di MASSIMO CAVALLI
22.5.2010. In finale, 38 anni dopo quella persa contro l’Ajax di Cruijff, ma soprattutto 45 anni dopo quella vinta a San Siro contro il Benfica di Eusebio. Entrambe non viste per ragioni anagrafiche. Impossibile da udire alla tv, il triplice fischio dell’arbitro di Barcellona-Inter mi lascia un po’ rintronato: da un lato l’ebbrezza per il traguardo raggiunto, l’orgoglio per aver eliminato la più forte squadra del terzo millennio in un memorabile doppio confronto; dall’altro la sofferenza degli ultimi minuti, la paura per la seconda rete blaugrana annullata nella bolgia del Camp Nou, il timore di veder svanire un sogno nato negli ultimi 5 minuti della partita di Kiev e costruito con 6 vittorie consecutive, la stanchezza per una partita giocata per oltre un’ora in 10, con la tattica mourinhana di “parcheggiare la portaerei davanti alla nostra porta” e di concedere il possesso palla ai nostri avversari per evitare i pericoli del pressing di Guardiola.
La mattina seguente comincia l’attesa per la ricerca del biglietto. Non si sa ancora come verrà gestita la vendita dei 21.000 tagliandi riservati all’Inter. Ma è facile prevedere che l’impresa sarà ardua. Intanto, in Germania il Bayern Monaco procede ad un’efficiente vendita via internet – abbinata ad un sorteggio – dei suoi 21.000 biglietti. Dopo oltre una settimana, inizia lo stillicidio di informazioni ufficiose: una parte dei biglietti sarà messa in vendita per gli abbonati, un’altra riservata ai soci degli Inter Club, il resto sarà venduto da una società incaricata di organizzare 40 voli charter.
I primi tentativi di contatto con l’organizzatrice dei charter non hanno successo. Su internet trovo offerte di biglietti venduti dall’Uefa nei mesi precedenti, ma a prezzi esorbitanti. Spargo la voce tra gli amici interisti: alcuni sono riusciti ad acquistare il prezioso titolo di ingresso, ma nessuno ne ha uno da cederne. La finale si avvicina, cresce il mio pessimismo. A pochi giorni dal match ricevo un’insperata offerta da uno degli sponsor della Champions League, con cui ho rapporti di lavoro: cerco di contenere l’emozione, inferiore però alla delusione provata nel momento in cui ricevo la conferma che le rigide regole dell’azienda di cui sono dipendente mi impediscono di accettare l’agognato tagliando.
Poi il colpo di scena. Un amico mi chiama dicendo che ha un biglietto da vendere. Il suo vicino di posto è riuscito a trovare altri 2 tagliandi, per sè e per il figlio, in un altro settore. E’ un super biglietto: primo anello, decima fila, 300 euro il prezzo ufficiale. Ho un po’ di imbarazzo a comunicarlo a mia moglie, ma come dice Luigi, altro amico interista, “è un costo che si ammortizza in 45 anni”. L’ammortamento però è destinato a lievitare più di quanto mi aspettassi. Essendo ormai sotto data, i prezzi di voli e alberghi hanno raggiunto quotazioni esorbitanti. I voli Milano-Madrid costano oltre 1.000 euro andata e ritorno; una notte in albergo supera i 300 euro. Lavoro febbrilmente per trovare una soluzione più economica. I blog di interisti sono una fucina di idee: riesco a prenotare un viaggio per poche centinaia di euro: andata Milano-Madrid via Barcellona, con una compagnia aerea low cost; ritorno col treno ad alta velocità Madrid-Barcellona, abbinato ad un volo Barcellona-Milano. Un paio di conoscenti residenti a Madrid sono pronti ad offrirmi ospitalità di fortuna, che declino 2 giorni prima della partenza grazie a un’offerta last minute di una camera.
E’ la mia seconda partita in trasferta. Il precedente è inquietante. Lazio-Inter del 5 maggio 2002: molto semplice da organizzare, ma assai ardua da metabolizzare; ricordo ancora due stralci di conversazione al cellulare uditi da un paio di tifosi durante il viaggio di ritorno da Roma a Milano in treno: “Per fortuna che la Lega ha avuto un exploit nelle elezioni comunali di oggi: almeno domani sui mass media non si parlerà d’altro”; e “Dai mamma, non infierire!”. Ritrovo una maglia edizione 1992-1995, sponsor “Fiorucci”, che credo appartenesse a mio fratello, e un drappo nerazzurro dei primi anni ottanta, che riadatto a sciarpa estiva.
Arriva il 22 maggio. Sveglia all’alba e colazione a Malpensa, dove incrocio casualmente i primi amici. In aereo l’atmosfera è da gita scolastica; lo scalo all’aeroporto di Barcellona suscita un certo orgoglio. E’ la prima finale giocata di sabato. In un clima già estivo, Madrid è invasa dagli stranieri, che la percorrono a zonzo, in attesa della partita. Tra le tifoserie c’è un’atmosfera olimpica, o meglio da Oktoberfest: nelle piazze principali si brinda con boccali di birra. Alcune stazioni della metropolitana sono congestionate: la coda comincia già sulle scale a bordo strada. Con 4 amici incontrati per caso salgo in qualche modo su un vagone: appena entrati, realizziamo di essere gli unici interisti, circondati da una moltitudine di tifosi del Bayern: si accorgono di noi, ci salutano e si mettono a intonare canti su ex più o meno famosi, Trapattoni e Rizzitelli.
Mi avvicino lentamente al Santiago Bernabeu, il “catino vertical” come lo descrive Fabio, uno dei tanti che per acquistare il biglietto della finale ha trascorso una notte in coda fuori dalla sede centrale della Banca Popolare di Milano. Ai controlli all’ingresso dello stadio mi ritrovo di fianco a Salvatore Bagni, sudato nel suo abito da commentatore televisivo. Sopra la mia testa, dalla ringhiera del secondo anello, spiove un poster gigante: la foto di Rumenigge che pubblicizza il formaggino Grunland. Contrastano le coreografie dei tifosi: pirotecnica quella della curva nerazzurra, che ci ha lavorato per settimane; la curva dei tifosi del Bayern esibisce quadratoni di carta rossi, bianchi e grigi e un enorme telo a striscie bianco-rosse, che ricorda una tenda da balcone.
Il match è tensione allo stato puro, che sciolgo in parte solo al primo gol di Milito. All’intervallo faccio due passi e mi imbatto nel colorato clan degli amici di Eto’o. Si ricomincia, fino al secondo gol di Milito, che viene ad esultare sotto il mio settore. Lacrime ed estasi.
Fuori dallo stadio mi incontro con Fabio ed un suo amico, che per venire a Madrid ha noleggiato un pulmino con familiari e amici. Un brindisi e poi attraversiamo la città fino a Plaza de Cibeles, dove i madridisti festeggiano i successi del Real.
La seconda sveglia all’alba non mi impedisce di gustare ogni momento del viaggio di ritorno. Compro svariate copie del quotidiano sportivo Marca, da regalare agli amici rimasti a Milano. Persino il tassista spagnolo ha ancora negli occhi il secondo gol del Principe. Il treno Madrid-Barcellona è, per una volta nella vita, un pendolino nerazzurro che attraversa la Spagna: tifosi interisti salgono e scendono a Saragozza e a quasi tutte le fermate, per recuperare macchine, bagagli o amici. Un bambino spagnolo mi saluta con un “forza Inter”. A Barcellona ricevo le “felicitationes” dell’addetta alle informazioni, mentre il bigliettaio rosica ancora per la semifinale. In metropolitana, destinazione aeroporto, vengo avvicinato da un signore corpulento con la maglia della Ferrari: è un macedone, amico di Pandev; mi mostra il catalogo di sottaceti che vende in Canada, ma è rientrato apposta per la finale, e mi racconta che qualche tempo prima, per la nascita del figlio di Goran, Stankovic ha invitato a sorpresa un gruppo di musicisti gitani.
A bordo dell’aereo diretto a Milano la gente si passa di mano in mano una coppa gonfiabile. Nel tardo pomeriggio atterro a Malpensa. Parte l’ennesimo coro “Ce ne andiamo a Dubai”: forse un lapsus, la Coppa del Mondo sarà ad Abu Dhabi, ma in fondo Dubai suona meglio.
COMUNICAZIONI DI SETTORE. Facciamo durare l’anniversario del Triplete un po’ di più? Così, alla buona, tra amici. Mandatemi le foto e la storia del vostro Triplete, del vostro 22 maggio, robe così. Avete difficoltà con la lingua italiana? Avevate 5 alla Scuola Radio Elettra? La vostra prof quando vi vede si mette a ridere? Non temete, se vi fidate sistemo io. Dai, su, quando ci ricapita di festeggiare? Quindi, se volete scrivere qualcosa del vostro Triplete, scrivete copiosi. E se volete sottoporvi alla gogna mediatica della rubrichetta di successo “Foto dei lettori alla ricerca di facile notorietà sfoggiando il simpatico volumetto”, fotografatevi o fatevi fotografare. Poi mandate il tutto a r.torti@gmail.com e tutta una filiera in crisi per questa merda di virus cinese simbolicamente vi ringrazierà. Io vi ringrazierò di sicuro, amici.
MILANO (NEW!). Agli amici e alle amiche di Milano (che vivono a Milano, che frequentano Milano, che lavorano a Milano, che hanno parenti a Milano, che fanno shopping a Milano, che fanno sport a Milano, che hanno l’amante a Milano, che vanno a farsi fare massaggi dalle cinesi a Milano) sono lieto di annunciare che tipo dal 5 o 6 giugno il libro sarà disponibile alla Libreria dello Sport di via Carducci. Vi farò sapere con maggiore precisione.
INFORMAZIONI DI SERVIZIO. Sto scrivendo a palla come non mi capitava da decenni, e in calce ogni volta ho messo tutte le info, ma qualcuno continua a chiedermi: scusa, dove cazzo trovo ‘sto libercolo? E quindi lo ripeto per la settecentesima volta. Nella sua versione cartacea il libro è presente in libreria a Pavia e Voghera, le due città più importanti del mio piccolo mondo, ed è in vendita on line su Ibs.it e anche su Libreria Universitaria, LaFeltrinelli e Unilibro. Su Ibs. it c’è scritto “disponibile in tre settimane”: in realtà, è ormai accertato da numerose segnalazioni che arriva molto ma molto prima. Poi c’è la versione eBook che è disponibile tipo su Ibs, Amazon, Mondadori Store, Kobo, Libreria Universitaria, Librerie.Coop, Hoepli, Il Libraccio, LaFeltrinelli, Rizzoli e siti del genere. Infine, se proprio non ce la fate (e io vi capisco, anzi, vi ammiro per la vostra resistenza: ma lasciatevi andare, vivaddio!, si vive una volta sola) potete scrivere direttamente all’editore, giorgio.macellari@alice.it , e ricevere soddisfazione: nel senso che Giorgio – uomo efficiente se ce n’è uno, ed è pure interista – vi spiega la rava e la fava e il libro cartaceo ve lo spedisce anche in un batter d’occhio (dietro pagamento, immagino. E’ il mercato, direbbe Keynes).
“Dai, su, quando ci ricapita di festeggiare?”…
Spero al massimo tra un paio d’anni 🙂
Bonne soiree
La dipartita di Icardi mi riempie di ebrezza come quella che mi pervase al ciaone di Ibra..
P.s. Secondo!
Condivido in toto, caro Oannes!!!
Bellissima storia Massimo (un nome, un destino) Cavalli, altroché se Il Triplete é anche merito tuo!!! 🙂
Grande
Grazie Lothar, e grazie a Settore per l’ospitalità e le foto!
Questi eccessi di post in condivisione mi sballano….
GRAZIE!
In effetti non é mai avvenuta tanta proliferazione di post, é proprio uno sballo assoluto!
Verrà un giorno in cui rimpiangeremo
questo tempo? (Non credo proprio..).
Dai che fra 18 giorni riparte tutto,
vamos a ganar!