(ma no dai, in realtà uno basta)
Stagione 1, episodio 1
(città del nord capoluogo di provincia in quarantena da quel dì, interno giorno o sera, tanto è uguale)
Scusa, ma dove cazzo eri finito?
E dove vuoi che fossi? Non sono un virologo, non gestisco emergenze, non ho soluzioni per la crisi, il calcio è fermo, l’Inter non gioca. Di che cazzo scrivo? Di giardinaggio? Non so distinguere una peonia da un cactus.
Vabbe’, parliamo di questi dieci anni. Forse un libro non basta a raccontare quella stagione.
No, dai, un libro può bastare. In fondo cosa sarà mai
successo di così clamorosamente fondamentale e irripetibile nel 2010?
Perché sorridi?
No, così.
E pensi che sia un libro scomodo? No, insomma, diciamolo: è un parto difficile.
Sai, ho pensato a molte cose. Anche che uno juventino cinese avesse creato il virus in vitro per bloccarne l’uscita per sempre. Avranno trovato un pipistrello in una grotta di Villar Perosa e bòn. Gli juventini sanno essere cattivi, gli viene facile. E niente, avevo programmato una lunga primavera di microanniversari, un contro-calendario di decennali di questo e di quello. Presentazioni di qui, presentazioni di là. Pensavo di cominciare a marzo, da Chelsea-Inter. E toh, siamo già a maggio.
A proposito. Perché sei partito dal 24 gennaio 2010 per raccontare tutto? Prima non era successo niente?
Praticamente sì, non era successo niente. Un campionato piuttosto livellato verso il basso, in cui – a parte il meraviglioso derby d’andata – partiamo senza grandi effetti speciali, e per qualche settimana stiamo pure dietro alla Samp e alla quasi peggior Juve del millennio – abbiamo pure perso a Torino, tzè. Ma non c’era storia, ci è bastato rialzare un po’ la testa per prendere il largo facile. In Champions, invece, un girone rognoso in cui dopo 3 partite abbiamo 3 punti e un bel giorno rischiamo di mandare tutto a ramengo per un gol di Sheva. Tu hai presente che a 5 minuti dalla fine della quarta partita della fase a gironi, con tre punti in classifica dopo tre partite, stavamo perdendo 1-0 a Kiev?
Poi abbiamo vinto 2-1.
Sì, amico mio. Siamo stati appesi a un filo. Lo siamo
sempre, mi dirai. Ma quella volta, sant’iddio, a che fottuto filo eravamo
appesi?
Terribile. Torniamo al 24 gennaio 2010.
Avevamo 6 punti di vantaggio sul Milan, che aveva una partita in meno e in quel momento era l’anti-Inter. Ci avessero battuti, ci avrebbero virtualmente raggiunti. Nella prima mezz’ora gli facciamo un culo imbarazzante, 1-0, poi cacciano fuori Sneijder per quella faccenda dell’applauso all’arbitro. In dieci la vinciamo uguale, 2-0, poi all’ultimo minuto rigore per loro ed espulsione per noi. Siamo in nove e c’è ancora il recupero da giocare. Julio para su Ronaldinho, boato, trionfo.
E quindi?
Poi Josè va in sala stampa e fa uno dei suoi best show ever. E io in soggiorno, al buio, davanti alla tv accesa seguo le parole dello Speciale con le braccia alzate. “Con questo vinciamo tutto”, dico.
E quindi?
E quindi da dove potevo partire se non da lì?
(1-continua)
(Non è colpa di nessuno, a parte il virus: il libro di carta per qualche giorno ancora non c’è. Ma la versione eBook è già disponibile tipo su Ibs, Amazon, Mondadori Store, Kobo, Librerie.Coop, Hoepli, Il Libraccio o, per gli amanti dell’editoria internescional, nientemeno che su Barnes&Noble e BajaLibros.com)

