La storia di quest’ultimo weekend interista sembra un po’ “Pulp fiction”: che lo guardi, resti avvinto e tecnicamente ti diverti un casino (bisogna dirlo, siamo sanguinolenti e spassosi), ma se devi mettere insieme i pezzi della storia non capisci bene da dove si parte. La narrazione circolare di Inter-Cagliari e degli eventi che l’hanno accompagnata è un enorme casino, dove nessuno ha ragione e tutti hanno torto: ma chi ha fatto la cazzata originale che ha innescato l’effetto domino della merda che in breve ha coinvolto tutti (Icardi, Curva Nord, società, squadra e pure noi tifosotti che non c’entriamo proprio niente) in una splendida domenica di metà ottobre?
La mia teoria è che tutto parte dal libro, e che se “Sempre avanti” non fosse mai stato scritto avremmo vinto 5-0 con il Cagliari e trascorso il resto della domenica con l’espressione stampata in faccia di chi si è fatto una gigantesca canna o ha fatto petting di terzo grado con Beyoncé Knowles.
Allora, partiamo dal libro. Hanno già detto cani e porci che (farsi) scrivere un’autobiografia a 23 anni senza aver combinato sostanzialmente un cazzo nella vita è un’operazione – come dire – un pochino eccessiva. E’ verissimo. Chi ti si incula, Mauro? Noi ti vogliamo bene, sei il nostro capitano e il nostro centravanti, sei un eccellente giocatore e tutti confidiamo in te per il nostro comune futuro. La casella “zero” alla voce trofei non è colpa tua, ci mancherebbe, però devi tenerne conto. Perchè se vinciamo la Coppa Italia cosa scrivi, la Treccani? E poi quel sottotitolo, “La mia storia segreta”, riferito a uno che non ha nessun segreto, un ragazzo che ha un concetto della sua stessa privacy molto blando, che ci ammorba di tweet e di selfie da una vita, foto sul balcone, nel lettone, con i bimbi, senza bimbi… ma santa madonna, Mauro, magari avessi dei segreti, magari!
Insomma, Maurito – primo errore -: non pago di essere il centravanti e il capitano dell’Inter, non pago della tua storia d’amore coram populo con biondona e famiglia-monstre, non pago della fatwa degli argentini, non pago delle macchinone e del contrattone… non pago di tutto questo, dovevi proprio (farti) scrivere un libro? Per raccontare cosa, a parte ‘sti due dettagli di non grandissimo conto?
E arriviamo al secondo errore. L’episodio di Reggio Emilia nella vita – poniamo – di Maradona è mezza riga (“una volta mi hanno madato a cagare”), ma nella breve e scarna storia di Mauro Icardi vale tre pagine. Chissà se la ricostruzione del “tira la maglia, riprendi la maglia, ri-tira la maglia, mandiamoci tutti affanculo” è giusta o sbagliata: un dettaglio marginale, stiamo parlando di Sassuolo-Inter e di Icardi contro la Curva, mica dell’incontro di Teano. Ma quel passaggio “(…) sono pronto ad affrontarli uno a uno. Quanti sono? Cinquanta, cento, duecento? Va bene, registra il mio messaggio e faglielo sentire: porto cento criminali dall’Argentina che li ammazzano lì sul posto, poi vediamo”, santa madonna, ma come ti è venuto in mente? Caro Mauro, la Curva per me è sotto lo zero e a tutti capita di dire qualche stronzata: ma poi bisogna scriverla su un libro, per forza?
E siamo al terzo errore. Che è quello di rivangare da bulletto, con sottolineature postume, un episodio spiacevole: una mossa sbagliata, in assoluto. Scriverla nera su bianco e farla stampare su qualche migliaio di copie di un pur inutile libro è una grossa stronzata. Sicuro, proprio sicuro che la storia non fosse da far leggere a qualcuno, prima? Qualcuno in società? Non è mica censura: è buon senso. Giusto per avere un consiglio: a 23 anni si fanno un sacco di minchiate – tipo (farsi) scrivere un’autobiografia.
Bòn, il libro esce. Alcuni giorni dopo la Curva Nord reagisce. Alcuni giorni dopo. Comunicato quasi notturno nella serata di sabato, a rendere impossibile qualsiasi spiegazione o mediazione prima della partita, che è domenica alle 15. Perchè ormai è deciso, non ci sono alternative, non ce ne devono proprio essere: si sente già il rumore degli anfibi, allo stadio deve andare in scena per forza la contestazione, non ci sono cazzi, tutti devono sapere, tutti devono vedere, tutti devono partecipare, perchè il reato di lesa curva è ben più grave di qualsiasi cosa, anche di incularsi una partita importante con un avversario abbordabile. E’ l’errore numero quattro.
Ma alla Curva, in fondo, di Inter-Cagliari che gliene frega? L’importante è segnare il territorio, manifestarsi in vita e regolare un conto da sempre in sospeso con il capitano. A cui chiede di lasciare la fascia (mecojoni!) e a cui riserva un trattamento coi fiocchi: striscioni durissimi (uno postumo, dopo la partita, davanti a casa), contestazione, fischi. Icardi gioca male e sbaglia un rigore. Nesso di causalità tutto da dimostrare, direbbe l’avvocato della Curva. Il resto dello stadio (ah già: va sempre spiegato che la Curva è una parte dello stadio, perchè poi c’è il resto dello stadio, e poi c’è il resto del popolo interista, parliamo di milioni) sostiene il Capitano, lo applaude dopo un rigore sbagliato, un evento più unico che raro. No, per dire che situazione c’era (e che situazione ci sarà).
Ma ora dobbiamo fare un passo indietro, alle due e mezza del pomeriggio. Incredulo davanti alla tv, Mediaset Premium, vedo inquadrare Zanetti con un inconsueto tremolio allo zigomo.
E’ incazzato?, mi chiedo.
Sì. Dice che saranno presi provvedimenti. Lo dice rispondendo a un’innocente domanda che richiedeva un’innocente risposta (tipo “Un episodio spiacevole, ma ne parleremo con più calma domani, ora abbiamo una partita da vincere, forza Inter”), una banalità paracula come se ne dicono a badilate prima e dopo qualsiasi partita. No, lui risponde secco: sì, di sicuro, e bla bla bla con il suo accento argentino meno buonista e suadente del solito. In pratica, mezz’ora prima della partita, con gli striscioni ancora da stendere, i fischi ancora da fischiare, la merda ancora da spargere, la partita ancora da perdere, il vicepresidente dell’Inter dice al mondo che ha ragione la Curva (non “i tifosi”, come dice lui: la Curva, perchè la questione era ed è tra Curva e Icardi, i “tifosi” – io, per esempio – non c’entravano un emerito cazzo) e che Icardi è un grosso coglione.
Questo è l’errore numero cinque, non meno grave degli altri. Un errore che sarà ripetuto nelle ore successive da Ausilio, paro paro. Si trattava solo di salvare le apparenze, è chiaro che avessero tutti i diritti di essere incazzati. Ma delegittimare a mezz’ora dalla partita il proprio capitano, già annunciando provvedimenti contro di lui, e nel contempo dare ragione a una frangia del tifo con cui hai tutti i diritti di tenere i rapporti che vuoi ma senza dare la netta e insopportabile impressione di temerla o di esserne condizionato, santiddio, è una roba che non si può nè vedere nè sentire. Cinesi, strategie globali, marketing universale, e in certe cose restiamo all’Abc.
Cosa succederà ora? Boh, se queste sono le premesse… Abbiamo un centravanti e capitano sostanzialmente esautorato, una Curva intellettualmente impresentabile, una società che non si formalizza a pestare merde. Ah, poi ci saremmo anche noi: no, per dire, noi che cavolo c’entriamo in tutto questo? E ci sarebbe anche la squadra, cui tocca giocare una partita in un’atmosfera inaccettabile e surreale, che se fossi stato un pochino più cinico dopo le parole di Zanetti mi fiondavo alla Snai e mi giocavo la tredicesima sul 2. Forse De Boer è pure contento, in questo caos: i suoi cambi lisergici saranno passati un po’ sotto silenzio, occupato com’era il mondo a prendere appunti sugli striscioni e a guardave come reagiva Maurito.
Nel frattempo con Palermo, Bologna e Cagliari in casa abbiamo fatto due punti, il Milan è secondo e la Juve è a un anno luce. Vabbe’, ma noi abbiamo altro a cui pensare: a quale provvedimento sarà preso contro il capitano, per esempio, un provvedimento che sarà in automatico un successo della Curva, perchè così ha impostato il discorso l’Fc Inter in persona. Bella roba, capolavoro tattico e filosofico. A prenderlo in culo è solo il tifosotto medio, l’unico che si è accorto che al termine di questa divertente e variegata domenica autunnale siamo undicesimi a pari con il Bologna.

