Come il Mancio, anch’io oggi avrei segnato un gol a 50 e passa anni. Bastava ottenere un ingaggio a gettone dal Verona ed essere schierato da Delneri. Qui, oggettivamente, sta il difficile. Occhei, sono simpatico e ho discrete doti di fondo, ma non è che uno si può prendere un rischio del genere a cuor leggero (anche se dopo aver visto Ionita e Leroy Gomez penso che avrei potuto giocarmela). Però, metti che ormai sei retrocesso e decidi di giocarti la carta Torti. Togli Lele Moras o Emma Marrone, entra Torti, maglia numero 63.
“Chi casso è?”
“Boh, l’avranno preso a gennaio”
“Sembra più vecchio di Toni”
“Impossibile”
“Ha le maniglie dell’amore”
“Come Maxi Lopez?”
“Più o meno”
Delneri mi prende per un braccio e mi dá gli ultimi consigli:
“sfgdfddgj dtdrshshdgg sgfhfjftddhj dgdgdgckvfff”
“Ok mister”
Entro e vado a metacampo. Incrocio Brozo, Kondo, Rodrigo e vorrei abbracciarli e fare un selfie, ma non ho il telefono e soprattutto sono del Verona. Devo giocarmi la mia chance, prima che scoprano che sono vecchio, che non gioco una partita di pallone da una ventina d’anni e che mi hanno tesserato come giocatore svincolato free agent, ma senza avere avvertito l’ufficio di collocamento di Pavia.
Mi piazzo in mezzo, mentre saggiamente il mio Verona decide di giocare sulle fasce. Vedo in lontananza il Pazzo (credo sia lui, almeno: mi mancano tre diottrie e mezzo) che fluidifica e si infrange contro Murillo, rimpallo, tic, tic, tic, angolo.
Angolo.
Io che faccio? Mi giro verso Delneri:
“Fsfddjfjfu dfdrhdkfgdjch sfffdhhhdvcgd”
Dai gesti, mi sembra che intenda dire: ficcati in mezzo e non cagarmi il cazzo che ho giá i miei problemi.
Mi reco quindi in area.
Juan Jesus fa a Telles: “Marca tu El Gordo”
Telles fa: “No, ci pensa Murillo”
Murillo fa: “Ne devo giá marcare sette, ci pensa Brozo”
Brozo fa: “Non ho voglia, sono stanco. Maurito, tienilo tu il 63”
Icardi fa: “Cosa?”
Jesus: “El Gordo”
Perisic: “El?”
Intanto Rómulo batte l’angolo. Siccome sono del Verona ma com’è noto tifo Inter, tengo un profilo basso e non mi muovo.
Tanto non si muove nessuno.
Il pallone spiove verso il centro dell’area, i gialloblù vanno verso la porta, i bianchi tengono la posizione, Toni la spizza e io in quell’esatto istante penso che il verbo spizzare mi fa cacare, è un segno della corruzione della lingua italiana.
Poi noto che il pallone viene verso di me.
La mia vita mi scorre davanti. Perchè penso che adesso mi spazzeranno via, mi prenderò una gomitata nelle costole, un calcio negli stinchi, una testata sul sopracciglio, e allora chiudo gli occhi e dico addio, che bello morire così, sul campo, l’Inter verrà alle mie esequie, magari Ausilio dirá due parole dal pulpito sul mio destino beffardo, io interista ingaggiato dal Verona che prima di toccare il mio primo pallone in Serie A vengo colpito alla testa da Perisic in mezza rovesciata proteso nel tentativo di un disperato rinvio.
Chiudo gli occhi, colpisco con la fronte, sdeng!, cuoio bagnato e scivoloso, wow!, la palla va verso l’angolo opposto.
Gaaaaaaaaaaaaaaaaaaallll.
Il Bentegodi impazzisce, mi abbracciano dei tizi che non conosco con la mia stessa maglia.
“4-1 per il Verona! 4 gol di testa! Stavolta è stato Torti a battere Handanovic! 4-1!”
“Scusa Pardo, ma chi è questo Torti?”
“Ma che cazzo ne so… Ops, eravamo in onda?”
Io ovviamente non esulto. Spiegherò poi i motivi in sala stampa. Anzi, chiedo il cambio.
“Sfgdhdjfdytdh sfshshdryhjdk sffffhhsgdjhhhj!”
Ah giá, ero io il terzo cambio. Vabbè dai, resto, manca poco, magari ne segno un altro. Una vita a farsi seghe mentali, e poi scoprire che segnare un gol in Serie A è una cazzata. Mah.
(seminascosto da Pisano, Torti segna il gol del 4-1)

