Per quelli del 1963, Gigi Riva ha un significato speciale ed eterno. Perché quando il Cagliari vinceva lo scudetto, stagione 1969/70, quelli del ’63 erano in prima elementare, anno scolastico 1969/70. E la prima elementare era il rito di iniziazione a un certo calcio, quello che per la prima volta si viveva al di fuori dall’ambito familiare, delle sue eredità, dei suoi riti guidati e delle sue comfort zone. La prima elementare era il confronto ruvido con altri bambini di sei anni e con i loro primordi calcistici (“Ciao, che squadra tieni?”). Era il primo album Panini, i primi calci al pallone fuori dal tuo cortile, facciamo le squadre, giochiamo, Riva, Rivera, Mazzola, gol.
Per quelli del 1963, Riva è stato il primo eroe. Parlo proprio di un fatto fisico, al di là delle bandiere. Riva aveva una faccia da eroe, un corpo da eroe, un sinistro da eroe, anzi, da semidio. Quelli del ’63 avrebbero capito molto più tardi, con la maturità umana e sportiva, la grandezza del giocatore (che ha fatto vincere uno scudetto al Cagliari) e dell’uomo (che sceglie Cagliari – e la periferia del mondo – per la vita, rifiutando i soldi e la gloria della Juve). All’epoca, quando quelli del ’63 erano in prima elementare, Riva era semplicemente il giocatore più fascinoso del campionato (avessimo solo capito cosa voleva dire fascinoso, ma il concetto è quello). E ce ne voleva per essere il più fascinoso, visto che c’era gente – tipo me, per dire – che aveva a disposizione Bonimba, Facchetti, Mazzola, Corso eccetera.
Ascolta “Finali a confronto e rumore dei nemici” su Spreaker.
Per quelli del 1963, poi, l’estate delle prime vacanze vere, quelle tra un anno scolastico e l’altro, fu l’estate del 1970. E l’estate del ’70 fu quella dei mondiale del Messico. Cioè un’altra iniziazione calcistica, alla Nazionale, all’azzurro, al sentirsi italiani per mezzo di una squadra che mette insieme i migliori e se la gioca col resto del globo.
E’ una storia che ho sempre raccontato perchè è vera, e semplice, e molto romantica, e molto tenera per me. Il mio definitivo e impetuoso ingresso nel mondo del calcio – inteso come passione che mi sarei portato appresso per sempre – fu la sera inoltrata, quasi notte, del 17 giugno 1970, quando mia mamma e mio papà urlarono al gol di Burgnich nei supplementari di Italia-Germania e io mi svegliai, seguendo il resto della partita con loro. Dormivo quando la Roccia insaccò il 2-2. Ne consegue che il primo gol che ho visto in diretta tv nella mia vita fu quello di Gigi Riva, il 3-2, da Rivera a Domenghini, da Domenghini a Riva, controllo di sinistro, tiro di sinistro, gol, il semidio che esulta in quel modo tutto suo, la partita – non potevamo ancora saperlo – che non era per niente finita e sarebbe diventata da lì a pochi minuti leggendaria.
E adesso, 53 anni e mezzo dopo quella notte, posso con calma tirare le fila delle statistiche e dei filmati in bianco e nero per dire che sì, Gigi Riva è stato il più grande attaccante che abbiamo avuto, il più coraggioso, il più carismatico, un carisma per sottrazione, lo imparassero gli sboroni di oggi che fanno a gara a chi la spara più grossa. Riva si è ritirato a 32 anni al quarto di quattro infortuni micidiali, eppure le sue cifre resistono inossidabili al tempo, anzi, esaltate dal poco tempo avuto a disposizione per attraversare il calcio italiano e lasciare un solco alto così. La sua ritrosia, figlia anche della depressione, ha finito con l’alimentare il mito: standosene sempre un passo di lato, non ha inquinato il nostro ricordo di lui che con quel sinistro e quelle soluzioni in acrobazia sfondava le reti altrui. Non è mai stato una vecchia gloria: è stato una gloria e basta, una condizione che si possono permettere solo i migliori.
Nessuno ha mai più avuto quella faccia e quel corpo da eroe. Me ne accorgo quando faccio un paragone per un centravanti che mi piace: il nome di Riva viene sempre fuori in automatico, come fosse un cliché ineludibile. Riva chi?, mi dicono. Eh sapeste, rispondo io. Non c’entra (solo) essere boomer: è che quelli come Riva ti restano dentro. Quando il calcio è sentimento, non c’è da vergognarsi a essere sentimentali: anzi, è una piccola fortuna in questo mondo di gigantismo fastidioso e supercoppe a gettone. Il più strano dei lombardi, il più sardo dei non sardi, è stato un personaggio così fuori dal giro che spesso ci dimenticavamo di avere. E che adesso ci mancherà.
Franz dì a San Pietro di aprire il cancello che arriva Rombo di Tuono.
Altri tempi, altro modo di sognare.
Grazie, settore.
Anch’io – anche se con qualche anno in più
Nient’altro da aggiungere, se non il ricordo di italia germania 4-3 in piena notte.
Con il mio papà
Per chi come me ha sangue sardo, paterno, che gli scorre nelle vene, giggirivva (nome e cognome, così) è fin da bambino (io personalmente non l’ho mai visto giocare) una presenza di famiglia. L’eroe le cui gesta venivano raccontate e tramandate dai vecchi nei pomeriggi infiniti del sulcis estivo, che ti indicavano l’immancabile foto appesa nei bar, nei negozi…mentre ti raccontavano una storia che non parlava di calcio, ma di riscatto. Continueranno a parlarne, i vecchi ai più giovani, e continuerà a brillare quella luce nei loro occhi: di amore, di orgoglio. Di commozione.
Per chi come me è a little bit older, giggiriva era semplicemente il più bravo. Bravo lo è rimasto anxhe fuori dal campo later. Un esempio di come un italia migliore è possibile
Bravo Sector, il 63 ringrazia per averlo rappresentato così bene. Abitavo in periferia di Torino in un quartiere pieno di immigrati con una rappresentanza sarda numerosa e runorosa. Ci giocavamo le figurine della Panini con le “ligie” ma non tutte… qualcuna si conservava a casa perché troppo preziosa per essere perduta ad un gioco. L’avevo attaccata nel mobile letto dove dormivo a fianco alla figurina di Bonimba, tutti e due in piedi a figura intera, non il solito mezzo busto, come si usava quell’anno. Era il mio attacco dei sogni.
Grandissimo Gigi, altro mondo, altra classe.
E grandi anche quelli del ’63 (gli interisti chiaramente) 🙂
Ieri sera Quaqquaroni ha detto che Gigi Riva ha vinto poco o nulla…
Come al solito non ha capito un cazzo.
Zazzaroni andrebbe internato.
Intervista a Inzaghi post finale supercoppa: “Inzaghi, lei le finali le vince tutte tranne quella di champions”.
Prima nelle chiacchiere da bar ha detto che l’ammonizione di Barella compensava l’espulsione di Simeone, in realtà avvenuta sei minuti dopo.
Per tacere della vicenza Mihailovic. E molto altro
Mi scuso con tutti, Sector in primis, per l’attacco un pò polemico al post precedente; è un momento un pò “così”.Gigi Riva è stato un grandissimo giocatore, direi anch’io senz’altro l’attaccante italiano più forte di sempre; ma forse è stato persino più grande come uomo. Io per fortuna l’ho visto giocare, essendo del ’60, anche se ero ancora un bimbo e poi un ragazzino; era il giocatore avversario che non si poteva non amare e apprezzare. Il ricordo di quella incredibile partita con la Germania è ancora impresso nella mia mente quasi come fosse ieri; sveglio fino a tardissimo e un pianto dirotto quando pareggiò Schnellinger a tempo ampiamente scaduto (allora il recupero non esisteva, se non in casi assolutamente eccezionali). Beffa atroce, visto che non segnava praticamente mai e che giocava nel Milan: per fortuna però, visto che quel gol diede vita alla più bella ed emozionante mezz’ora di calcio della storia. Poi mi ricordo quando un medianaccio austriaco gli spezzò una gamba con un intervento da killer in una partita con la Nazionale, sempre nel ’70: in quel caso non mi ricordo se piansi, in ogni caso ci andai molto vicino. Un anno dopo si incontrarono di nuovo e l’austriaco “girava al largo”; Riva andò verso di lui e gli strinse la mano. Quando mancò Facchetti fu quello che, insieme a Moratti, ebbe le parole più belle per lui: “Era il nostro angelo”, riconoscendogli implicitamente una statura umana che sentiva fortemente analoga alla sua, che era enorme. Recentemente è andato in onda su Sky uno special su di lui nel quale purtroppo l’avevo visto molto invecchiato e quasi spento; e mi si è stretto un pò il cuore. Persone così nel calcio di oggi, e non solo nel calcio, non ce ne sono più. Ciao Giggirriva.
ciao Settore, mi hai fatto commuovere. Mi hai riportato i ricordi di bambino, del tifo innocente, delle partite con i compagni nel cortile sotto casa con i palloni Interflex o Superflex oppure con quello schifo di SuperTele, ognuno con una maglietta diversa, scolorita e ristretta dai lavaggi. E naturalmente, delle partite in TV, in bianco e nero, immagini sfocate trasmesse in via satellite, mangiando pane e salame.
Grande Gigi, chi era fortunato riusciva a trovare la sua figurina per l’album Panini da incollare e se addirittura l’avevi doppia, la scambiavi con almeno altre 10 o più di altri giocatori. e poi che notte quella notte estiva del ’70.Avevo 10 anni, al 2 a 1 per i tedeschi incazzato me ne sono andato a letto per poi immediatamente tornare alla tv all’urlo di mio padre e mio fratello al pareggio di Tarcisio.
Ciao Gigi e salutami Giacinto
Io , nonostante i tanti anni di militanza sul groppone, ho conservato pochi ricordi di questo campione. Era di parte avversa e i non felici ricordi volentieri col tempo si cancellano. Lo ricordo però per le partite della Nazionale di cui negli anni Settanta fu colonna imprescindibile. Lo vidi dal vivo a Roma nella finale europea del ‘68 , quando seguii di malavoglia un caro amico, avendo giurato a me stesso di non mettere più piede in uno stadio, nauseato dalla faziosità ormai imperversante negli spalti calcistici ( e in seguito mantenni la promessa) e poi nella semifinale e nella finale viste in televisione del campionato del ‘70 quando , tutti presi dalla diatriba Rivera-Mazzola, ci dimenticammo che il vero fuoriclasse più degno di ricordo che mettemmo in campo in quella circostanza fu proprio Riva. Certo, per un lombardo, magari cresciuto nel culto di una delle due squadre di Milano, aver resistito alle tentazioni di onori e di ricche prebende che gli giungevano dal continente per vivere da isolano lontano dalle metropoli tutta la sua carriera e oltre, non è stata una scelta di vita di poco conto, ammirevole umanamente oltre che sportivamente, anche perché così lontana dalle scelte dei campioni sportivi di ieri e di oggi.
Felice sera.
5 ginnasio, ( son veja) il mio maestro di calcio, il mio papà ovviamente torinista, era morto a. 50 anni da un mese. La partita più straziante della mia vita. Anche se il gol più straordinario fu per me quello di Burnich, che non segnava mai. Un calcio che non esiste più. Bon! Scegliere il Cagliari invece della Juve. Pensa un po’. Fu uno dei pochi a difendere senza se e senza ma Facchetti dal fango di Palazzi e gobbi senza dignità.
Un sentitissimo grazie a tutti i “ragazzi” del blog, Settore in testa, per ogni singolo contributo portato a quest’ultimo post riguardante Gigi Riva.
Mi avete spiegato meglio il fenomeno che non ho potuto veder giocare essendo un ’68.
Però le figurine,
le partite infinite finché c’era luce,
il pallone Super Tele (grande Gianfba😂), che se calciavi forte di esterno cambiava direzione almeno 4 volte nei primi 10 metri !
1 pallone, 4 magliette per le porte e via,
si giocava a oltranza.
Grazie ancora a tutti dei vostri bei ricordi, perché mi han ricordato una volta di più ciò che a distanza abbiamo tutti assieme condiviso,
ricordi stupendi e irripetibili,
almeno non nell’immediato futuro per queste povere nuove generazioni.
Grande pezzo di Settore. Buongiorno a tutti, mi sembra di capire che gli anni 60 hanno dato i natali a molti di noi e che ovviamente ricordiamo tutti quei tempi eroici di un calcio che non c’è più e di cui Italia-Germania 4-3 è stata l’espressione più perfetta. Gigi Riva era uno che nell’Inter di Bonimba e Mazzola ci sarebbe stato molto bene, visto anche come si trovavano in nazionale. Ma lui preferì sempre restare a difendere i colori di una terra che amava e che lo amava. Scelta probabilmente impensabile nel calcio di oggi. E ora cominciamo a prepararci mentalmente alla trasferta di Firenze, senza due pedine fondamentali, seguita poi dalla madre di tutte le partite, snodo cruciale del nostro campionato.
Buongiorno a tutti. Omaggiato il grande Gigi Riva come meritava, vorrei porre l’attenzione sull’intervista in forma anonima rilasciata da un arbitro in attività alle “Iene”: dice esattamente le stesso cose che avevamo segnalato in un commento dopo una trasmissione di SKY Calcio Club. Parla di scollegamento fra arbitro di campo e VAR, di assoluta non chiarezza del protocollo su chi debba intervenire, di criteri di valutazione “massonici” e che penalizzano in ogni caso l’arbitro che viene richiamato al VAR, che poi vanno a incidere sulle carriere degli arbitri stessi. Poi le interviste anomime non sono mai il massimo, ma mi pare molto evidente che ci sia più di qualcosa che non va; e da quello che succede in campo mi sembra innegabile. Ripeto: o si trova il coraggio di destituire Rocchi e andare al commissariamento, oppure questo campionato finirà come il più falsato dai tempi della “Triade”.
Dall’intervista dell’arbitro anonimo alle Iene traspare chiaramente l’esistenza di due fazioni in seno alla classe arbitrale che sono in lotta per l’elezione dei vertici della categoria. Probabilmente è per questo che la confusione, in ambito Var, regna sovrana. L’anonimo fa chiaramente intendere che, in caso di correzione Var, alcuni arbitri vengono penalizzati ed altri no. Ciò è andato evidentemente a pesare, come ricorderete, su alcune decisioni prese palesemente errate. E visto il tono dell’intervista, potrebbe accadere di nuovo. C’è da augurarsi che, in caso di Var, l’arbitro di turno appartenga alla fazione giusta? Che tristezza. Possibile che in questo paese funzioni sempre tutto con queste modalità (Alex dice “massoniche” ma credo sia molto peggio) ?
@Alex “oppure questo campionato finirà come il più falsato dai tempi della “Triade”.
Dipende. Se lo vincono a gobbolandia sarà invece descritto come il capolavoro di Allegri e della sua fresca banda di outsiders, nel tripudio di gobbogonzi e ciucci affini pronti viceversa a sbavare idiozie sulla Marotta League.
@Militus Già, ma forse è come per le questioni più”serie”, abbiamo quello che ci meritiamo come paese.
Alle delazioni anonime ho sempre dato il peso che, secondo me, si meritano e cioè…niente.
Se hai prove a sostegno di ciò che pensi devi esporti in prima persona altrimenti fai la figura, meschina, al pari dei parlamentari che si astengono dal votare qualsiasi cosa.
O tiri fuori le palle e dimostri ciò che dici o pensi, o te ne stai zitto e cambi lavoro, vai ad asfaltare le strade o pulire i parchi o in fabbrica.
Non è facile esporsi in prima persona quando sai che verresti massacrato dal sistema. Quanti degli arbitri nella sua condizione sarebbero disposti a seguirlo in una denuncia del genere? Sappiamo bene come sono finiti in passato alcuni (pochissimi) arbitri che hanno alzato la testa. Alla fine tutti tengono famiglia.
La partita del 4 febbraio, purtroppo, non conterà più nulla. Avremo perso, male, a Firenze.
Fine dei giochi.
@Militus
C’è del giusto in ciò che scrivi ma, se ti senti stritolato da un meccanismo perverso ed iniquo, molli la professione di arbitro e ti dedichi anima e corpo alla tua primaria attività, perché di arbitri che svolgono solo il lavoro di arbitro mi sembra ce ne siano pochini!
Così va meglio, come concetto?
Senza alcuna polemica, ci mancherebbe!
Il concetto è chiarissimo e lo condivido al 100%. In realtà, spero di sbagliarmi ma credo che molti di loro guadagnino di più come arbitri di serie A e B che con le loro attività primarie.
Grazie Settore mi hai fatto commuovere.
Anche molti bellissimi commenti di utenti di Settore con i quali, da bravo e fiero boomer, condivido molti ricordi.
Sono di Palermo ma ho vissuto e lavorato in provincia di Cagliari per diversi anni.
Mi sento Sardo di adozione perchè qualla Terra e qualla Gente mi è rimasta nelle vene.
L’amore che percepivo dei Sardi per Riva è qualcosa di inimmaginabile.
I Sardi sono così: se ti amano per te si fanno ammazzare.
Sono andato a mangiare più volte, in pellegrinaggio, nel ristorante dove Gigi Riva aveva un tavolo a lui riservato (e che rimarrà per sempre il suo tavolo riservato) nella speranza di incrociarlo. Mai successo.
Quando persone piccole hanno tentato di infangare la memoria di Giacinto Facchetti, Gigi Riva è quello che più di tutti lo ha difeso con sincera rabbia e indignazione…da vero “Rombo di Tuono”.
Se ne va una persona, un Uomo prezioso.
Grazie Gigi per l’esempio che sei stato.
Salutami il Cipe.
+1000 e bellissimo ricordo
p.s. però mo’ torna all’ovile: stò post aspiett’ a te…
Sciò sciò…sempre di qua quando s’impalla il bauscia
😂😂😂
Juve – Cagliari , anno dello scudetto, il Cagliari batte in corner…Gigi Riva al centro dell’area circondato da 5 o 6 juventini che gli impediscono di muoversi ….arriva il pallone e non riesce neanche a fare il cenno di saltare per colpire il pallone…l’arbitro Lo Bello fischia rigore per il Cagliari….due grandi uomini che hanno vissuto con la schiena diritta
@nerazzurro-rosso
C’è del vero in quello che dici nelle delazioni anonime. Ma se vengono da un arbitro in attività e che denuncia per filo e per segno quello che si dice anche in ambienti molto vicini a quello, e che corrisponde perfettamente a quello che si percepisce da fuori…..In questo caso proprio niente direi che non contano. Daì, mi sembra abbastanza ovvio quello che sta succedendo. E non parlo che succeda a favore di qualcuno o contro qualcun altro: ci sono state chiamate, e non chiamate, assolutamente folli e prive di alcun senso che hanno coinvolto praticamente tutte le squadre.
@Alex
Giusto ciò che scrivi ma nella mia vita mi sono sempre accollato le responsabilità delle mie azioni e per questo auspico che l’anonimo smetta di esserlo e presenti prove e/o fatti a sugellare quanto da lui dichiarato altrimenti non se ne viene più fuori e rimarranno sempre i dubbi sul regolare svolgimento del campionato (per altro, una storia già vissuta).
Non mi è mai piaciuto il fatto di non volersi assumere la responsabilità di ciò che si afferma, soprattutto nell’ambito lavorativo.
Tutto qui.
Giusto per capire la regolarità del campionato, c’è già chi stende il tappeto rosso in prospettiva del prossimo incontro:
Intervista a Corsi, patron dell’Empoli, prossimo avversario della Juventus in campionato, sulla prima pagina dell’edizione di Tuttosport di oggi, giovedì 25 gennaio. “Juve, scudetto da ragazzi. Brava la società bianconera a puntare sui giovani, come noi: sono loro il futuro. Mai creduto all’Inter favorita: anzi, senza le coppe con questo Vlahovic…”
Bisogna tirare fuori i coglioni ed avere gli occhi di tigre da qui alla fine.
Intervista vergognosa, rilasciata tre giorni prima della partita poi…
Probabilmente è stato imbeccato anche lui dalla stessa mente che ha partorito la battuta delle guardie e ladri.
Devono rendere il favore dell anno prima
Gigi Riva e’ stato il primo giocatore per cui ho fatto il tifo.
Avevo una foto con lui quando venne a giocare a Firenze.
Ero piccolo ma l’emozione è intatta.
Alcune curiosità.
Gigi Riva era interista ed ha voluto la maglia numero 11 perché il suo idolo era Skoglund che giocava con la 11.
E’ morto il 22 gennaio ed il 22 gennaio è il giorno della nascita di Gigi Simoni.
I loro destini si incrociarono in modo indelebile in nazionale.
Simoni ed un giovanissimo Riva erano convocati, ma Riva in panchina non aveva nemmeno la maglia perché non avrebbe dovuto giocare.
Invece si fece male un attaccante e l’allenatore decise di non far entrare Simoni ma Riva.
Quindi Simoni si sfilò la maglia e la passò a Riva.
Il telecronista Carosio sulla distinta aveva per quel numero di maglia il nome di Gigi Simoni e così fece debuttare Simoni in nazionale.
Il numero della maglia? Era il 22.
Ciao
Luca
Che è anche il numero di maglia sulla schiena di quel tizio che si ingobbisce nel banner qua in alto.
Nonché la data di una certa finale…vabbè.
Grazie, bella.
Prego. Il 22 maggio è anche la data in cui noi vincemmo la Champions con triplete annesso, come giustamente ricordi tu ed è anche la data della morte di Gigi Simoni.
Grazie non sapevo fosse Interista.
Bello questo aneddoto che lo incrocia con un altro galantuomo del calcio.
Era anche appassionato di un altro grande Sardo adottivo…Fabrizio De André al quale lo lega la storia di un incontro che ebbero a Genova nel 1969 …incontro iniziato nel silenzio, sciolto poi nel whisky e terminato con lo scambio maglia e chitarra.
Poi furono legati dal comune amore per la Sardegna.
Prego, se è per questo anche Simoni era interista.
Lui da piccolo tifava per il Torino e mi raccontò di come seppe della tragedia di Superga: in chiesa dal parroco.
Poi ovviamente ha tifato, quando ci giocava/allenava, per tutte le squadre in cui militava (come è ovvio che sia) Ma una volta chiuso con il calcio è rimasto tifoso interista. Ha continuato a seguire con affetto la Cremonese ed ha sempre avuto parole di stima ed uno sguardo particolare per tutte le sue ex squadre. Tranne una: la juve. Lo posso affermare senza tema di smentita.
Questa antipatia nei confronti dei diversamente colorati però non gli ha mai impedito di avere giudizi equilibrati. E, in tutta sincerità, quando parlava della juve dell’ avvocata Agnelli, quella in cui aveva giocato seppure un solo anno, ne parlava bene.
Simoni era un vero gentiluomo, come solo chi lo ha conosciuto di persona può sapere. Un Uomo di sport, come Riva. Come Facchetti. Persone splendide, corrette, leali.
Tutti accumunati, oltre che da queste doti umane, dai colori nerazzurri. Sia pure in modo diverso.
🙂 Sarà un caso?
Quel 17 giugno 1970 ero un bambino di nove anni in vacanza con la famiglia. Eravamo a Bibione, allora poco più di un paesino sul versante veneto delle foci del fiume Tagliamento.
All’Hotel Meyer, privo di televisione.
L’hotel aveva una netta maggioranza di ospiti tedeschi. Uno di questi era tecnologicamente un passo avanti. Possedeva infatti una TV, credo 12 o forse 14 pollici, che collegava alla presa 12V dell’automobile.
Vedemmo così quell’epico incontro. Una piccola folla sulla gradinata di accesso all’Hotel, tutti a guardare quel piccolo schermo. Una trentina di tedeschi, una decina di italiani.
Ero probabilmente l’unico spettatore non ubriaco sugli “spalti”, si era fraternizzato a cena e nell’immediato dopo cena, e parecchie bottiglie giravano ancora tra il pubblico durante l’incontro.
Non ricordo molto della partita (dopo l’ho rivista almeno 10 volte, ma parlo di quella sera), solo qualche flash. La delusione al gol di Schnellinger, quando già ci accingevamo a festeggiare, e poi l’incontenibile gioia alla fine.
Nonostante fossi già da tre anni orgogliosamente nerazzurro nel cuore, il calcio non mi era ancora entrato nel sangue, ricordo perfettamente che vedere le facce stravolte di mio padre e degli altri, le corse, gli urli, i balli ed i cori mi sembrava tutto sommato un pelo esagerato.
Probabilmente il tasso alcolemico giocava un ruolo importante, ma non me ne rendevo conto allora.
Solo dodici anni dopo le mie manifestazioni di gioia dopo la finale 1982 furono di simile livello, ma è un’altra storia.
Riva per me era un mito, ne percepivo la grandezza di atleta.
L’anno dopo, a Grado, aspettai per tre ore che uscisse dall’Hotel con la sua fiammante Alfa Montreal per strappargli un autografo.
Era bello, come devono essere belli gli eroi, giovane, forte. Amavo Mazzola, ma riconoscevo a Riva “l’onore delle armi” quello che si concede ai nemici valorosi.
Nel 74 credo, o forse 73, all’ennesimo autografo che gli chiesi mi sorrise (era con Sormani a cena in quel frangente, Sormani che io non cagai manco di striscio) e mi chiese “ma quanti ne hai di miei autografi?”
Tanto bastò per potermi vantare a lungo con i miei amici: conoscevo Riva, ci avevo parlato. Bei tempi, quelli in cui tutto era ancora possibile. Ciao campione.
bellissimo ricordo Paolo, grazie di averlo condiviso con noi
e se si può, ancora più stima per giggirriva
Sacchi: “L’Inter ha speso più del Milan, ma zero tricolori in tre anni. Pioli deve abolire la parola scudetto”.
E gli interisti spendono in questo giornale più di quanto dovrebbero, invece di abolire la parola Gazzetta. Ma pazienza, c’è chi foraggia questi quotidiani e siti che fanno certe domande senza smentire le dichiarazioni surreali dell’intervistato… Giusto allora che continuino a fare disinformazione e opinionismo pro-rossonero, tanto l’interista che paga l’obolo ogni mattina c’è sempre.
p.s. che poi in tre anni intende che non vinceremo manco quest’anno compreso? sa cose che non sappiamo? oppure nel 2021 era stato in vacanza nel cosmo? o i trienni nel calendario sacchiano sono bisestili? ah, saperlo.
Oramai è ovvio….. Sacchi semplicemente è…
Quello che Mourinho, orgoglioso, affermò di non essere…
(durante la sua conferenza di presentazione all’Inter)
@Militus.
Eh, cominciano già a “scansarsi”. Lo ammise Buffon dopo l’ennesima figuraccia Champions col Lione quando ancora giocava nella Juve: “In Italia, tranne 3/4 squadre, normalmente gli altri si scansano; in Europa non è così”. Piuttosto chiaro, no ?
Le parole di Corsi dimostrano che la stupidità umana non ha limiti….
Comunque se questi sono i loro “amici” allora abbiamo ancora speranza di vittoria!
Settore,
GRAZIE
Com’eran belli quei palloni come quello che calcia Gigi Riva,
tutti uguali coi pentagoni bianchi e neri,
a volte da bambino troppo duri o troppo sgonfi, quando si giocava le mattine nei rigidi mesi invernali.
Come erano belli.
Quando pioveva e dovevi colpire ti testa non ti sembravano così belli..
😂😂👍
Altra battutina di “allegri” suggerita da qualche mente eccelsa delle loro. Certo che le provano tutte per farci innervosire. Voglio sperare che la nostra tenuta mentale non sia fragile come negli anni scorsi perché Firenze, a questo proposito, è partita fondamentale.
Alle battutine del cazzo di Allegri trovo giusto non rispondere e far finta di niente.
Al D.s. del Verona, Sogliano, invece andava risposto per le rime e anche subito. Forse si sarebbe riusciti alemo a ridurre la quantità di letame che ci hanno scaricato adosso; e comunque, in ogni caso, era giusto replicare.
Allegri è un povero pirla, termine sdoganato dal “celeste”, mentre sogliano lasciamolo da solo col suo fallimento calcistico, è tutto ciò che si merita, non serve rispondergli in merito, tanto non capirebbe.
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