
I piani di Giulio prevedevano un approccio soft alla trasferta (1.700 km) con partenza il venerdi mattina, pernottamento in zona confine Francia/Spagna e arrivo a Madrid entro il primo pomeriggo del sabato, per questo aveva fissato la partenza intorno alle 10, ma alla luce degli ultimi avvenimenti sarebbe partito anche dopo la visita di controllo, cercando, strada facendo, di recuperare il paio d’ore perse, rispetto alla tabella di marcia. Il povero Riccardo anche dopo un sonno ristoratore era comunque, ovviamente, provato, la mano pulsava, e il dito medio, steccato nella ambigua postura, preoccupava, per cui lui era più per il no che per il si, e anche se l’esito della visita avrebbe potuto orientare ancor meglio la scelta, il suo mood pessimistico ci spingeva a dire a Giulio di partire secondo i suoi piani originali. La visita di Riccardo tutto sommato va bene, non c‘erano complicazioni, e Giulio che intanto aveva macinato chilometri e si trovava nei pressi di Alessandria si rendeva disponibile ad aspettarlo, ma una serie di considerazioni conservative, il timore di un peggioramento in terra straniera lo faceva desistere definitivamente.
Tristi per Riccardo, l’indomani (sabato 22 maggio) di mattina presto io e Francesco partiamo per Malpensa pensando di fare una trasferta come tante altre, con la sola differenza, e scusate se è poco, che si trattava di una finale di Champions.
Stolti.
Una qualunque procedura random non avrebbe saputo fare di meglio nel disperdere amici e separare famiglie. (in compenso sono venuto a sapere in questi giorni che almeno una famiglia ha contribuito a formarla.) Unica consolazione, ovunque ti giravi eravamo tutti neroazzurri.
Imbarcati quindi su aerei differenti in orari tra i più disparati (il mio doveva partire alle 12 e alle 14 eravamo ancora fermi sulla pista) ci ritroviamo finalmente a Madrid all’ingresso della metro dell’aeroporto alle 17 passate. Via subito verso la Fan Zone dove alle 18 riabbracciamo Giulio e Silvia (la morosa) che dopo aver pernottato a Saragozza, erano arrivati a Madrid, freschi-freschi nel mezzogiorno, come da tabella.
Vengo informato che Giulio si era meritato il palco, invitato a salirvi da Scarpini che lo aveva notato perché reggeva il già citato posterone di Zanetti-Superman , pregevole opera photoshoppata del primogenito (Raffaello… of course). Per questi pochi minuti di fama (cit. Warhol) era stato però costretto a cantare “o mia bèla Madunina” ; fortunatamente io era in ritardo e me lo sono perso.
In quel preciso momento storico, a poco meno di due ore dall’evento, mi ritrovavo fuori dal Bernabeu con un biglietto in più, quello dello sfortunato e incidentato Riccardo. Gli eventi erano stati così ravvicinati e le decisioni prese all’ultimo momento che non ero riuscito a piazzarlo a casa, avessi avuto più tempo lo avrei fatto sicuramente, tra gli amici compagni di fede. Mi immagino l’invidia dei bagarini. Avevo quindi la possibilità : a) rientrare completamente delle spese di tutto il viaggio, e anche qualcosa di più, oppure, b) fare felice un ragazzo che contava i soldi e si faceva prestare quelli che mancavano per acquistare allo stesso prezzo pagato alla Banca Popolare di Milano, un biglietto della finale di Champions.
La seconda che hai detto, la b.
In pratica io avevo passato una giornata compreso pernottamento in tenda sul marciapiede di via Fornari (per essere precisi) al fine di recapitare a due passi dal Bernabeu Il biglietto per LA FINALE a un ragazzo, che in ogni caso ignorava tutto questo; ma mi ha ricompensato il pensiero di essere stato per un momento un semidio che ha il potere di fare la felicità degli uomini.
Delle sensazioni delle ore successive, “dir non è mestiere”, e infatti lascio ognuno ai suoi ricordi. Voglio invece dire del rientro.
Francesco ha un volo di ritorno alle 11 di domenica, io alle 5, visto che una volta a Milano avrei dovuto aspettarlo per 6 ore, uso l’opzione Giulio-Ulysse. Mentre saluto il compagno di mille partite e lo lascio ai festeggiamenti notturni di Madrid , mi dice al sommo della felicità, la storica frase : “Adesso posso anche morire”.
Ritrovato l’Ulysse che Giulio, all’oscuro della suddivisione territoriale delle tifoserie, aveva parcheggiato dalla parte dei tedeschi, partiamo alla volta di casa, pensando di fermarci in qualche posto sulla strada, dimenticando che mezzanotte è passata da un pezzo e non si trova un anima in giro sulla strada verso Barcellona, ma lo stato di alterazione dovuto alla vittoria non ci permette di preoccuparci più di tanto, anzi, passare da Guadalajara ci risveglia epici momenti hemingwayani; siamo evidentemente in un universo parallelo. Ci addentriamo in quel nulla che c’è tra Guadalajara e Saragozza ormai certi che alle due di notte non troveremo più un alloggio, quando da quel nulla sbuca il Motel Sauca.
La situazione passa dalle atmosfere di “Fiesta” e “Per chi suona la campana” a quelle di “Dal tramonto all’alba” perchè la location farebbe la felicità di Tarantino; speriamo solo che quello che ci appare di fronte non sia la propaggine emersa di un tempio azteco sommerso. Invece c’è una stanza libera, non succede assolutamente nulla, la notte trascorre tranquilla (anche se qualcuno dirà in seguito di aver sentito russare profondamente ) e il mattino successivo è uno dei più bei mattini che si siano mai visti in Castiglia.
La domenica ci va tutta per il rientro, esentiamo Silvia per cavalleria alternandoci alla guida ogni quattro ore e il viaggio scorre leggero anche perchè ci affiancano o affianchiamo, ci sorpassano o sorpassiamo berline, camper, furgoni, van, pande, suv pavesati a festa coi colori del cielo e della notte; il nostro bandierone nel quale Giulio si era avvolto durante l’attraversamento del territorio bavarese tornando alla macchina, ora faceva bella mostra di sé steso tra i finestrini laterali e il portellone posteriore. Sembravamo un esercito vittorioso che tornava in patria.
Eravamo un esercito vittorioso che tornava in patria !
Ma dovevamo ancora stupirci. All’apparire della barriera di Ventimiglia, ergo, del sacro suolo patrio, dalla radio, che improvvisamente riceveva le frequenze amiche di Rai Uno, una voce: Cucchi che, evidentemente in replica di telecronaca su qualche tg o trasmissione sportiva della domenica, ribadiva da par suo: “L’Inter è campione d’Europa!” Non poteva essere solo una coincidenza. Il dio del calcio esiste, e noi gli siamo “simpattici”.
p.s. Ovviamente tutti quelli del nostro entourage sanno che nell’ipotesi di una prossima finale di Champions il primo biglietto disponibile sarà per Riccardo, non si discute.
COMUNICAZIONI DI SETTORE. Nell’attesa del calcio asettico e silenzioso (ed eliminatorio) che ci aspettava, ci siamo tenuti compagnia con storie strappacuore del 22 maggio, le vostre. Se volete far durare l’anniversario del Triplete un po’ di più, continuate pure a mandarmi le foto e testi del vostro Triplete, del vostro 22 maggio, robe così, tra amici. Temete di non essere all’altezza del Pulitzer? Boh, se vi fidate sistemo io. E se volete sottoporvi alla gogna mediatica della rubrichetta “Foto dei lettori alla ricerca di facile notorietà sfoggiando il simpatico volumetto sfornato da Settore”, fotografatevi o fatevi fotografare. Poi mandate il tutto a r.torti@gmail.com e sarete esposti al pubblico ludibrio.
MILANO (NEW!). Care amiche e cari amici di Milano, sono lieto di annunciare che il libro è arrivato alla Libreria dello Sport, via Carducci. Ha fatto il suo ingresso anche sul sito. E’ andato esaurito ed è stato fatto rifornimento. Non assembratevi e portate la mascherina. Tenete anche due o tre metri di distanza dal libro di Chiellini.
INFORMAZIONI DI SERVIZIO. Nella sua versione cartacea il libro è presente in libreria a Pavia e Voghera, le due città più importanti del mio piccolo mondo, e a Milano (vedi sopra, Libreria dello Sport), ed è in vendita on line su Ibs.it e anche su Libreria dello Sport, Libreria Universitaria, LaFeltrinelli e Unilibro. Poi c’è anche la versione eBook che è disponibile tipo su Ibs, Amazon, Mondadori Store, Kobo, Libreria Universitaria, Librerie.Coop, Hoepli, Il Libraccio, LaFeltrinelli, Rizzoli e siti del genere. Infine, è disponibile un’opzione simpaticamente old style, una roba dal volto umano: scrivere direttamente all’editore, giorgio.macellari@alice.it, e ricevere soddisfazione. Nel senso che Giorgio – uomo efficiente, paziente, onesto e interista – il libro cartaceo ve lo spedisce anche in un batter d’occhio direttamente al vostro domicilio (dietro pagamento, immagino. E’ il mercato, direbbe Keynes).
Vabbè primo! Vale?
ciao da Beetlejuice
Mi domando se Settore avrebbe pubblicato lo stesso articolo ( la stessa foto del medio alzato ) se la partita di ieri fosse finita diversamente. No, perché la coincidenza è gradevole ( un malizioso giorgio ) … 🙂
Ahaha vero, quel dito oggi “è proprio la morte sua”.
Ma sarai pestifero, lo sai che a noi interisti non ci toccano le disavventure gobbe, noi reagiamo con annoiata indifferenza alle loro sconfitte in campo italiano, in campo europeo invece il disappunto è inevitabile, è chiaro che spiace sempre vedere un Italiana perdere tutti gli anni come un cane senza palle.
Che ci vuoi fare? Siamo buoni.
Con una faccia come la nostra…c’e’ da vergognarsi a prendere le punture 🙂
Complimenti al fantastico racconto di Flavio! Dito medio a parte, direi che il Motel Suca oggi si addice perfettamente a Sarri & co.
E sono già 2 finali perse! Un allenatore che si addice perfettamente alla RuBe…
Sicuramente da riconfermare
Che bel racconto Flavio, grazie!
Scritto come sempre benissimo.
E grazie anche a Claudio, che ieri, distratto dalla disfatta degli scoloriti non ho menzionato.
Ciao notte a tutti
No, dai, diciamocelo.
E tiriamocela un po’.
Ma dove la trovi una squadra così?
E un blog così?
Non elenco i meriti (solo Scettico ovviamente vale i tutti che lo meriterebbe)
FOZZA INDA!