L'importanza di incontrare Fabio

Ho un amico che si chiama Fabio ed è milanista. Siamo stati (parlo di podismo) compagni di squadra (parlo di differenti profili: lui non dico un Messi, ma un bel Lewandowski; io, un Gabigol con la mononucleosi). Ci siamo incontrati più volte a Pavia e dintorni per le gare o, in maniera del tutto casuale, durante allenamenti in strada o al parco, in pista o sull’alzaia. E ci siamo accorti di una cosa: quando ci siamo visti prima di un derby, ha sempre vinto l’Inter. Dopo le prime due o tre volte che ‘sta cosa si è verificata, prima di un Inter-Milan io ho cercato sempre di allenarmi in zona Fabio, sperando di incontrarlo. E mi piaceva pensare che lui, nei giorni pre-derby, uscisse a correre rasente i muri e con le mani sui coglioni.

Poi Fabio, per lavoro, qualche anno fa è andato ad abitare in Svizzera, e ciao.

Venerdì mattina, alle 10, esco per una corsetta e mi inoltro nel parchetto d’ordinanza. Dopo un quarto d’ora, in fondo a un rettilineo, vedo venirmi incontro – a un ritmo molto superiore al mio, savasandìr – una sagoma amica. E’ Fabio. Ci abbracciamo istintivamente, poi facciamo mente locale. Io esulto come un bambino dell’asilo, lui mi guarda affranto come avesse visto la sua macchina nuova appiattita da un rullo tipo i cartoni di Wile Coyote. Poi abbiamo parlato del più e del meno come due che non si vedevano da un po’, ma è chiaro che la frittata era fatta. Se uno, milanista, che vive in Svizzera, torna a Pavia nel weekend del derby, esce a correre e trova me, beh, si potrebbe anche non giocare.

A quel punto per me i problemi erano solo due, di ordine esoterico e morale.

Scaramanzia. Non potevo dire a nessuno che avevo incontrato Fabio e che quindi la vittoria era certa, per non rompere l’incantesimo.

Onestà intellettuale e lotta all’insider trading. Non potevo rivelare al mondo che l’Inter avrebbe vinto il derby per non mandare in bancarotta società di scommesse legali o bookmaker clandestini.

A dire la verità, non ero nemmeno tanto convinto di scrivere questo post, pensando ai derby dei prossimi vent’anni almeno. Ma la possibilità di trovare Fabio prima di un derby è ormai ridotta al lumicino: non solo lui vive in Svizzera, ma col cazzo che la prossima volta tornerà a trovare i suoi prima di un Milan-Inter. Quindi bòn, ho scritto.

Quanto alla partita, non c’è nulla da dire. Era scritto che avremmo vinto, non voglio fare il fenomeno nè infierire su quei barboni dei cacciaviti. Saluto la capolista e vado a dormire. Ah, solo una cosa: Juve merda.

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13 risposte a L'importanza di incontrare Fabio

  1. Lothar scrive:

    priiiimi in classifica, lallalallallaaaaa!!@

  2. Ellevu scrive:

    Primo, come la beneamata!

  3. Roby2001 scrive:

    Fai sapere a Fabio, che gli pago il viaggio Svizzera-Pavia prima di ogni derby dei prossimi 30 anni

  4. nauseato scrive:

    grande godimento.
    anche nel vedere quale bidone atomico sia Paqueta

  5. denny scrive:

    Verrebbe da sperare che Settore abbia un amico gobbo che se lo incontra etc etc, ma spero x lui che non abbia amici gobbi 😀 cmq stavolta la scaramanzia era quasi superflua i cuginastri stanno messi davvero male, abbiamo sofferto più con l’udinese, x dire… ora il dubbio è se con lo slavia è stata una serata storta, o conte è un allenatore più da campionato che da champions? Io propendo x la seconda, ma chissà…

    • Mao scrive:

      Si, anche la partita di ieri lascia dubbi.
      La soddisfazione non mi togli il dubbio che abbia non fatto tutto il Milan
      Dai
      Inizia il percorso che porta ai gobbi

  6. Angelone scrive:

    Speriamo che Lukaku e Brozovic litighino spesso..

  7. Francesco 70 scrive:

    🙂

  8. Scetticonerazzurro scrive:

    Lascia sbalorditi la metamorfosi di questa squadra nel giro di quattro giorni. Basta confrontare i primi dieci minuti della partita contro lo Slavia con quelli iniziali della partita di ieri, dalla squadra raccolta nella propria area, quasi intimorita, molle negli interventi, disposta a lasciare l’iniziativa agli avversari, e l’aggressività, il piglio deciso come per intimorire l’avversario facendogli capire chi fosse il padrone del campo, di ieri. Intendiamoci, un simile atteggiamento è stato certamente favorito da quello rinunciatorio del Milan, una squadra veramente modesta da tutti i punti di vista, che io non ricordo così fragile e senza idee se non tornando indietro negli anni, forse al derby, quello del triplete, con l’esordio di Snejider e l’espulsione di Gattuso (ricordo i due episodi per scaramanzia, sperando sia di buon augurio per una stagione straordinaria come fu quella). Per affondare nei ricordi, me ne è venuto in mente un altro, lontanissimo nel tempo, che ormai a pochissimi sarà tornato alla mente, quello dell’esordio nel campionato italiano del mago Herrera (1960, anno fatidico!): veniva dal Barcellona, una squadra che praticava ancora il WM, e lui, rivoluzionando il tradizionale impianto difensivo catenacciaro, lo introdusse nella sua nuova squadra, con due mediani di spinta (Bolchi e Zaglio), con il doppio centravanti e con l’ala sinistra (Corso) in funzione di appoggio. Una squadra tutta votata all’attacco (quella precedente lo era invece alla difesa, che faceva del contropiede la sua arma preferita) ottenendo nell’immediato straordinari successi. Durò poco, solo alcuni mesi esaltanti, poi Herrera si rese conto dei rischi eccessivi che la difesa correva con una squadra tutta sbilanciata in avanti e tornò al libero, potendo contare su Picchi. Il resto è storia, ma l’impianto della squadra di ieri è identico a quello usato tanti anni fa dal mago, e soprattutto è identica l’aggressività della squadra, decisa a saldare il conto fin dall’inizio, frutto senza dubbio di un carisma che due allenatori possiedono in egual misura (non vorrei scandalizzare i frequentatori del blog, ma io trovo molte analogie caratteriali tra i due allenatori: il “taca la bala!”( aggredisci la palla!) del mago, la sua presa psicologica sui giocatori annulla veramente le distanze tra i due). Mi resta solo un dubbio: Herrera, dopo qualche mese, cambiò registro, ma restò in dote della squadra l’aggressività e soprattutto quell’atteggiamento di saper dominare in ogni momento la partita che assicurò all’Inter i successi che sappiamo. L’Inter di oggi, potendo giovarsi in difesa di tre straordinari difensori alla Picchi, bisognerà che impari a ridurre al minimo i rischi delle praterie che, tutta sbilanciata in avanti , offrirà ai contropiede delle avversarie (come è successo più di una volta ieri, e troverà poche squadre nel nostro campionato incapaci come i cugini di approfittarne). Conte, a mio parere, dovrà trovare soprattutto una perfetta sincronia nei movimenti dell’estrema difesa, dando sicurezza alla squadra. Per il resto, giocando ai livelli della partita di ieri, credo che nessun traguardo ci sarà precluso e non credo di peccare dell’ ottimismo di chi è ancora in preda ai fumi della vittoria. La strada è quella giusta, pur che duri…
    Buona domenica a tutti.

  9. jamesscott scrive:

    bello sentirti scettico!

  10. Internazionalista scrive:

    Io non ho incontrato nessun Fabio ma ero arciconvinto che avremmo vinto e vinto bene.
    Nemmeno le farfalle allo stomaco, niente.

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