In trincea con furore

Una partita da grandi illusioni. Sembra di averla giocata fuori, a Londra, per come siamo stati pressati (13 corner a zero – per gli altri, eh -, ma sarà mai successo prima?), e invece eravamo a San Siro. Sembra di averla pareggiata, e invece l’abbiamo vinta. A parte le illusioni, tutto il resto è reale. Tipo che dopo quattro partite di Champions – di cui due con City e Arsenal, le due squadre che hanno dominato gli ultime due anni in Premier – siamo secondi in classifica (sì, vabbe’, quinti considerando differenza reti e gol fatti) e non abbiamo ancora subito un gol. Tipo che nelle 9 partite seguite allo sciagurato derby abbiamo vinto 8 volte (e pareggiato una, lo sciagurato 4-4). Tipo che nelle ultime tre non abbiamo subito gol. Tipo che nelle ultime due, giocate a distanza di tre giorni nello stesso stadio, abbiamo vinto 1-0 con il Venezia combinandone di tutti i colori e abbiamo vinto 1-0 con l’Arsenal senza una sbavatura.

Inter-Arsenal segna, un mese e mezzo dopo City-Inter, il secondo superamento del test di solidità. A Manchester era stato il sistema Inter a essere messo sotto esame, ieri sera con l’Arsenal lo stress test è stato riservato alla difesa, il reparto (la fase) che più ha deluso o lasciato perplessi in questi primi mesi di stagione. Tra le due partite di cui sopra, l’Inter in difesa aveva spesso dato il peggio di sè: e non solo buttando via un derby e graziando la Juve sotto di due gol, ma facendoci prendere grandi spaventi anche in partite vinte. Fino, appunto, a tre giorni prima di Inter-Arsenal: con il Venezia era stato un festival di superficialità culminato con la totale ignavia dell’ultima azione di gioco, con il Var intervenuto a salvarci il culo.

La prova difensiva contro l’Arsenal ha dimostrato che l’Inter ha un potenziale enorme anche in difesa, dove la magica combo cuore-coglioni finalmente si è rivelata agli occhi di tutti, compresi i nostri stessi giocatori, felici e sorridenti a fine partita come raramente lo sono stati in questi mesi. Una questione quantomai di testa, se è vero che gli intepreti concentratissimi e impeccabili di Inter-Arsenal sono gli stessi di Inter-Juve o Inter-Venezia, quegli svagati e timorosi ragazzi in grado di far segnare chiunque.

Che si stia tornando all’Inter di due stagioni fa, quella disastrosa in campionato e super in Champions? Non a quei livelli, certo: oggi l’Inter va bene in camponato e benissimo in Champions, non c’è un abisso tra i due rendimenti. Ma una differenza di concentrazione e attenzione sì, lo dicono i fatti. Vedremo col Napoli se ci siamo davvero (ri)messi in riga. La trincea con l’Arsenal dimostra che siamo capaci di difenderci, i tre clean sheet delle ultime tre partite (che poi sono cinque nelle ultime sei) dimostrano che di riffa o di raffa ci stiamo riallineando ai nostri standard del recente passato, anche dando quella sottile sensazione di arracare un po’. Domenica l’esame definitivo, prima dell’ennesima pausa in cui riordineremo un po’ le idee in vista delle successiva sfide: a fasi alterne, ma non facciamo poi così schifo.

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2 risposte a In trincea con furore

  1. Mandorlo scrive:

    Calci d’angolo e cross tutti presi dai nostri. L’unica volta che la spizzata della palla è andata verso la porta e’ stato Taremi, poi Dumfries ha spazzato via dalla linea di porta. Però effettivamente lo schema da calcio d’angolo è stata la cosa più pericolosa prodotta da loro e che mi ha tenuto in ansia per 13 volte. Ma i ragazzi sono stati bravi. Il piccolo Sommer scompariva in mezzo a quel nugolo di marcantoni però con i piedi ha fatto bene il suo lavoro e ci aggiungo la parata non così scontata sull’unico tiro in porta quello di Havertz. Chala partitone.

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