Un sacco belli

Ho provato a immaginare – e giuro, al pensiero sto ancora male – se stasera fossi stato un tifoso della Lazio. No, perchè giocare una partita così è bellissimo, stando dalla parte giusta. Ma stando dalla parte sbagliata, porca miseria, dev’essere stato tremendo.

No, davvero, è terribile.

Al triplice fischio, io credo che avrei ringraziato gli dei di almeno diciassette religioni diverse per avere subito solo tre gol, invece dei dieci (minimo) che meritavo. In mondovisione poi, santiddio, che grandissima figura di merda.

Ascolta “Le Mille e Una Notte Live da Riyad” su Spreaker.

Dopodiché non so, credo che avrei spento la tv, disdetto il canone Rai, Sky, Dazn, Amazon Prime, avrei caricato le foto del mio televisore su Subito.it (“perfettamente funzionante, lo regalo se lo venite a prendere entro domani alle 12, poi lo butto nel fiume e ciao”) e sarei uscito a camminare, in questa sera gelida e umida, una merda di sera se ce n’è una ma che però paragonata alla partita che ho appena visto avrei dovuto rivalutare, tipo che mentre camminavo nella scarnebbia di Pavia mi sarei sentito tipo a piedi nudi sulla battigia di una spiaggia dei Caraibi, con musica in sottofondo e un mojito in mano, finchè avrei incrociato uno che mi avrebbe senz’altro chiesto “Ueilà, cos’ha fatto la Lazio?” e lo avrei colpito con un pugno tipo Bud Spencer, quelli dall’alto verso il basso, pum!.

Ma per fortuna sono un tifoso dell’Inter.

Cioè, io non capisco cos’è venuta a fare la Lazio in Arabia. Ci facevano una bella scrittura privata, “Noi società Ss Lazio rinunciamo alla semifinale ecc ecc”, noi l’avremmo prodotta alla Lega calcio e alla Lega araba, ci saremmo risparmiati tutto ‘sto ambaradan, ora saremmo più riposati, loro sarebbero a casa a preparare la gara di campionato e bòn.

Però no, ripensandoci: avremmo privato il mondo di questo spettacolo.

Cioè ragazzi, per la seconda volta nelle ultime due partite abbiamo visto la nostra squadra attaccare tipo 180 minuti procurandosi tipo 70 palle gol al termine di azioni eccelse e corali che se la Juve ne facesse non dico tante, no, ne facesse UNA, ecco, proporrebbero Allegri per la Panchina d’Oro, il Nobel per la Chimica, il Pulitzer, la Stella d’Oro del Coni e il Premio Strega. E per noi invece è la regola. E’ la regola attaccare, attaccare, attaccare come se non ci fosse altro modo di giuocare a pallone. “Ragazzi, provate chessò, a fare un po’ di melina”.

“Melina? Ma che cazzo è?”

E giù ad attaccare, attaccare, attaccare, triangoli meravigliosi, tiri sulle traverse o a sfiorare pali, leziosismi del tipo tira tu no tiro io no aspetta tira lui vabbe’ è andata peace & love riproviamo amisci, che se la Juve ne sprecasse non dico tante, no, ne sprecasse così UNA ecco, proporrebbero Allegri per la sperimentazione del ritorno alle pene corporali che il nostro ordinamento ha definitivamente cancellato nel 1974.

E adesso me ne vado a dormire un po’ incazzato. No, perché avrei voluto godermi l’effetto di vincere 10-0 una semifinale di Supercoppa in Arabia e invece siamo sempre qui a fare gli splendidi, dare lezioni di calcio e di fair play, risparmiare gli avversari eccetera. Cioè, vi faceva schifo vincere 10-0 contro questi scappati di casa? Che brutta gente che siamo, trattare così i propri tifosi: io prima del gol di Frattesi temevo che arrivasse prima o poi l’inculata, ecco, sbagli quaranta occasioni e poi ti arriva la tranvata.

“Beh, se solo la Lazio avesse tirato”.

Ah, giusto. Vabbe’, voglio frenare il mio malcontento *. Forza Inter, la squadra più meravigliosa dell’universo conosciuto.

*) Ho sprecato l’occasione della vita: avrei potuto esordire in prima squadra al posto di Sommer e non se ne sarebbe accorto nessuno. Tra l’altro siamo belli uguali.

Pubblicato in Inter | Contrassegnato , , , , , | 73 commenti

Twerkopoli

Twerking è una parola inglese usata per indicare un tipo di ballo in cui il ballerino o la ballerina scuote i fianchi su e giù velocemente sul proprio asse verticale, creando così un tremolio sulle natiche.


Poteva essere una partita complicata, potevano esserci retropensieri dopo una settimana a parlare di Var, poteva salire insidiosa la pressione di una vittoria da ottenere a tutti i costi prima di andare in Arabia e di dover comunque assistere da lontano al triste spettacolo della Juve che ci sorpasserà. E invece è stata un’Inter che non vedevamo da un po’, quella di certe partite della prima parte della stagione, giocate col piacere di giocare, sempre in attacco e propositivi come se non esistessero altri schemi e altri approcci. Non conosco il Monza tanto bene per poter dire che sia stato il peggior Monza della stagione, ma conosco l’Inter abbastanza bene per poter dire di aver visto l’Inter che vorrei sempre vedere.

Ascolta “Live da Ryad!” su Spreaker.

In tutto questo bendiddio, vorrei però sottolineare come non ci si debba mai distrarre e come dovremo tenere alta la guardia ogni minuto, perchè le polemiche post Inter-Verona un segno l’hanno lasciato e contro di noi verranno usate tutte le armi possibili. Grazie ad alcune mie fonti riservate, posso raccontarvi un retroscena molto inquietante di una partita, è vero, vinta in trasferta 1-5 ma che hanno tentato in tutti i modi di rubarci finchè è stato possibile. E’ avvenuto tutto in diretta e sotto gli occhi di milioni di spettatori, ma solo i più attenti avranno in qualche modo notato il clamoroso tentativo di furto ai nostri danni.

Sul punteggio di 0-2, che poteva essere tipo 0-5 se non fossimo stati eccessivamente generosi, il Monza segna il gol dell’1-2 con Pessina. Un’azione un po’ confusa e un po’ dubbia (Caldirola fa una cosa strana: un colpo di testa di braccio) e conclusa in rete da Pessina, cui arriva la palla dopo la spizzata testa-braccio di Caldirola, con un colpo di testa sul filo del fuorigioco. Sembra tutto regolare, ma ovviamente parte il check. Il consulto dura piuttosto a lungo, finchè non arriva l’immagine della verità: Pessina era in fuorigioco. Di pochissimo, quasi niente, ma era in fuorigioco.

Non notate qualcosa di strano? Vado a spiegare. La Juve, tramite un hacker russo che si fa chiamare Peppino Zavarov, è in grado di intervenire sull’animazione del fuorigioco semiautomatico. L’hacker crea un by-pass tra il computer dei varisti e quello di un giovane smanettone di Moncalieri, noto in rete come Lapo Furino, che ha sviluppato l’applicazione Twerk Your Player: praticamente, riesce a modificare l’animazione del fuorigioco agendo sul culo del difensore. Tutto questo nei pochissimi secondi che passano tra il rilascio dell’animazione del fuorigioco semiautomatico e la trasmissione della stessa sui monitor della sala Var.

Ascolta “Algoritmi, fattore umano e annali” su Spreaker.

Lo smanettone – beh ragazzi, è lì da vedere – ha preso l’immagine di Bastoni, che nel filmato originale era in piedi dritto come un fuso, tipo guardia svizzera nella garitta del Vaticano, e l’ha modificata in modo che il culo sporgesse decisamente in direzione della nostra porta, tentando così di rimettere in gioco Pessina. Lapo Furino è stato bravo, ma non bravissimo: nel poco tempo a disposizione ha fatto twerkare Bastoni, ma non si è accorto che l’intero braccio e un paio di centimetri della chiappa destra di Pessina sono rimasti oltre il culo twerkante del nostro Basto. E il gol non è stato convalidato.

L’hacker russo ha fatto il suo, e quindi non avrà conseguenze. Sembra invece che il povero smanettone ancora prima che la partita finisse sia stato portato in una località segreta (pare nell’infernot dell’hotel Principi di Piemonte) per essere sottoposto a torture psicologiche: gli stanno infatti facendo vedere in loop il gol di Turone e il rigore di Ronaldo (“così si fa, pezzo di merda”).

Amici, questa l’abbiamo scampata. Ne mancano altre 18 e chissà cosa si inventeranno. Stringiamci a coorte, forza Inter e abbasso le forze del male.

Pubblicato in Inter | Contrassegnato , , , , , , | 128 commenti

La versione di Rocchey

Se avete 8 minuti di tempo, questo pezzo della Gazza che riporta lo spiegone di Rocchi su arbitri, Var eccetera eccetera è indubbiamente molto interessante. Ci sono un sacco di cose che ogni tanto vorrei sentirmi dire, da tifoso, per capire bene cosa succede ogni domenica quando il Var interviene o non interviene, cosa si dicono arbitri e varisti eccetera eccetera. Sostengo – parere personale – che un po’ di trasparenza in più potrebbe aiutare tutti a capire le decisioni ed eventualmente anche gli sbagli. Il 90% degli errori arbitrali sono stati riparati (sono 76 gli interventi del Var che hanno corretto una decisione sbagliata dell’arbitro) e questo per me è un buonissimo risultato. La perfezione ancora non c’è – lo ammette anche Rocchi – e ci sono ancora decisioni soggettive su cui gli arbitri non hanno un comportamento uniforme. Ci stanno lavorando, dice Rocchi.

Questo invece è il pezzo sugli 8 errori ammessi dagli arbitri nel corso di questa stagione, le otto falle certificate dagli arbitri stessi nel flusso decisionale arbitro+Var. Sono un rigore non dato (favorita la Juve, danneggiato il Bologna), tre espulsioni contestate (una fatta ma che non era da fare, due non fatte ma che erano da fare) (squadre favorite: Monza, Sassuolo, Genoa; squadre danneggiate: Lecce, Juve, Juve) e quattro gol contestati (tre concessi ma da annullare, uno annullato ma che era valido) (squadre favorite: Monza, Inter, Inter, Fiorentina; squadre danneggiate Bologna, Genoa, Verona, Sassuolo).

I nostri due episodi sono lo spintone di Bisseck nell’azione del gol di Arnautovic e la sbracciata di Bastoni nell’azione che poi porterà al gol di Frattesi. Sullo spintone beh, è lì da vedere: avrà pesato il fatto che non ha avuto nessun effetto sul gol (nel senso che nessuno dei due giocatori avrebbe potuto giocare quel cross)? Il Var in questo caso non è proprio intervenuto. Su Inter-Verona, invece, c’è un largo dispiego di materiale audio, che di sicuro tutti avrete sentito. Il varista che si stupisce del non-fischio, l’arbitro che spiega (ha detto al giocatore del Verona di alzarsi e di non fare scene, in sintesi) e finisce come tutti sappiamo.

Qui, come in certi romanzi, Rocchi – invece di chiudere la questione dicendo che l’arbitro ha sbagliato e che l’azione era da interrompere al momento della traversa di Bastoni – lascia inaspettatamente un finale aperto. Nel senso che apre un filone pericoloso e che spero chiarisca al prossimo spiegone. Testuale: “Fabbri doveva interrompere l’azione con il difensore a terra in area, soprattutto dopo che è stata colpita la traversa: lì l’azione era finita e non doveva proseguire. Non si può far giocare 3′ con un giocatore a terra in area”.

Ecco, Rocchi, qui bisogna chiarire. E in fretta. Perchè la questione Inter-Verona, dato per scontato che Bastoni qualcosa ha fatto, è tutta centrata sull’accentuazione – se non addirittura simulazione – di Duda. L’arbitro fa giocare (e l’Inter segna) perchè dice a Duda di piantarla lì e di alzarsi. Tu, Rocchi, invece mi dici che non si può giocare con un giocatore a terra in area. Mi dici che un arbitro sbaglia a non fischiare fallo a Bastoni (ok) ma che sbaglia anche a non fermare il gioco per quella che lui comunque giudica una simulazione (ma siccome è a terra in area bisogna fischiare)? Quindi, mi vuoi dire che a chiunque basta buttarsi a terra in area per interrompere un’azione? Torniamo ai falli di confusione? Alla prima mezza spallata si può stramazzare al suolo e ci si ferma tutti?

Rocchi dice che il Var ha corretto il 90% degli errori. Settore dice che Rocchi gli ha chiarito il 90% dei dubbi. Perché ‘sta cosa del giocatore a terra in area, santiddio, spiegatela meglio o da domani passeremo le partite a vedere gente coricata in area in presa a terribili spasmi, tipo Busquets (o Duda).


(per l’angolo Podcast, vi ricordo che io e il mio socio aspirante pensionato attendiamo sempre i vostri vocali al numero dedicato Whatsapp 351 351 2355. Cosa dovete dire? Quello che vi pare. Tipo: perché siete interisti? Vi piace questa superiorità culturale? Vi piace essere sempre aiutati dal Var? Quale squadra vorreste fosse radiata dal campionato di serie A? E perchè proprio la Juve?)

(il podcast, che inaspettatamente ha mangiato il panettone e punta dritto all’uovo di Pasqua, oltre che su Spreaker – il cui player trovate qui sul blog – lo potete ascoltare anche su Spotify, Audible, Apple Podcast, Google Podcast e tutte le principali piattaforme. Non lo trovate? Vi spiego come farlo (prendete appunti): scrivete “Settore” o “interismo moderno” nell’apposito campo e per incanto vi apparirà. Oppure, certo, potete non ascoltarlo. Ma poi non venite qui a lamentarvi perché sospettano di voi che siate milanisti)

Pubblicato in calcio, Inter, questioni importanti | Contrassegnato , , , | 44 commenti

Lo scudo in 47 giorni

Al netto di considerazioni fin troppo ovvie, e cioè che entriamo in una fase della stagione in cui i pronostici cominciano a contare sempre meno (in fondo nell’ultima giornata Inter e Juve hanno seriamente rischiato di non vincere contro terzultima e ultima in classifica), i prossimi 47 giorni – dal 13 gennaio al 28 febbraio – potrebbero essere davvero fatali per il campionato italiano di giuoco calcio che inizia il suo girone di ritorno. Sono 47 giorni in cui la Juve giocherà 7 partite (tutte di campionato) e noi 9, forse 10 (7 di campionato, una di Champions, una o due in questa cazzo di Supercoppa araba). Più partite, e di un peso molto molto diverso. Insomma, temo che si tratterà di un periodo decisivo o comunque parecchio impattante sul resto della stagione. Sarà interessante vedere dove saremo, noi e la Juve, la sera del 28 febbraio.

Ascolta “VAR-ie ed eventuali, palle e blogge” su Spreaker.

Andiamo per ordine. Prima giornata: noi a Monza, loro il Sassuolo in casa. Seconda giornata: noi in Arabia (mortacci loro), loro a Lecce. Attenzione, prima considerazione tetra: qui i gobbi dovrebbero sorpassarci. Ok, con una partita in più, eccetera eccetera: ma fino al 28 febbraio (recupero di Inter-Atalanta) non torneremo a pari partite disputate.

Passiamo alla terza giornata, che chiude il mese: noi a Firenze, loro Empoli in casa (cioè, le loro tre prime partite sono ridicole, le nostre due no). E gennaio finirà così.

A febbraio noi giocheremo 6 partite, loro 4. Il 4 febbraio c’è Inter-Juve, e vabbe’, c’è poco da dire: è il match clou del campionato. Poi noi avremo la Roma fuori casa e loro l’Udinese in casa (per loro sarà la quarta partita ridicola su cinque). Poi, sesta giornata, noi Salernitana in casa e loro Verona fuori.

Il 20 febbraio noi in Champions (Atletico Madrid a Milano), loro sul divano a gufare. La domenica, settima di campionato, noi a Lecce e loro in casa col Frosinone (capite che razza di calendario hanno, a parte lo scontro diretto?). Mercoledì 28 noi recuperemo a San Siro la partita con l’Atalanta, loro sul divano con i popcorn.

Da marzo in poi, se ne riparla. Extra campionato, noi avremo sicuramente il ritorno di Champions a Madrid, e poi chissà. Loro avranno il doppio scontro in Coppa Italia con la Lazio. Loro avranno anche un pessimo calendario (Napoli, Atalanta, ancora Lazio con cui giocheranno due volte in quattro giorni) dopo un avvio di ritorno morbidissimo (a parte Inter-Juve, certo), noi avremo il Napoli in casa a metà mese e fino al derby di metà aprile staremo relativamente tranquilli. Ok, ma tutto questo è dopo. Prima ci sono 47 giorni che, così sbilanciati, rischiano di complicarci maledettamente le cose.

Il gioco si fa duro, a partire da Monza. Ma che il gioco a un certo punto si faccia duro è pura banalità. Meno banale sarà la qualità del nostro atteggiamento: in questi 47 giorni, le distrazioni varranno doppio, anzi triplo. Forza Inter.


(per l’angolo Podcast, vi ricordo che io e il mio socio aspirante pensionato attendiamo sempre i vostri vocali al numero dedicato Whatsapp 351 351 2355. Cosa dovete dire? Quello che vi pare. Tipo: perché siete interisti? Vi piace questa superiorità culturale? Vi piace essere sempre aiutati dal Var? Quale squadra vorreste fosse radiata dal campionato di serie A? E perchè proprio la Juve?)

(il podcast, che inaspettatamente ha mangiato il panettone e punta dritto all’uovo di Pasqua, oltre che su Spreaker – il cui player trovate qui sul blog – lo potete ascoltare anche su Spotify, Audible, Apple Podcast, Google Podcast e tutte le principali piattaforme. Non lo trovate? Vi spiego come farlo (prendete appunti): scrivete “Settore” o “interismo moderno” nell’apposito campo e per incanto vi apparirà. Oppure, certo, potete non ascoltarlo. Ma poi non venite qui a lamentarvi perché sospettano di voi che siate milanisti)

Pubblicato in Inter | Contrassegnato , , | 18 commenti

Palle, gomiti e palle

Nelle ultime ore, su un sacco di testate online (comprese le più autorevoli in assoluto: controllate pure, anche adesso, digitando su Google “Egonu AND Mazzanti”) vi sarete di sicuro imbattuti in un video che indubbiamente incuriosisce: Fanpage tuttora lo titola “Bolide di Paola Egonu colpisce in faccia Mazzanti” – vabbe’, è Fanpage, direte voi – ma anche TUTTI gli altri mettono in relazione diretta la schiacciata della supercampionessa Paola Egonu con la faccia del suo ex allenatore in nazionale Mazzanti che lei odia. Egonu schiaccia, Mazzanti si prende la pallonata in faccia. Chiaro no? La prudente Repubblica aggiunge tra parentesi il concetto di involontarietà (gli ha schiacciato in faccia, ma non voleva). Poi lo fa anche il Corriere, definendo la schiacciata “non voluta” (what? “Scusa, volevo alzare, o forse voleva far roteare il pallone su un dito, ma ho schiacciato”. What?). Ma, involontaria o meno, non cambia la narrazione – esplicita – della traiettoria del pallone che dalla mano di Egonu fa dritta in faccia a Mazzanti.

Ascolta “VAR-ie ed eventuali, palle e blogge” su Spreaker.

Piccolo antefatto, per chi non lo conoscesse. Agli Europei di volley di qualche mese fa, il ct Mazzanti mette spesso, anzi, quasi sempre in panchina Paola Egonu (che tecnicamente è un po’ come se Inzaghi mettesse spesso, anzi, quasi sempre in panchina Lautaro) (ma avrà avuto le sue ragioni) con tutto il codazzo di polemiche che ne consegue. L’Italia però vince sempre 3-0 e avanza, avanza, avanza fino alla semifinale che perde al tie break con la Turchia, apriti cielo, e certo, lo sapevamo, Egonu non gioca, Mazzanti infame. La Federvolley finirà col risolvere consensualmente il contratto con Mazzanti, vabbe’, dopo sette anni ci sta. Mazzanti da qualche settimana è rientrato nel giro in maniera un po’ inconsueta, accettando di allenare l’ultimissima in classifica di A1. Domenica, appunto, c’era Vero Volley Milano (dove gioca Egonu) contro Trentino D (allenata da Mazzanti). Finisce 3-0 come da pronostico. Con quel pizzico di folklore in più dato dalla vendetta di Egonu che, secondo quanto titolato da TUTTE le testate online, schiaccia in faccia all’odiato ex ct che per farle la guerra ha perso il posto.

Oh, bene. Quindi, dopo questo impetuoso click baiting cosa finiscono per fare i più fessi (ne cito uno a caso: io)? Cliccano sul video per assistere a questa clamorosa scena, wow, lo schiaccione in faccia, slurp! Scena che però è un pochino diversa da come TUTTI la descrivono nel titolo. Accade semplicemente questo: schiaccione della Egonu, tentativo disperato di una giocatrice di Trento di giocarla, la palla schizza via di lato e colpisce in faccia Mazzanti che era in piedi davanti alla panchina. Se è vero che la Egonu schiaccia e che la palla finisce in faccia a Mazzanti, tutto il resto (cioè, la banale normalità di un’azione da gioco, non il tentativo di sfregio di una giocatrice nei confronti del suo ex ct) viene saltato nella narrazione/titolazione. E tutto questo nonostante ormai centinaia di migliaia di persone abbiano visto quel video e abbiano dunque visto che NON è andata così come raccontano i titoli: niente, nessun titolo è stato corretto (a parte le due ridicole parentesi di Corriere e Repubblica, la schiacciata involontaria, whaaaaat?).

Che è la stessa cosa successa per Bastoni e Duda, no?

Ora, nel caso di Inter-Verona (giocata sabato alle 12,30, quindi – al momento in cui sto scrivendo – 75 ore fa), qualcosa sia pur molto lentamente è accaduto. Se in questo momento voi digitate su Google “Bastoni AND Duda” vedrete che la parola gomitata è stata nella maggior parte dei casi sostituita da termini più blandi: sbracciata, contatto, fallo, cose così oppure gomitata seguita dal punto interrogativo, formula democristiana ma apprezzabile (almeno il dubbio, santiddio). Nelle 24 ore successive alla partita era dappertutto “gomitata”, ma dopo aver visto un milione di volte i vari video dell’episodio la titolazione è stata ammorbidita per alcuni semplici e sempre più evidenti motivi: non era una gomitata, Duda ha cercato il contatto, Duda ha accentuato in maniera clamorosa. Che poi la sbracciata di Bastoni fosse sanzionabile o meno, questo è un altro discorso: qui si parla di narrazione e basta. Perchè continui a parlarmi di gomitata se non la è? Perchè mi dici che la Egonu ha schiacciato in faccia a Mazzanti se non lo ha fatto?

La questione Egonu-Mazzanti è così irrilevante (nel video, tra l’altro, lo stesso Mazzanti sdrammatizza) che la titolazione resterà sempre così, perchè “Palla in faccia a Mazzanti, Egonu se la ride” forse non era abbastanza pulp per acchiappare clic e “Egonu si masturba negli spogliatoi guardando il video della sua schiacciata che deviata da un’avversaria finisce in faccia a quello sfigato di Mazzanti” era forse un po’ fortino. Invece, la questione Bastoni-Duda non è per niente irrilevante, come sappiamo. Perchè da 75 ore l’Italia discute sul Var e sull’Inter favorita dal Var eccetera eccetera. Lo fa guardando un video in cui – ormai è chiaro – non c’è nessuna gomitata e c’è una patetica simulazione. Le testate online hanno cambiato i titoli, hanno ammorbidito le formule, ma nella testa del tifoso medio (non interista) è rimasta la parola gomitata ed è rimasto il concetto che l’Inter è una squadra che va avanti con gli aiutini del Var e che domenica ha vinto rubando. Ribadisco, tutto questo al di là della sanzionabilità del gesto di Bastoni. Parlo di quello che vediamo, di quello che percepiamo, di quello che a tutti i costi vogliamo vedere. C’è un sacco di gente (migliaia, milioni) che i titoli non li cambia mai nella sua testa.

Nella stessa partita, forse era da annullare il gol del Verona per un fallo all’inizio dell’azione. Nella stessa partita, l’Inter si è vista fischiare un rigore contro al 95′. Ma l’Inter – 15 partite vinte su 19, 44 gol fatti e 9 gol subiti, andatura prossima al record teorico di punti – va avanti solo con gli aiutini.

Oggi un quotidiano sportivo affida al direttore in persona un editoriale tutto orientato su questo tema (che la legge non è uguale per tutti) (dio mio, il pudore, il pudore!) e a un certo punto si chiede se sia solo una curiosità statistica che il rapporto fra falli commessi e ammonizioni dell’Inter sia il doppio di quello della Juventus. Inter 24 ammonizioni, Juve 50 ammonizioni. E quindi? Non sarà, direttore, che l’Inter gioca prevalentemente a pallone mentre la Juve parcheggia prevalentemente pullman sulla trequarti e quindi si espone un po’ di più a fare brutti falli su avversari che avanzano minacciosi? Oppure, facendo base 50, lei sospetta che per 26 volte giocatori dell’Inter non siano stati ammoniti pur meritandolo? Per 26 volte?? La Juve non ha ancora avuto un rigore contro. Nell’editoriale, non se ne fa menzione.

Mancano 19 partite e l’Inter ha intorno questo clima malato. Non è sindrome da accerchiamento, è oggettività. Sottolineo l’aggettivo malato perchè c’è evidentemente della patologia in questo modo di pensare diffuso. L’anno scorso il Napoli aveva le stesse nostre cifre e tutta Italia le definiva mostruose. Io non mi sarei mai sognato di metterle in dubbio con argomenti che – di fronte a certe cifre, appunto – non potevano che apparire ridicoli. La Juve ha le stesse nostre cifre: mostruose, meno due punti. Perché non pensano semplicemente a come superarci, invece che pensare – e far pensare – che siamo davanti per motivi esterni al fatto sportivo? E’ ridicolo, certo. Ma intanto l’andazzo è questo. E se nessuno pensa mai a cambiare i titoli, anche quelli mentali, davvero non ne usciremo mai.


(per l’angolo Podcast, vi ricordo che io e il mio socio aspirante pensionato attendiamo sempre i vostri vocali al numero dedicato Whatsapp 351 351 2355. Cosa dovete dire? Quello che vi pare. Tipo: vi piace alzare il gomito come Bastoni? Vi piace essere sistematicamente aiutati dal Var? Quale squadra vorreste fosse radiata dal campionato di serie A? E perchè proprio la Juve?)

(il podcast, che ha ormai superato il trentesimo episodio, oltre che su Spreaker – il cui player trovate qui sul blog – lo potete ascoltare anche su Spotify, Audible, Apple Podcast, Google Podcast e tutte le principali piattaforme. Non lo trovate? Seguite questo tutorial: scrivete “Settore” o “interismo moderno” nell’apposito campo e per incanto vi apparirà. Oppure, certo, potete non ascoltarlo. Ma poi non venite qui a lamentarvi perché non siete nel cerchio magico)

Pubblicato in Inter, questioni importanti, sport | Contrassegnato , , , , , | 52 commenti

Il training gomitogeno

Allora, facciamo ordine.

  1. Siccome qui siamo tutti interisti assolutisti tripletisti avventisti della seconda stella, ma non siamo nè terrapiattisti nè disonesti, diciamo pure con serenità che il nostro caro amico Bastoni ha fatto una cazzata che poteva costarci caro. Questo, in assoluto. Ora però contestualizziamo, perchè i terrapiattisti amnesisti temporaneisti sfigatisti ce li abbiamo attorno, e sono tanti, milioni di milioni.
  2. Se guardato bene e con un minimo di obiettività, il filmato racconta tutto. Bastoni e Duda (come avviene ogni mese in circa 17 milioni di azioni di calci d’angolo dalla Serie A agli amatori a 7) si strattonano pesantemente per prendere posizione/marcare l’altro. Poi, col pallone ormai lontano, tornando verso il centro del campo, sembra che i due si mandino affanculo reciprocamente (per un momento si guardano). Duda va verso Bastoni (magari per provocarlo, o forse no, senza una specifica intenzione: comunque cambia direzione, va verso di lui), c’è un contatto, Bastoni lo scosta con una sbracciata. Guardate, questo forse già basterebbe a vederci un fallo (con le immagini immediatamente a disposizione del Var, che sono quelle della tv, non ancora quelle dei telefonini degli spettatori), quindi il punto non è questo. Ma che tutta Italia (compresi diversi Tg di diverse testate in prime time) parli tuttora di gomitata fa parte di una specie di mistificazione collettiva della quale non c’è alcun bisogno. Bastoni allontana Duda con una bracciata. Quando Duda cade, il braccio di Bastoni – liberato dal peso del corpo di Duda – va verso l’alto. E’ molto semplice. Provate con un vostro amico.
  3. Già da alcuni minuti i giocatori del Verona avevano iniziato a buttarsi per terra a ogni contrasto, refolo di vento, starnuto, peto. Lo posso capire, trattandosi di una squadra pericolante che stava portando via un sudatissimo punto da San Siro, ma non lo posso per questo convidere. Un giorno dovremo anche finirla con queste scenate: ma cazzo, non lo sanno i giocatori che ogni loro movimento è ripreso da dieci telecamere? Lo sanno, ma se ne fottono, anche se noi in tv li vediamo fingere o esagerare e diciamo “oh, va’ che pirla”. La scenata di Duda per una spinta di Bastoni che lo allontana da sè con l’avambraccio, fingendo di essere colpito da un colpo di scimitarra alla carotide e cadendo come un sacco vuoto manco avesse preso un pugno alla mascella da Roberto Duran, spero gli sia ritorta contro di per sè: non era credibile, fa ridere.
  4. In un mondo perfetto, forse la decisione giusta sarebbe stata ammonire entrambi: Bastoni per – chiamiamolo così – falletto di reazione e Duda per simulazione, al netto di una provocazione in cui Bastoni non doveva cadere. Questo con le immagini a disposizione e col poco tempo a disposizione. Il gol dell’Inter sarebbe stato annullato e Frattesi avrebbe mostrato le mutande al mondo invano. Fosse stato annullato, oggi saremmo qui noi, indignati, a denunciare la patetica simulazione di Duda e l’insostenibile leggerezza del Var. Il mondo non è perfetto perché – tra i mille altri motivi – il Var non è perfetto.
  5. Perché il Var non è perfetto? Qui potremmo discutere per ore. My two cent: con tutta la sua imperfezione, io il Var me lo tengo stretto e non tornerei più indietro manco se mi dessero un milione (vabbe’, forse per un milione potrei discuterne) (scherzo). Il Var è vicino alla perfezione per il fuorigioco, così come la goal line technology ha tolto ogni dubbio sui gol/non gol. Ma è ancora evidentemente lontano alla perfezione per altre situazioni. Non mi inoltro in pipponi regolamentari perché non ne so abbastanza, ma c’è una zona grigia di difficile intellegibilità – la discrezionalità dell’arbitro e i limiti di azione del Var – che rimarrà sempre fonte di malumori, casini e shit storming. Le decisioni, poi, giuste o sbagliate che siano, non vengono mai spiegate: dagli arbitri, dico, non dagli opinionisi o dai soloni di turno che vengono più o meno quanto me. My other two cent (total, four cent): così come i fuorigioco di tallone li prendo così come sono (a volte a mio favore, a volte a favore degli altri), anche i presunti errori del Var li prendo per come sono, la decisione random di una ruota che gira. Stavolta ha detto bene a noi. Capiterà anche il contrario (ci siamo abituati).
  6. A proposito di abitudine: tutto, proprio tutto, ma la lezione dagli juventini no, dai. Un po’ di pudore. Alla seconda giornata di campionato un giocatore del Bologna che stava tirando in porta (a porta vuota) è stato falciato da dietro: doveva essere rigore più espulsione e, incredibilmente, non fu nulla. Siamo un gradino sopra l’affaire Bastoni, forse due. Quindi discutiamo, incazziamoci, versiamo ettolitri di sarcasmo, ok, tutto comprensibile. Ma le lezioni anche no (e sono andato indietro solo al 27 agosto 2023).
  7. Torno al punto 5. Che si debbano accettare i responsi di un dispositivo ipertecnologico come il Var in modalità Ruota della (s)fortuna è di per sè indice che qualcosa non va. Non è colpa nè dell’Inter, nè della Juve, nè del Verona, nè del Bologna. Dall’inizio dell’era Var è tutto un ritoccare le regole, che di per sè non è una cosa da disprezzare se si tende a migliorare le cose e a rendere oggettivamente più funzionante l’accrocchio giudizio umano-occhio elettronico. Ma, come si vede, c’è ancora qualche falla inspiegabilmente evidente.
  8. Torno al punto 2 (e chiudo). La falla c’è, ok. E cosa succede se milioni di persone si mettono lì a tirare la lamiera per allargarla? Se milioni di persone si autoconvincono tra di loro – ma sì, ma guarda, è evidente! – che quella di Bastoni è una gomitata, non c’è Var che tenga. E l’autosuggestione è una brutta bestia, ragazzi, ma proprio brutta (provate a digitare “gomitata Bastoni”: ci sono fiori di testate che parlano di gomitata e non lo correggeranno mai). E finirà che in sala Var ci dovremo mettere anche un crimonologo forense e uno psichiatra. E magari la macchina della verità. Al che io, smanettando sul telecomando, dirò: “Aho, speravo de morì prima”.

Ascolta “Tipo finale dei Mondiali” su Spreaker.

Pubblicato in calcio, Inter, questioni importanti | Contrassegnato , , , , | 90 commenti

Dirty dancing

Dovessimo spiegare l’Inter di quest’anno a un uditorio di gente ignara, cosa faremmo? Certo, proietteremmo gli highlights di un derby vinto 5-1, oppure quelli della lezione di calcio alla Fiorentina, oppure quelli delle vittorie in trasferte più che ostiche (Napoli, Lazio, Atalanta). E spiegheremmo così la classifica al termine del girone di andata, che ci vede primi con 48 punti (su 57 teorici) (no, dico) e campioni d’inverno (e quindi, statisticamente, con in tasca due terzi di scudo) (sempre teorico, eh?), tutto questo ottenuto giocando e segnando, cioè inseguendo il bello prima ancora del risultato (che estasi, poi, quando le cose coincidono).

Ascolta “Tipo finale dei Mondiali” su Spreaker.

Dopodiché – qui la faccenda diventerebbe complicata, trattandosi di gente ignara – prenderei il microfono per spiegare come si vincono i campionati: cioè con partitacce tipo Inter-Verona.

Al che uno degli ignari, uno di quei saputelli che si siedono davanti, di sicuro alzerebbe la mano per chiedere la parola:

“Scusa amico mio, ma non vi stavate vantando di brutto per le partite che ci avete fatto vedere prima? Adesso mi vieni a dire che il campionato si vince con partite tipo Inter-Verona, che avete rischiato di non vincere in casa contro la terzultima in classifica, da cui vi siete fatti rimontare pur schierando la formazione tipo, e che alla fine avete portato a casa con una sceneggiatura neurodeliri, con loro che sbagliano un rigore al centesimo dopo che voi avete segnato al 93′?”

“Sì”.

“A proposito: eri tu quello che si rotolava davanti al televisore manco avesse segnato Milito il 3-0 a Madrid di tacco al volo su cross dalla trequarti?”

“Sì. Altre domande?”

(brusio)

Sebbene ti facciano perdere alcuni anni di vita e chili di dignità, sono queste le partite che ti fanno vincere il campionato, o che almeno ti dicono che potrebbe essere l’anno buono. Torno su un argomento già affrontato: a furia di vincere partite per manifesta superiorità e a furia di collezionare clean sheet, questa meravigliosa Inter rischia di perdere il contatto dalla realtà di un calcio terreno in cui le avversarie non sempre stanno a guardare, in cui non fai necessariamente 25 tiri in porta ma te ne vengono 5, in cui puoi essere stanco e/o nervoso eccetera eccetera. Il calcio non è una camera sterile dove tutto riesce alla perfezione. Il calcio è anche fango, sudore, bile, pessime idee, gomitate, sputi eccetera eccetera.

Nelle ultime sei partite (4 di campionato, 1 di Champions, 1 di Coppa Italia) giocate negli ultimi 25 giorni, l’Inter è arrivata per quattro volte al 90° sul risultato di parità. Ha vinto con Lazio e Lecce, con più di un gol di scarto. Ma nelle altre quattro occasioni (Real Sociedad, Bologna, Genoa, Verona) al 90° eravamo in parità: 0-0 in casa con i baschi (poi anche risultato finale), 0-0 in casa col Bologna (1-2 il finale all’overtime), 1-1 col Genoa (poi anche risultato finale), 1-1 con il Verona (2-1 risultato finale, loro sbagliano il rigore del 2-2).

Questo vuol dire qualcosa? Visto che è successo con Bologna, Genoa e Verona, secondo me sì. Ma anche a prescindere dalle avversarie.

Significa che non siamo i rulli compressori di qualche settimana/mese prima, e in sè non è un dramma. Semplicemente, le cose vanno così. La statistica, tra l’altro, ci dice che stanno andando ancora strabene. Il bioritmo fisico e calcistico ci dice invece che qualcosa si è inceppato. Ma, appunto, non c’è da disperarsi: in un campionato che dura 9 mesi le cose vanno sempre così, più o meno. La virtù di una squadra si misura da come porta a casa il culo in circostanze come questa: la partita con il Verona ci deve porre legittimi interrogativi e darci significative preoccupazioni. Ma siccome in classifica segniamo 3 punti (come per il 5-1 al Milan, uguale) la morale è che – Juve docet – il risultato prima di tutto, poi il resto.

E vi spoilero il seguito: le prossime 19 saranno tutte così, più o meno. Buon proseguimento.

Pubblicato in Inter | Contrassegnato , , , | 81 commenti

I milanesi imbruttibili

Guarda, io quasi sono sollevato. Dopo 4 mesi abbondanti è arrivata finalmente una bella partita di merda, giocata male da quasi tutta la squadra (io avrei salvato solo Barella e Arnautovic, casualmente i primi a essere stati sostituiti) (perchè tutta ‘sta attesa per i cambi, poi?) e per quasi tutto il tempo disponibile. Una partita brutta dall’inizio alla fine, con tutti noi ad aspettare inutilmente il gol della vittoria che quasi tutte le altre Inter di questa straordinaria stagione avrebbero prima o poi messo, e che invece questa Inter non avrebbe trovato neanche con 150 minuti di recupero. Una squadra un po’ stanca e un po’ scarica, fin troppo abituata a dominare (simbolica, oggi, l’inattesa vulnerabilità sulle palle alte) per prenderla con filosofia quando invece fa fatica. Le telecamere hanno spesso inquadrato visi tirati, rari sorrisi e qualche vaffanculo tra compagni: ma come, non eravamo gli stessi che sei giorni fa si esibivano coralmente nell’abbraccio da Mulino Bianco ad Arnautovic dopo il magico tacco a Barella?

Ascolta “Belìn!” su Spreaker.

Massì, sono sollevato. Ci siamo giocati il contro-jolly nella partita giusta, perchè nell’incredibile campionato gemello che stiamo facendo con la Juventus si è verificata un’altra coincidenza, il pari a Genova. E in fondo va bene così: non abbiamo meritato di vincere (qui lo dico e qui lo nego, ma ci se avessero annullato il gol per lo spintone di Bisseck – diciamo così – non mi sarei incazzato), abbiamo forse fatto la peggior partita stagionale, avevamo i bioritmi sballati, vai a sapere. E se è vero che le altre Inter di quest’anno avrebbero trovato il modo di vincerla (se non altro perché ci sarebbe stato Lautaro) (porca troia, c’è una bella differenza con e senza Lautaro, diciamolo), è anche vero che altre Inter in generale avrebbero trovato il modo di perderla. Quindi – anche se non va bene, ok – diciamo che va bene così.

E poi sono sollevato perchè – senza perdere, appunto – abbiamo fatto un significativo test nel mondo reale. La meravigliosa Inter di quest’anno si è beata della sua stessa bellezza e ne ha fatto il suo punto fermo, non solo estetico. Ha vinto partite “solo” giocando bene, che è una situazione ideale quasi al confine con l’irrealtà in un campionato ruvido e bruttarello come quello italiano. Con le partite più spettacolari ha messo insieme quella riserva di positività e di sicurezza nei propri mezzi che le è servita a vincere le partite più difficili e delicate (penso alle trasferte con Napoli e Lazio), dove tutta questa fiducia si è tradotta in imprese da grande squadra, consapevole, sicura, cinica, forte perchè sa di esserlo.

Ma poi ci sono le trasferte a Genova, e prepariamoci ad altre in fotocopia da qui a maggio. Poi ci saranno le squadre che arriveranno con il pullman a San Siro e lo parcheggeranno non in garage ma sul limite della loro area. Poi ci saranno le dirette concorrenti in cerca di punti, vendette e caviglie da colpire forte.

Insomma, il difficile è già iniziato. L’importante è accorgersene subito, magari già in una sera di fine anno a Marassi in cui hai scoperto che le magie non riescono dappertutto e che nessuno ti stenderà più il tappeto rosso. Le serate storte capitano e capiteranno ancora: dobbiamo “solo” imparare a gestirle. E un’altra cosa che dobbiamo imparare – è difficile, lo so, per una squadra così bella – è imbruttirci, alla bisogna.

Insomma, se la bellezza non dovesse bastare, o non dovesse servire, dobbiamo essere pronti a switchare sull’imbruttimento. Dobbiamo essere imbruttibili. Pensare a obiettivi più diretti. Smettere il tight e indossare la tuta blu. Segnare gol ignoranti. Adeguarci alla mediocrità altrui, nel senso di sporcarci un po’ di più la divisa sociale e andare a mietere punti. Il corto muso non potrà mai essere il nostro marchio, tanto meno il nostro credo. Ma un’opzione sì. La strada verso la seconda stella comincia a farsi aspra. Noi la possiamo lastricare di bellezza, quando si può. Ma quando non si può vanno bene anche le scorciatoie. Questa sera mi sarei rotolato per mezz’ora in soggiorno per un autogol di anca al 96′. Ma avremmo dovuto essere più cattivi, più coinvinti. Avremmo dovuto tirare. E io, come tutti, la seconda stella la voglio, costi quel che costi.

Pubblicato in Inter | Contrassegnato , , , , | 190 commenti

Chi c’è, c’è

Mercoledì: sconfitta col Bologna, fuori dalla Coppa Italia. Giovedì: conferma infortunio Lautaro. Venerdì: infortunio Dimarco. Ci sono state anche vigilie migliori per una partita, ecco. Mettici anche che poche ore prima di Inter-Lecce la Juve vince a Frosinone: un po’ di nervosismo monta. E tra le mie ordinarie frequentazioni nerazzurre capto qualche frasetta densa di preoccupazione: e se adesso cominciasse a dirci tutto male? E se la nostra macchina più o meno perfetta iniziasse a perdere colpi, incepparsi, guastarsi?

Ascolta “Bistecche, poesie e panettoni” su Spreaker.

Certo, l’infortunio di Lautaro – giocatore nei fatti insostituibile – è il peggio che ci possa capitare. E quando si fermano i titolari si deve sempre affrontare un’emergenza, piccola o grande che sia. Ma, facendo mente locale, l’Inter è arrivata fin qui – 17 partite di campionato, 14 vinte – convivendo con una serie di infortuni che si sono spalmati con alterna intensità in questi primi quattro mesi di campionato.

Abbiamo avuto un infortunio chirurgico (Cuadrado), due piuttosto seri (Arnautovic e Pavard), un altro paio durati qualche settimana (Dumfries e Bastoni), più guai non gravi ma ricorrenti (Sanchez e De Vrij), più qualche indisponibilità momentanea. Ora Lautaro e Dimarco, una bella botta. Oggi a San Siro c’erano tre titolari (Lautaro, Dimarco e Dumfries) in borghese in tribuna.

Insomma, mentre sentivo che ad altri correva un brivido sinistro lungo la schiena, a me veniva da pensare che la gestione degli infortuni, anzi, la reazione agli infortuni è stata in questi quattro mesi un nostro punto di forza. A Napoli, mentre vincevamo 3-0 in casa dei campioni d’Italia, nel finale di gara avevamo a un certo punto fuori per infortunio quattro difensori (di cui tre centrali) e non ce ne siamo accorti. La (idealmente) portentosa catena di destra non è praticamente mai stata al completo: l’unico sempre disponibile è stato Darmian. E’ stato un problema?

La partita con il Lecce poteva complicarsi, senza Lautaro, senza i due esterni titolari e con un po’ di ansia latente. A parte qualche minuto di passività nel secondo tempo e qualche spazio di troppo concesso, abbiamo fatto la nostra solita partita d’attacco (20 tiri, 16 corner) e l’abbiamo portata a casa. Nel suo piccolo, era una partita importante (perchè venivamo da una sconfitta, per gli infortuni, per la Juve che aveva già vinto) e l’abbiamo vinta. Ne mancano 21 e saranno tutte così: importanti, per piccole o grandi ragioni.

Non ci siamo accorti delle assenze? Beh, un po’ sì. Arnautovic non è Lautaro, anche se poi si è riscattato con una genialata. E non potere fare cambi sugli esterni (Darmian si è fatto tutta la partita, Carlos Augusto è uscito all’84’) ti toglie parecchio. Ma l’abbiamo vinta piuttosto bene. Dopo tre mesi da oggetto misterioso Bisseck ormai è diventato un’opzione vera. Il bello di questa Inter è che tutti stanno facendo la loro parte. Buon Natale e Juve merda.

Pubblicato in Inter | Contrassegnato , , , , , , , | 119 commenti

Mi si nota di più se

Cervello dell’interista medio, lobo del ragionamento. Mi si nota di più se faccio l’incazzato per una sconfitta ai supplementari dopo essere andati in vantaggio, o se dico che mica si possono vincere tutte e sono cose che succedono e il Bologna è una bella realtà? Mi si nota di più se faccio un moderato paiolo alla squadra per essersi autocondannata a 120 minuti infrasettimanali pure un po’ frustranti data l’inculata finale, o se provo a convincere tutti che è meglio così e che la Coppa Italia era un intralcio sulla strada del nostro supremo obiettivo – la seconda stella – e di quello vice-supremo, cioè andare avanti in Champions?

Ascolta “La sagra del tortellino” su Spreaker.

Io già vi vedo tutti a dividervi tra queste scuole di pensiero – con decine di relative sfumature – nel commentare questa sconfitta agli ottavi di Coppa col Bologna, ormai il nostro Sassuolo-2, che ci segna due gol a botta, ci lascia andare e poi rimonta, squadra che a volte gliene fai 6 e altre volte ci perdi scudetti vinti, e giocaci con spensieratezza se ci riesci. La notizia bella è che resta una sola partita stagionale col Bologna. La notizia brutta, a parte l’essere usciti dalla Coppa Italia dopo averne vinte due di fila, è che Lautaro a un certo punto – sì, ok, ha sbagliato il rigore, non è una gran novità, ma non è quello il peggio – si è toccato lì.

E anche noi ci siamo toccati lì, in modo diverso. Lui l’adduttore, noi i coglioni. Perchè se possiamo passare indenni da una sconfitta agli ottavi di Coppa Italia, non possiamo passare indenni dagli adduttori di Lautaro, specie se stanchi, affaticati, contratti (e via peggiorando). Non ce lo possiamo permettere. Se a Lautaro e/o Thuram viene il mal di pancia e/o di adduttore, per noi sono cazzi: entrano Arnautovic e/o Sanchez e non è la stessa cosa, non può esserla, nemmeno lontanamente.

Ascolta “Holly, Benji e Svitol” su Spreaker.

Ecco, questa merdosissima Inter-Bologna di Coppa Italia, che potevamo vincere comodamente 4-2 e invece abbiamo perso un po’ da stolti, ci rimette con i piedi per terra non tanto perchè ci rivela che possiamo anche perdere delle partite – una dura realtà, I know -, no, macché, quanto perché ci dimostra come siamo terribilmente in bilico sull’unica falla che abbiamo. Abbiamo avuto quattro difensori infortunati contemporaneamente e non è successo niente. Abbiamo visto Lautaro toccarsi un adduttore e addio, siamo nel panico. Non per immotivata isteria, ma per motivatissima preoccupazione.

Dovesse fermarsi Lautaro, oddio, che si fa?

Ecco perché la sconfitta di questa sera, di fronte a ben altre prospettive, ha persino un suo lato positivo. Evitiamo una partita e gennaio e un probabile doppio derby ad aprile, tre possibilità in meno che Lautaro stressi i muscoli delle sue gambe fatate. Sabato c’è già il Lecce, bisogna vincere. Nei ritagli di tempo intavoliamo una trattativa seria su Zirkzee. Sulla Coppa Italia Frecciarossa, messe le altre cose a posto, ci faremo presto una ragione.

Pubblicato in Inter | Contrassegnato , , , , | 108 commenti