Sono tanto vecchio da aver visto giocare Luis Suarez, ma non abbastanza vecchio da averlo visto giocare nell’Inter. Avevo otto anni e lui aveva la maglia della Sampdoria, fu una partita assurda – assurda lo dico oggi, all’epoca non avevo i mezzi per catalogare le partite se non attraverso gli umori scomposti e genuini dei miei zii – che fini 4-4 e lui, Suarez, un arzillo vecchietto (aveva ben 36 anni, quasi 37, poco meno dei miei zii già stravecchi, cioè era pronto per la fossa nel mio immaginario di ottenne), segnò nel finale il rigore del 4-4, non pago di avere servito poco prima a Marcello Lippi l’assist per il 4-3 (vincevamo 4-2, tripletta di Bonimba: non bastò).
Chi fosse – anzi, chi fosse stato per noi e per il mondo intero – Luisito Suarez l’avrei pian piano imparato nel tempo. Le mie primissime Inter vedevano in campo Facchetti, Mazzola, Burgnich, Jair, Corso, una roba superlusso e al contempo un po’ malinconica, la Grande Inter che invecchiava e vinceva sempre meno e perdeva i pezzi poco a poco, com’è normale che sia, c’est la vie. Tra i miti viventi mancava giusto lui, che ho intravisto quel pomeriggio con una maglia nemica ma poi avrei incrociato negli anni mille altre volte in un nerazzurro velocemente e finalmente ritrovato: allenatore, osservatore, uomo immagine, ambasciatore, commentatore, leggenda vivente, eccetera eccetera. Nell’imprinting del mio interismo c’è anche Luisito Suarez, senza averlo mai visto giocare ma avendolo sentito nominare un milione di volte, “eh, Suarez”, “ma ti ricordi Suarez?”, “ci vorrebbe uno come Suarez”, “uno come Suarez lo vedi ogni cent’anni”, e citato alla riga numero 10 della filastrocca sartiburgnichfacchetti che è poesia pura, una delle nostre preghiere laiche, la formuletta del nostro giuramento nerazzurro.
La Grande Inter è per me il parametro della Memoria e del tempo che passa. Nella mia traumatica prima volta a San Siro (8 novembre 1970, Milan-Inter 3-0) quella della Grande Inter era un’epopea ancora freschissima: l’ultimo titolo 4 anni prima, l’ultima finale di Coppa Campioni 3 anni prima, molti dei protagonisti ancora in campo, ancora giovani (Facchetti e Mazzola, per dire, avevano 28 anni). Non era solo storia recente, era storia ancora in corso, i racconti erano precisi, in fondo quasi non necessari, tanto gli avvenimenti erano vicini. Ecco, sono così vecchio che la Grande Inter non l’ho vista, ma non me l’hanno nemmeno raccontata abbastanza perchè era ancora lì, latente, una favola che nessuno voleva che finisse, e forse raccontarla significava archiviarla, e nessuno – tipo mia mamma e i miei zii – voleva farlo.
Poi il compito della Memoria – eh, ti tocca – piano piano te lo devi accollare tu. Passa il tempo e ti trovi a dover spiegare non solo chi erano i Beatles e Battisti, ma ormai anche Pino Daniele e Lucio Dalla. Non solo chi erano Suarez e Facchetti, ma anche Bonimba, Spillo, Lothar e ormai Ronaldo (perché non tutti sanno bene la storia del Ronaldo vero), Vieri, Baggio, per non dire di Zenga e Bergomi che a qualcuno devi raccontare che un tempo facevano un altro mestiere, altroché. Passa il tempo e cresce il numero delle cose che devi spiegare, perchè i ragazzi mica le sanno, o non le sanno tutte, o non le sanno bene. Anche il mito va un po’ alimentato. E siccome a me non hanno spiegato abbastanza cos’era stata la Grande Inter, mi tengo stretta la vaghezza di certi ricordi e di certe informazioni, per fortuna confermate dagli almanacchi. Mi tengo stretti i contorni sfumati di una leggenda che si costruiva mentre io era nella culla, del tutto ignaro del destino calcistico che mi attendeva mentre là fuori undici ragazzi con la maglia più bella del mondo scrivevano la Storia.
Luis Suarez non è solo quel centrocampista – il primo vero regista, dicunt – di cui si tramanda qualche vecchio filmato in bianco e nero, un giocatore elegante, abbagliante, affidabile, carismatico, decisivo. E non è solo quella cifra abnorme (300 milioni, era il 1961, un pacco di soldi con cui – dicunt – il Barcellona ristrutturò il Camp Nou) che Moratti padre spese per accontentare Helenio Herrera e mettere le solide basi a una squadra che infatti dominerà la scena mondiale per cinque anni, quasi sei. Luis Suarez è la Grande Inter, come gli altri nomi della nostra filastrocca preferita, e della Grande Inter è stato uno dei più grandi, forse il più grande, ma non starei qui a fare graduatorie perchè a) faremmo notte e soprattutto b) sarebbero parziali, ingenerose, probabilmente sbagliate. Inutili, ecco.
La Grande Inter è per me il parametro della Memoria e del tempo che passa. Oggi, che se ne perde un altro pezzo, mi sento un pelino più vecchio. E siccome mi accorgo ora che volevo scrivere un post su Luisito Suarez e invece l’ho scritto su di me, credo di aver capito il succo della questione odierna: Luis Suarez è l’Inter, noi siamo tutti Suarez, Luisito è tutti noi.
Bravissimo Sector,
come sempre,
il giusto tributo al capitano della Grande Inter, che riposi in pace.
Viva Inter sempre!
Cazzo Sector, mi hai fatto quasi venire le lacrime agli occhi!
Riposa in pace, Luisito, e continua ad insegnare calcio, ovunque tu sia.
Qualche anno più di te, e l’ho visto giocare.
Dicono – non so se sia vero – che una volta che stava allenando l’Inter prese il pallone, chiamò non so quale giocatore che non ci riusciva, spedì il pallone a 40 metri esattamente dove doveva andare e gli disse “Visto? non ci vuole mica tanto, no?”
E non credo che lo avesse fatto apposta pe sfotterlo.
Un grande.
Anzi, un GRANDE
Caro Settore, grazie per i tuoi ricordi su Suarez. La prima partita di calcio vista in vita mia (in tv) fu Inter-Celtic finale persa di Coppa dei Campioni. Da quel giorno il mio “destino calcistico” fu segnato, per sempre. Sarei grato se qualcuno mi sapesse dire come mai non ho ancora letto una testimonianza di Mazzola: è solo una coincidenza o c’era rivalità? Non mi ricordo. Vorrei spendere (per una volta) una parola di lode verso l’A.C. Milan che ha voluto ricordare Luisito. Viva lo sport!
Bhe, anche Mazzola non è che stia tanto bene… nell’ultima intervista x il suo compleanno era un po’ … diciamo “frastornato”, ecco
Mi aggancio qui, anche se c’entra poco: pure il Trap non è che se la passi benissimo. Vedovo da poco, brutta botta, ha qualche “svarione” alla memoria ed è seguito H24
Comunque su Corriere dello Sport Sera on line c’è il suo ricordo
Grazie.
Luisito
Un grande giocatore
Un grande avversario
👏👏👏
Sono più vecchio di Sector, come lascia intuire il mio nickname, ma questo suo ricordo del grande Luisito si intreccia troppo con i miei ricordi. Innanzitutto Inter-Sampdoria 4-4 non l’ho vista a San Siro, ma la ricordo benissimo. Ero in giro con il mio migliore amico (milanista!) e alla radiolina parte Tutto il calcio minuto per minuto: il collegamento da San Siro dice 1-1 alla fine del primo tempo, con Sampdoria in vantaggio grazie a un gol di Boni, un promettente mediano ma, quel che è peggio, già compagno del mio amico nelle giovanili della Solbiatese. Naturalmente gli sfottò alla fine si moltiplicarono 4×4.
Ma veniamo a Suarez: nella prima partita da me vista a San Siro giocava Suarez e la sua squadra vinse 1-0 con un suo gol, ma non era l’Inter (né il Barcellona)…
Non so dirvi la data perché ormai 50 anni fa ho buttato via tutti i biglietti delle partite viste (tranne quelle dell’ultima stagione 1971-72) dietro ai quali incollavo il ruolino della partita ritagliato dal Corriere della Sera (formazioni, risultato, marcatori, spettatori, niente pagelle). La partita era un “Lega italiana contro Lega inglese”, tipo di incontri amichevoli che non si sono più disputati e dei quali non ho trovato traccia sul web. In sostanza le squadre erano composte da giocatori che militavano nel campionato (italiano o inglese per la circostanza) indipendentemente dalla nazionalità (per la Lega italiana – maglia rossa, calzoncini bianchi e calzettoni verdi – assieme a Suarez ricordo che c’erano Haller e Nielsen, per dire). Fatto sta che mio padre (per nulla appassionato di calcio) aveva deciso che quella poteva essere una partita sufficientemente tranquilla per accontentarmi a introdurmi a San Siro (anche per lui era la prima volta). Ovviamente giornata nuvolosa con cielo che non prometteva nulla di buono, ma ormai la promessa era fatta, biglietti comperati ai botteghini dello stadio, senza la minima coda, ovviamente, diluvio durante l’incontro, anche nel momento in cui Suarez segna il gol della vittoria con tiro da centro area sotto la traversa.
Rivedrò Luisito molte altre volte a San Siro, fin dalla prima partita dell’Inter vista (13 marzo 1966, Inter-Brescia 7-0). Nell’ultima dell’Inter da me vista (3 novembre 1971, Inter-Borussia M. 4-2, post-lattina, con l’unico gol in carriera di Bellugi), purtroppo Luisito era già alla Sampdoria…
Ma la volta che ho visto meglio Luisito è stata in una circostanza personalissima che ho già avuto modo di rievocare in questo blog. Anche qui non ricordo la data e anche il web mi aiuta poco perché entrai in confusione tale che non riesco a far quadrare i miei flash con le cronologie che trovo sul web. Sono certo che era uno o due giorni dopo una partita di Coppa (credevo di ricordare uno 0-0 contro l’Hansa di Rostock – o era l’Herta Berlino? – ma non ne trovo traccia) e ricordo che avevo caldo, ma pare che invece fosse inverno. Del resto il motivo della sensazione di caldo la capirete subito. Dunque, pomeriggio infrasettimanale, vado come sovente a studiare a casa del mio compagno di banco (milanista anche questo, accidenti!) in viale Teodorico (non vi dico il numero per privacy) non lontano da San Siro. Mentre aspetto l’ascensore (L.F. abitava al 5° piano) arriva proprio lui, il grande Luisito: non faccio in tempo a riprendermi dall’emozione, non riesco nemmeno a bofonchiare un saluto qualsiasi che arriva l’ascensore, entriamo noi due e lui schiaccia il pulsante del 3° piano. Beh, tre piani in apnea totale, forse un mezzo saluto soffocato dal battito cardiaco e coperto dal rumore delle porte dell’ascensore… Credo che anche lui mi abbia detto qualcosa, ma non sono in grado di confermarlo: ricordo gli occhi e il sorriso abbozzato, anche perché, con mio stupore eravamo alti (cioè bassini) quasi uguale.
Ti sia lieve la terra, Luisito, cioè piccolo grande Luis. Ora magari giocherai di nuovo insieme a Mariolino e nemmeno Heriberto Herrera avrà nulla da obiettare.
E grazie per quanto hai dato al calcio e a noi interisti.
Grazie Piper53 x aver condiviso questo momento personale. E grazie a Sector x aver dato ancora una volta la voce alle nostre emozioni.
Dopo Corso, Suarez… I due avevano raggiunto nel momento migliore dell’Inter di Herrera un armonico accordo. Suarez, acquistato per sostituire Angelillo, ormai in odio all’Hidalgo, nel ruolo di trequartista e bomber, divenne in quella mirabile squadra il giocatore universale , il genio uscito dalla lampada di Aladino, dominatore nel centrocampo e in attacco, là dove ci fosse bisogno della sua presenza, uomo di contenimento e imbeccatore delle punte coi suoi lanci perfetti. Corso, affermatosi nel ruolo di velocissima ala di punta, si abbassò a centrocampista costituendo con lo spagnolo il motore di tutto il gioco nerazzurro . Insomma l’uno direttore d’orchestra, l’altro metronomo, senza interferire l’uno nel ruolo dell’altro. Di Suarez non ricordavo il trasferimento a Genova, l’ho sempre legato per tutta la vita alla nostra squadra, che continuò a frequentare in vari ruoli, sempre perfetto nei suoi interventi nei media, da appassionato tifoso nonostante il suo pallone d’oro lo avesse meritato in Spagna, nel Barcellona. E a proposito proprio del pallone d’oro, vi immaginate oggi una squadra come il Barcellona che cede il suo giocatore pluripremiato a una squadra in ascesa tra le grandi , futura rivale come appariva essere l’Inter di Moratti… Oggi il nostro ruolo è al massimo quello di scopritori di talenti da vendere appena possibile per urgenti questioni di bilancio, ormai lontane province di un Impero di cui un tempo non solo facevamo parte, ma eravamo il centro pulsante.
Buona serata .
Hasta siempre, Luisito, memorabile campione tra i campioni!
E mille grazie, Settore, per il tuo bellissimo ricordo.
PS. Per chi volesse, segnalo su di lui un gran bel libro di Marco Pedrazzini: “Luis Suarez. L’architetto”, Gemini Grafica, 2015.
Mi sono ritrovato molto nel tuo post, Settore!
Anche io, come te, ho fatto in tempo a vedere Suarez giocare nella Samp.
Il mio è stato un esordio più fortunato: una splendida Inter Samp 3-1 preludio all’undicesimo scudetto.
Grazie sempre per i tuoi splendidi post
Ho fatto in tempo a vederlo a San Siro, il mio papà mi ci portava da bambino (i bambini non pagavano allora), foglio di giornale sui gradoni in cemento, distinti. Temo che quella squadra magica sia la nostra maledizione, da sempre cerchiamo un paragone una reincarnazione che puntualmente non arriva.
Tornando a Luisito, ricordo il suo tocco morbido, ma sempre deciso e preciso, il suo essere ovunque, mai al di sopra delle righe. Ho fatto in tempo vedere anche Soldo, Miniussi, Landini, ed altri che ora mi sfuggono. E anni dopo, quando ti toccava fare i conti con Nicoli, Bonfanti, Dotti, D’Amato ecc. ecc. si diceva “una volta poteva giocare chiunque, bastava passare la palla a Suarez.”.
Ciao a tutti. Anch’io, come molti di voi, ricordano di avere visto giocare Suarez, ma soprattutto con la maglia della Samp; con quella dell’Inter solo rari spezzoni che mandavano in TV. A Pistorius mi accomuna lo strano destino di essere diventato interista proprio guardando la finale Inter – Celtic, persa un pò immeritatamente, ma dove il grande Luisito non c’era: era sostituito da un certo Bicicli perchè infortunato. Chissà, forse con lui in campo sarebbe andata diversamente. E’ stato uno dei più grandi giocatori che abbiano militato nell’Inter e forse non solo; io lo ricordo soprattutto come allenatore in un paio di quelle stagioni assurde di quell’epoca della presidenza Moratti, e come opinionista in TV. Era un grande signore, sempre educato e rispettoso degli altri, anche se parecchio “battagliero”; non sempre però ero d’accordo con le sue valutazioni. Se ne va un grande, un altro, e questo purtroppo scandisce l’inesorabile trascorrere del tempo. Adiòs Luisito.
Il giornalaio con molte zeta ha dichiarato che Lukaku sarebbe già d’accordo con i gobbi, i quali starebbero aspettando di riuscire a vendere Vlahovic. Secondo voi è plausibile un’eventualità del genere oppure, come propendo a credere, è l’ennesima balla per riempire giornali che non avrebbero più motivo di esistere?
La seconda che hai scritto… 😉
Sono più che convinto che, qualora dovesse sfumare il ritorno all’Inter, Lukaku se ne andrebbe in Arabia piuttosto che andare da quelli là…poi, magari, verrò smentito dando così ragione a chi pensa che siano solo bimbi viziati.
Nessuno di noi, però, si pone la domanda : come lo pagherebbero ? E dove giocherebbe, il prossimo anno ? In quale serie ? Quali coppe ?
No, dico, vero che noi siamo “traballanti”, ma…se Sparta piange… 😉
Sai Giorgio, sembra che, a scorrere i titoli roboanti dei media, la rubentus sia a posto coi conti, che riescano a piazzare sia Chiesa che Vlahovic ed abbiano, così facendo, un discreto gruzzolo per incasinarci i progetti.
Staremo a vedere.
Io, finché non li vedo entrare all’Humanitas per le visite mediche, resto scettico su gran parte di quel che si legge/sente in giro.
Hai pienamente ragione.
La finanza “creativa” è assurta al rango di scienza e ci sono in giro molti “liberi docenti” in materia (il mio stupore è che siano tutti liberi, cioè…a piede libero, ma tant’è).
E riguardo al “non fidarsi è meglio” sfondi ancora una volta la classica porta aperta.
Mi domando, però… Fermo restando il “pecunia non olet” …che razza di fine sta facendo il calcio ?
E a questa domanda nessuno può rispondere.
Comunque…se lo vogliono e lui accetta…nulla quaestio. Magari si rivela un nostro “mancato errore”… 😉
Abbiamo rinnovato con V. Carboni ed Esposito.
Sta’ a vedere che prima o poi ” tiriamo fuori il coniglio dal cappello” come con Casadei (senza cederlo, stavolta)…
Del resto, se Gravina dice che la sentenza Uefa sulla Rubentus arriverà a breve, potrebbero già essersi messi d’accordo.
Ho letto anch’io che il giornalista Zozzo-roni sostiene esista già un accordo di Lukakone con i Ladri…penso (spero) siano tutte minkiate ( perdonate il francesismo ).
In ogni caso, mi pare che un altro obiettivo della Ladrona se ne stia andando a svernare in Arabia ( vedi alla voce SMS…), però a leggere i soliti “Trash papers”, (per i quali il concetto di “realtà” è simile a quello di Matrix…) pare che la Rube stia facendo un mercato meraviglioso …
Nel sondaggio di Inter.it di fine 2022 per la Hall of Fame, fra i centrocampisti avevo votato lui.
Speravo ardentemente che tutti lo facessero, perchè sarebbe stato bello e giusto e sacrosanto che essendo ancora in vita entrasse nella Hall of Fame.
Non ce l’ha fatta, purtroppo.
Spero che tutti se ne ricordino alla prossima votazione.
Che i campioni più giovani ne avranno di tempo per entrarci.
Nuovo post!